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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Comune, mancano 73 milioni e scatta l'iter per il riequilibrio dei conti: si spera in un aiuto da Roma per evitare il crac

Il Consiglio dà il via alla procedura di pre dissesto: entro 90 giorni l'amministrazione dovrà porta in Aula un piano di tagli da circa 80 milioni all'anno per dieci anni, ma si è già raschiato il fondo del barile e senza un intervento del governo nazionale l'impresa potrebbe essere impossibile. Le opposizioni: "Orlando ha fallito, si dimetta"

Con il voto di stamattina del Consiglio - 19 sì e 4 astenuti - scatta l'iter per il piano di riequilibrio del bilancio comunale. All'appello mancano 73 milioni di euro (sostanzialmente somme da accantonare per tasse non riscosse) che, come scrive il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile, "a legislazione vigente non consentono l’approvazione del bilancio di previsione". La procedura avviata, cosiddetta di pre dissesto, prevede che l'amministrazione porti in Consiglio un piano di tagli da circa 80 milioni all'anno per i prossimi dieci anni, che va votato entro 90 giorni e comunque non oltre il 31 dicembre.

Allo stato attuale un'impresa impossibile, anche aumentando al massimo le tasse. "Non essendo possibile rinvenire alcuna misura correttiva di riequilibrio - scrive sempre il ragioniere nella delibera - deve affermarsi che l’ente versa in una situazione in cui non sussistono risorse proprie sufficienti". In altre parole, si è già raschiato il fondo del barile e soldi non ce ne sono. E allora? Le speranze sono riposte in un aiuto da Roma, leggasi Consiglio dei ministri.

La prossima settimana si riunirà la commissione paritetica Stato-Regione per affrontare il tema dei Comuni siciliani (circa 250) che non riescono a chiudere i bilanci. Nelle interlocuzioni con la Regione, l'Anci ha messo sul piatto della bilancia tre possibili soluzioni per uscire dal guado, che ora verranno sottoposte al governo: erogazione di fondi a copertura dei debiti, debiti spalmati in più anni liberando però la parte degli accantonamenti per spese obbligatorie oppure una cessione allo Stato dei crediti non recuperati da Riscossione Sicilia in cambio di una percentuale subito. Al governo verrà inoltre chiesto uno spostamento al 30 novembre dei termini per l'approvazione del bilancio di previsione 2021.

"Il paradosso di questa vicenda - spiega il capogruppo di Forza Italia, Giulio Tantillo - è che il Comune ha il rendiconto 2020 in equilibrio ma, a causa degli accantonamenti previsti per legge, non è in grado di approvare il previsionale". Questo perché Palazzo delle Aquile non riesce ad incamerare tasse ed è costretto a ricorrere alle anticipazioni di tesoreria, che comportano un esborso per gli interessi. 

Da qui la decisione del sindaco Leoluca Orlando, condivisa dalla Giunta, di optare per il pre dissesto: una procedura revocabile in qualsiasi momento e che non prevede l'invio di un commissario, tranne che il Consiglio non bocci il piano dell'amministrazione e venga dichiarato il dissesto. "Il punto - riferisce sempre Tantillo - è che se tutti dovessero andare a casa, Giunta e Consiglio, la nuova amministrazione non sarebbe comunque nelle condizioni di fare i necessari tagli per riequilibrare i conti. Il ragioniere infatti ha certificato che, a legislazione vigente, non si può fare il bilancio. Saremmo quindi punto e a capo e il Consiglio verrebbe sciolto nuovamente".

Ecco perché l'aiuto da Roma diventa risolutivo. La procedura di pre dissesto però non si può fermare e, come detto, i tempi sono abbastanza contingentati. In base a un emendamento alla delibera di riequilibrio, proposto dal consigliere Ugo Forello (gruppo Oso), entro una settimana il ragioniere generale aggiornare l'Aula su eventuali tagli da effettuare per compensare lo squilibrio e nel giro di un mese il direttore generale dovrà redigere una relazione. Toccherà invece alla Giunta portare entro 45 giorni la bozza del piano in Consiglio, che nell'arco di altri 45 giorni dovrà votarlo. 

Tempo che, nella strategia del sindaco Orlando, dovrebbe servire a convincere il Consiglio dei ministri a varare un decreto ad hoc per i Comuni siciliani ed a revocare la procedura di pre dissesto. Intanto Orlando punta il dito contro Riscossione Sicilia: "La lotta all'evasione è diventata un boomerang che si ritorce contro tutti i Comuni siciliani vittime di questa fallimentare gestione. L'amministrazione comunale ha già avviato le procedure per far valere le responsabilità civili, contabili e penali di Riscossione Sicilia. Ma si trova nelle condizioni, in virtù di una legge nazionale, di dover accantonare le somme richieste ai contribuenti che seppur accertate dal comune non vengono riscosse dall'ente regionale. Questa situazione riguarda la città di Palermo così come altri 250 comuni siciliani che non possono chiudere i bilanci. Senza considerare i circa 100 Comuni siciliani in dissesto o in piano di rientro".

