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Vaccini, l'Assessorato vuole chiudere i centri ospedalieri: "Non necessari e costano"

A breve in città potrebbero chiudere i centri del Policlinico, del Civico, del Cervello e del Cto. "Una scelta politica", attaccano i dipendenti. "Mettiamo fine ad alcuni abusi", è la replica del dirigente generale La Rocca

Sono ore di riunioni all’assessorato regionale alla Salute. Sul tavolo la decisione di chiudere i centri vaccinali ospedalieri per lasciare in funzione soltanto quelli direttamente gestiti dai commissari. A Palermo, dall'Ufficio del Commissario Renato Costa. “Una scelta politica”, accusano i medici e gli operatori sanitari impiegati al Policlinico, al Civico, al Cervello e al Cto. “Mettiamo fine ad alcuni abusi che sono stati compiuti in regime di emergenza”, è invece la secca replica del dirigente generale dell’Assessorato Mario La Rocca. “Stiamo razionalizzando il sistema e decideremo entro le prossime ore”, annuncia.

“Questa politica di chiusure - scrive un medico a PalermoToday - non esiste in in nessuna grande città o regione Italiana, dove invece stanno chiudendo i grandi hub. Adesso che si entra nel vivo della campagna vaccinale per le terze dosi, sarebbe assurdo chiudere i centri ospedalieri, sia perché i numeri aumenteranno sia perché sono ancora centinaia gli operatori sanitari dipendenti degli ospedali che devono ricevere la terza somministrazione. I centri ospedalieri sono gli unici a garantire le vaccinazioni in ambiente protetto agli allergici gravi, avendo a disposizione competenze e una struttura sanitaria alle spalle. Molte persone ancora non vaccinate hanno solo paura e chiudendo questi centri non andranno a vaccinarsi mai. Al Policlinico, al momento, in mezza giornata con sei linee facciamo 150-200 vaccini. Al casermone Fiera, che attualmente è deserto, ne fanno 400 in una giornata completa con 50 linee. Quali sono i centri costo-efficaci da chiudere è evidente. Chiudere i centri vaccinali ospedalieri piuttosto che i grandi carrozzoni come la Fiera o i centri commerciali La Torre e Poseidon (Carini) che stanno aperti a spendere e spandere soldi pubblici è solo una scelta per garantire un lavoro a tutti i lavoratori assunti per l’emergenza Covid-19”.

La questione, però, è soprattutto economica. “Ci sono strutture nate appositamente per effettuare le vaccinazioni anche su larga scala - spiega La Rocca -. Sono attrezzate di tutto punto per gestire anche i casi più delicati, come le somministrazioni ai soggetti allergici. In tutta la Sicilia ormai viaggiamo a circa 15 mila vaccini al giorno. Possono reggere il ritmo. Non c’è motivo di continuare a pagare 60 euro l’ora (ci sono stati mesi in cui si è arrivati fino a 80 euro l'ora) per retribuire a medici, infermieri e operatori sanitari ospedalieri il lavoro in incentivazione, ovvero con indennità a parte rispetto alla retribuzione ordinaria. È tempo che si torni a occuparsi con la giusta attenzione dei reparti ordinari, dei pazienti con patologie anche non-Covid". 

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