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Bilancio, Lagalla vola a Roma e ottiene l'ok del governo ad aumentare i fondi per salvare Palermo

Via libera a un tavolo tecnico, preludio a un provvedimento ad hoc sulla falsa riga di quanto avvenuto per Napoli e Torino. Con la prossima legge di bilancio, il Comune riceverà uno stanziamento superiore ai 180 milioni previsti nel precedente accordo dell'amministrazione Orlando con lo Stato senza dover alzare le tasse

Missione a Roma oggi pomeriggio per il sindaco Roberto Lagalla, che ha ottenuto dal governo nazionale l'impegno ad aumentare lo stanziamento destinato al Comune per riequilibrare un bilancio che viaggia verso il default. Troppo pochi i 180 milioni previsti nell'accordo raggiunto con lo Stato dall'amministrazione Orlando e per di più vincolati ad un aumento dell'Irpef, che invece il neo primo cittadino ha escluso categoricamente. 

Lagalla lo ha detto a chiare note durante l'incontro odierno con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, braccio destro del premier Draghi, e il viceministro del Mef Laura Castelli sul piano di riequilibrio per Palermo. A facilitare l'incontro è stato il capogruppo al Senato di Italia Viva, Davide Faraone, presente anche lui assieme al ragioniere del Comune Paolo Bohuslav Basile. Il che testimonia un legame politico sempre più forte di Lagalla con la componente renziana e un passaggio di testimone fra vertici burocratici: con Orlando infatti il dossier sul piano di riequilibrio era nelle mani del segretario generale Le Donne, mentre ora è stato affidato al ragioniere. 

"La riunione - afferma in una nota Lagalla - è andata molto bene: è confermata la disponibilità del governo nazionale ad avviare un tavolo tecnico per Palermo, sullo stesso modello adottato per Napoli e Torino. Abbiamo chiesto un aiuto finanziario a fronte di una revisione e di una rimodulazione del piano di riequilibrio per il Comune. Stiamo quindi continuando a lavorare con il governo nazionale, sulla stessa linea degli incontri avuti la settimana scorsa proprio con il viceministro Castelli e con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, la quale, in quell’occasione, aveva mostrato piena apertura per Palermo".

Il governo ha offerto "ampia disponibilità", riconoscendo la particolare situazione di crisi in cui versano le casse del Comune. Una crisi generata non da debiti, bensì dall'incapacità di riscossione dei crediti. Per Palermo si profila un provvedimento ad hoc che  verrebbe inserito nella prossima legge di bilancio. Nel frattempo, però, si stanno studiando alcune misure ponte per "traghettare" il Comune fino a quando il "salva Palermo" non verrà deliberato dal Consiglio dei ministri. 

Un'ipotesi potrebbe essere qualla delle proroghe alle scadenze di bilancio. Di sicuro, come annunciato dal sindaco, il Comune predisporrà un nuovo piano di riequilibrio e dovrà impegnarsi ad incrementare la sua capacità di riscossione, ma in cambio potrà evitare di alzare le tasse. I trasferimenti dello Stato saranno agganciati ad una serie di condizionalità, al pari di quelle che dovranno rispettare Torino e Napoli nell'accordo già chiuso con lo Stato, e saranno erogati sino a quando il Comune non metterà in atto le misure necessarie a risollevare le percentuali di riscossione. Una delle leve economico-finanziarie da muovere potrebbe riguardare la gestione del patrimonio, mentre sarebbe esclusa la rimozione dei vincoli sugli accantonamenti.

Tra Stato e Comune ancora non si è parlato di cifre, ma c'è la disponibilità del governo a reperire somme superiori ai 180 milioni, inseriti "in corsa" nel provvedimento calibrato su Torino e Napoli, in cambio di misure da attuare subito ed altre da inserire nella prossima legge di bilancio. Senza aumentare le tasse.

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