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Santa Inquisizione e carri armati: "Argiroffi incompatibile", ma il Consiglio la "assolve"

Il dibattito d'Aula sulla presunta incompatibilità (ormai rimossa) della consigliera del gruppo Oso. Sinistra Comune accusa: "Lavorava con Cappellano Seminara, ha fornito dichiarazioni mendaci". Forello: "Metodi della peggiore tradizione comunista". L'ex M5S, che avrà 10 giorni per le controdeduzioni, si difende: "Contro di me processo indecente"

Sinistra Comune avanza il sospetto di "dichiarazioni mendaci" e attacca a testa bassa Giulia Argiroffi "incompatibile con la carica di consigliere comunale" perché quando è stata eletta "era direttore tecnico in una società amministrata dall'avvocato Cappellano Seminara (il consorzio Aerdas, ndr)", che aveva partecipato ad appalti banditi dal Comune. Ugo Forello prende invece le difese della collega del gruppo Oso, "vittima - dice - della 'Santa Inquisizione' perché ha avuto un posizione critica nei confronti di Sinistra Comune e dell'attuale assessore alla Mobilità Giusto Catania. I quali hanno reagito con metodi della peggiore tradizione comunista, provando a eliminarla in tutti i modi".

Sono queste le due posizioni agli antipodi che ieri in Consiglio comunale sono emerse a proposito della delibera sulle cause di presunta incompatibilità (ormai da tempo rimossa) imputate alla consigliera Argiroffi. Dopo la relazione del segretario generale - che ha spiegato i passi compiuti dopo l'istanza di verifica presentata al suo ufficio dall'allora consigliere Giusto Catania - spazio al dibattito d'Aula, riunita anche stavolta in videoconferenza. 

A dare fuoco alle polveri è Barbara Evola, capogruppo di Sinistra Comune: "La nostra istanza di verifica risale al maggio 2018 e arriva alla discussione in estremo ritardo. L'esito di questo dibattito è rilevante da un punto di vista politico, visto che le cause di incompatibilità sono state rimosse. Che succede però nel caso di dichiarazioni mendaci? E i gettoni che ha percepito da consigliere? Siamo abituati al carattere della consigliera Argiroffi e agli epiteti lanciati all'assessore Catania: da chi ritiene di avere l'egida della critica politica, ci piacerebbe avere delle risposte alle nostre domande. Forse chi per tre anni ha insultato tutti, pensando di essere l'unica detentrice della legalità e faceva le pulci ai curricula, era la stessa persona che non aveva le carte in regola. Chiedo che gli atti vengano mandati alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica a tutela di tutti".

Parole che scatenano la reazione di Forello: "Argiroffi aveva la funzione di direttore tecnico dei lavori, non era l'amministratrice di quella società. Per questo l'incompatibilità non sussiste alla radice". Forello cita i carri armati di piazza Tienanmen e il ragazzo che li bloccò più volte, per dare un'immagine plastica della sua contrapposizione alle dichiarazioni di Evola. Che stuzzica: "L'ho beccata, leggeva un discorso preparato da Giusto Catania. Se sostiene che ci siano state dichiarazioni mendaci, la collega Evola perché non le ha denunciate alle autorità competenti? L'unica colpa della Argiroffi è che ha combattuto contro i piani costruttivi, ha anticipato le conclusioni sulla sentenza di via Miseno, aveva puntato il dito contro il dirigente Li Castri (arrestato nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo mazzette all'Edilizia privata, ndr) e ne ha denunciato la concentrazione di potere, con riferimento anche alla commissione sulle nuove linee del tram". 

Anche per Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia, ritiene che non ci sia "nessuna incompatibilità. Tra l'altro questa presunta incompatibilità è stata pure rimossa. E comunque mai voterei contro un consigliere comunale. E' stato giusto discuterne, perché l'atto di contestazione andava istruito, ma adesso voltiamo pagina e occupiamoci dei problemi della città". Una posizione condivisa anche da parte della maggioranza. Dice il capogruppo di Italia Viva, Gianluca Inzerillo: "Rimango basito, perché tirare in ballo il carattere della Argiroffi? Che c'entra? Mai voterei un atto contro un consigliere comunale, chiunque esso sia. Su questa vicenda determiniamoci il prima possibile". Il consigliere Mattaliano aggiunge: "L'incompatibilità è stata rimossa, questo è un atto che non ha più motivo di esistere". 