"La gravità e specificità dei Comuni siciliani, compreso quello di Palermo, - conferma il sindaco - è oggetto di una procedura in corso di confronto tra governo nazionale, regionale e Anci Sicilia, i cui esiti potranno influenzare, alleggerire o addirittura rendere non più necessario il ricorso alla procedura di riequilibrio nei prossimi 90 giorni". Sulla stessa scia l'assessore al Bilancio Sergio Marino, che aggiunge: "Sono consapevole delle difficoltà che ci attendono, ma confido che il lavori dei dirigenti, coordinati dal direttore generale, supportato dagli indirizzi di natura politica e strategica che darà la Giunta, ci consentirà di arrivare a un risultato sopportabile ed equilibrato".

Le reazioni

"L'amministrazione Orlando - dice Dario Chinici, capogruppo di Italia Viva - dovrà presentare un piano di tagli mentre la città fa i conti con strade dissestate, servizi al lumicino, specie quelli anagrafici, e conti in profondo rosso. La delibera sancisce il fallimento di Orlando e di un’amministrazione sorda agli appelli lanciati dalla politica ma anche dalla Corte dei Conti. E siccome è evidente che la giunta non sarà in grado di presentare un piano credibile, l’unica soluzione sono le dimissioni del sindaco e il ritorno alle urne".

Così il consigliere Leonardo Canto: "Oggi Azione e +Europa votano favorevolmente alla delibera che autorizza gli uffici a preparare il riequilibrio di bilancio. Resta ferma la critica a questa disastrosa amministrazione ma l'alternativa sarebbe la dichiarazione di dissesto con conseguenze devastanti per la città". Grosso modo lo stesso ragionamento di Sinistra Comune: "Il ricorso alla procedura di riequilibrio di bilancio - afferma la capogruppo Barbara Evola - è l’unica strada possibile e sensata per scongiurare il dissesto finanziario del Comune che avrebbe ricadute disastrose per l’intera comunità cittadina: dall’inasprimento dei tributi locali al congelamento delle politiche per il personale, all’aumento vertiginoso dei servizi a domanda individuale. Spero che l’interlocuzione aperta con il governo nazionale possa approdare, in tempi brevissimi, ad una soluzione per Palermo e per tutti quei Comuni che ad oggi non sono riusciti a chiudere i propri bilanci. E' paradossale, infatti, che Palermo rischi il dissesto per un sovraccreditamento. Non basta, però, intervenire con una norma ad hoc, ma occorre rimettere in discussione tutto il sistema normativo".

Su posizioni opposte Fratelli d'Italia: "Il Comune di Palermo - dice il capogruppo Francesco Scarpinato - è al dissesto, i conti fanno acqua da tutte le parti e per evitare il fallimento il sindaco Orlando ha ben pensato di lasciare in eredità i tagli per quasi un miliardo spalmati su dieci anni, ipotecando il futuro dei giovani di questa città. Oggi ci siamo astenuti su una delibera che azzopperà la già fragile ripresa economica delle piccole e medie imprese e provocherà l’aumento delle tasse e il taglio dei servizi. Una situazione dovuta solo e soltanto al mal governo di questi anni, all’incapacità dell’amministrazione di risolvere i problemi, all’ostinazione del Professore che pur di non lasciare la poltrona ha portato Palermo nel baratro. Orlando non ha più alternative, se ne vada e liberi la città  da una pessima amministrazione che i cittadini non meritano".

"Oggi il M5s si è astenuto - dice Concetta Amella - poiché il pre dissesto è frutto del ricorso patologico e strutturale all' anticipazione di cassa, a causa della scarsissima capacità di riscossione delle entrate da parte dell'amministrazione e dell'elevata mole dei residui attivi risalenti ad esercizi precedenti e di dubbia esigibilità, nonché della scriteriata gestione delle aziende partecipate. Per quest'ultime, gli obblighi di accantonamento sono pari ad un terzo dell' accantonamento totale al fondo di dubbia esigibilità. Soldi che avremmo potuto destinare alla comunità, anziché a ripianare perdite, debiti fuori bilancio e disallineamenti". 

“Il Comune di Palermo non può andare al dissesto, né varare piani che prevedano aumenti delle tasse e tagli da quasi un miliardo in dieci anni: sarebbe un colpo fatale per la quinta città d'Italia, per le partecipate, per i lavoratori pubblici e privati e per l’economia. E’ indispensabile che il Governo nazionale intervenga con un provvedimento ad hoc come già si sta facendo con Roma o Napoli: chiediamo che tutti i parlamentari siciliani si impegnino in tal senso perché Palermo non ha alternative. In caso contrario, siamo pronti a bloccare gli uffici e scendere in piazza per tutelare i palermitani, lavoratori, i servizi e le prossime generazioni”. Lo dice il segretario generale Cisal Palermo Gianluca Colombino.

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