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Politica in campo contro il randagismo, Miccichè: "Si crei commissione all’Ars"

Il presidente dell'Assemblea regionale propone di creare un organismo ad hoc che si occupi di studiare il fenomeno e trovare soluzioni concrete. L'idea dopo i fatti di Sciacca, dove sono stati avvelenati oltre 30 cani

“E’ un atto gravissimo di crudeltà gratuita in dispregio del mondo animale. Non è uccidendoli che si risolve il problema dei cani randagi. Per questo motivo, è necessario istituire subito all’Ars una commissione parlamentare che studi il fenomeno del randagismo e si faccia carico di trovare soluzioni concrete”. Così il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, commentando i fatti di Sciacca dove sono stati avvelenati trentatré cani. Miccichè esprime solidarietà al sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, minacciata di morte. “Sono dispiaciuto e indignato per gli atti intimidatori subiti dal sindaco a cui esprimo vicinanza, perché i primi cittadini oggi sono esposti nella trincea più difficile”. 

Nei giorni scorsi il presidente Miccichè ha nominato un consulente, Giovanni Giacobbe, competente in materia di randagismo e riferimento delle principali  associazioni animaliste del territorio. Secondo Giacobbe “affrontare il problema del randagismo, oggi vera e propria emergenza regionale, significa dare piena attuazione alla legge di riferimento – spiega Giacobbe -. Insieme con le principali associazioni animaliste, che hanno il polso reale del territorio, stiamo approfondendo ogni modalità di intervento, e tentando di recepire ed accorpare tutte le istanze di questi soggetti. Sarà l'occasione per tracciare il solco di una vera e propria rivoluzione culturale animalista e realizzare, anche in materia di tutela della salute pubblica, certezza di giuste regole e di altrettanti giusti diritti”.

Critiche alla proposta di Miccichè arrivano dal M5S. "Istituire una commissione parlamentare sul randagismo con l'obiettivo di indagare un fenomeno arcinoto sarebbe una perdita di tempo. Occorre - dicono i parlamentari regionali - agire subito per evitare altre stragi di randagi in Sicilia attraverso maggiori risorse ai Comuni da destinare anche alla realizzazione di rifugi pubblici per i randagi insieme a un maggiore coinvolgimento delle associazioni animaliste di volontariato, private della possibilità di continuare ad occuparsi dei randagi. La legge regionale di contrasto al randagismo è desueta  - proseguono i deputati -. Prevede un sistema sanzionatorio per gli enti locali, ma queste risorse finiscono nelle casse della Regione". Per il M5S occorre prevedere con una legge regionale che "i proventi derivanti dalle sanzioni siano devoluti agli enti locali, solo così si incentivano i Comuni a fare i controlli, e stoppare il business dei canili privati e la tratta degli animali. Nella scorsa legislatura la commissione Sanità ha esitato un disegno di legge, proprio su questo tema, al quale il M5S ha dato un contributo fondamentale; ma si è arenato in commissione Bilancio". Il M5S ricorda, poi, che neanche un mese fa è stata istituita in seno alla commissione Sanità, una sottocommissione con il compito di indagare anche il fenomeno del randagismo oltre che quello della tubercolosi, brucellosi e leucosi bovina. "Chiediamo - conclude il M5S - di ripartire dal ddl già esitato dalla commissione Sanità. Se la presidenza dell'Ars intende istituire una nuova commissione lo faccia per indagare il business dei canili privati".

"Da siciliana - Gabriella Giammanco, portavoce di Forza Italia in Sicilia - mi spiace dirlo ma di ciò che è accaduto a Sciacca è responsabile tutta la politica, nei suoi diversi livelli istituzionali. Da sempre in Sicilia nessun amministratore, regionale o comunale, ha mai preso in seria considerazione il problema della tutela dei tantissimi cani che stanno sul territorio o che, al massimo, vengono rinchiusi in canili fatiscenti simili a lager per queste povere creature! Canili che si aggiudicano l’assegnazione di questi animali solo perché qualcuno vince delle gare scandalose, per cui ci si riempie le tasche ricevendo finanziamenti pubblici ma si destina alla cura dei cani solo le briciole. È sempre mancata una cultura del benessere animale nell’agenda politica siciliana, questi argomenti sono sempre sembrati di serie B e io stessa, quando da deputata appena entrata in Parlamento me ne sono occupata, ho dovuto subire giudizi ingiusti. Sono anche riuscita a ottenere un finanziamento per il comune di Bagheria di 80 mila euro per la realizzazione di un rifugio comunale, ma di queste risorse si sono perse completamente le tracce! Se non fosse per il prezioso aiuto delle associazioni animaliste questi poveri cani non sarebbero nemmeno considerati. Faccio, quindi, un appello al presidente Musumeci: dia piena attuazione alla legge 15 del 2000. Non servono belle parole e buoni intenti ma azioni concrete. Bisogna stanziare adeguate risorse per risolvere il problema del randagismo e tutti, come la legge del 2000 prevede, devono fare la loro parte: Regione, comuni, aziende sanitarie locali. È necessario un cambio di passo e una rivoluzione culturale che metta seriamente in agenda la tutela di questi essere viventi e senzienti. Il grado di civiltà di un popolo si misura anche dal modo in cui tratta i suoi animali e la Sicilia è maglia nera in tal senso”.

Sulla questione interviene anche Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente (Leidaa): "Se davvero si vogliono impostare misure immediate e risolutive contro il randagismo dilagante in Sicilia, è indispensabile richiamare alle proprie responsabilità i soggetti cui le leggi vigenti affidano compiti evidentemente disattesi: i prefetti, i sindaci, le aziende sanitarie. L'uso del veleno - afferma l'ex ministro - per risolvere, con un macabro e inaccettabile fai-da-te l'emergenza randagismo, è purtroppo cosa di tutti i giorni, in Sicilia e in altre regioni del Paese".

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