"Se Sinistra Comune ritiene che ci siano state delle violazioni della norma penale da parte della consigliera Argirolfi, cioè le dichiarazioni mendaci, avrebbero dovuto mandare tutti gli atti in Procura. E già tanto tempo fa, visto che la vicenda ormai è vecchia di più di due anni. Piuttosto che tentare di fare un processo politico e mediatico ad un oppositore politico", commenta Igor Gelarda, capogruppo della Lega, che alla fine si è astenuta sul provvedimento relativo alla consigliera comunale.

Politicamente, insomma, una larghissima parte del Consiglio "assolve" la consigliera ex M5S, che conclude il giro degli interventi con la sua personale difesa: "Mai ho rivestito cariche che fossero incompatibili con il ruolo di consigliere, ai sensi di legge. Il direttore tecnico non ha caratteristiche rappresentative, a meno di specifica delega. Che io non avevo". E dopo aver ricordato gli otto danneggiamenti alla sua auto, rincara la dose: "Contro di me si sta svolgendo un processo mediatico indecente". Ad un certo punto Argiroffi tira fuori il protocollo dell'ufficio autonomo del Consiglio comunale, relativo alla "cessazione del rapporto di lavoro", per il quale - dice - "percepivo 1.200 euro all'anno". Poi attacca Sinistra Comune, rea di "intimidazioni": "Da loro arrivano atti conditi da parole che hanno lo scopo di incutere paura e timore al fine di farmi desistere dalla mia azione politica". Ce n'è anche per il segretario generale: "Ho presentato la cessazione del rapporto di lavoro il 28 marzo 2019, perché Le Donne ha imbastito la relazione senza tenerne conto? Chi ha presentato l'istanza?".

Le Donne non si è sottratto alle domande. "L'istanza presentata dal consigliere Catania è precedente al mio arrivo a Palermo. Ho sottolineato nella mia relazione che non si tratta né di incandidabilità né ineleggibilità, ma di una mera incompatibilità. Quindi rimuovibile in ogni tempo, come accaduto. Il direttore tecnico non è una figura così laterale nell'organizzazione di un'azienda quando la rappresenta all'esterno. Io non ho imbastito né ordito nulla, ho solo portato a termine un'istruttoria credo con grande dignità. La mia relazione è stata avviata prima che fosse stata protocollata la cessazione del rapporto di lavoro".

La seduta alla fine viene sospesa dopo che il segretario generale perde le staffe all'ennesima richiesta di chiarimenti della Argiroffi. Poi i lavori riprendono e c'è un altro stop and go. Alla fine l'Aula decide di incardinare l'atto e concedere alla consigliera del gruppo Oso dieci giorni di tempo per fornire le sue controdeduzioni. Nei fatti però il Sala delle Lapidi ha già chiuso il caso: Argiroffi resterà al suo posto. Assolta.

Giusto Catania, il grande accusatore, però non ci sta. Ed affida ad un lungo post su Facebook tutto il suo disappunto: "Per quasi due anni Giulia Argiroffi, malgrado fosse consigliera comunale, ha svolto un incarico di vertice per conto di un’impresa che partecipava a gare d’appalto indette dal Comune. Il conflitto d’interessi era presente fin dal primo giorno in cui si è insediata in Consiglio comunale ma, al momento di fare la sua dichiarazione obbligatoria sulle incompatibilità, è stata colta da amnesia e ha dimenticato che l’avvocato Cappellano Seminara le aveva conferito l’incarico fiduciario di direttore tecnico del consorzio Aerdas. Per quasi due anni ha cumulato due cariche incompatibili ed ha percepito gli emolumenti da consigliera comunale. Solo quando il Segretario generale del Comune le ha comunicato che l’istruttoria sulla sua incompatibilità stava volgendo al termine si è dimessa dall’incarico di direttore tecnico, eliminando così l’incompatibilità. Si possono raccontare tante storielle su questa vicenda ma un dato è inconfutabile: il Consiglio comunale ieri ha approvato una delibera con la quale si dimostra che la consigliera Argiroffi, per due anni, ha svolto l’incarico di consigliere comunale in regime di incompatibilità".

"L’incompatibilità - conclude Catania - è stata rimossa ed oggi potrà continuare a fare il consigliere comunale ma i fatti accaduti sono un vulnus alla credibilità delle istituzioni e la dimostrazione che la (tanto sbandierata) trasparenza è solo una foglia di fico. Il Consiglio comunale ha svolto il suo compito con grande serietà. Spetterà ad altre istituzioni dello Stato accertare se la mancata dichiarazione sulle cause di incompatibilità abbia rilevanza penale e se ci sia anche un danno all’erario.

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