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La questione morale infiamma l'Ars, Musumeci: "Nessuno più onesto di me"

Scambi di accuse e appassionate autodifese per i parlamentari. Fava: "La Regione non è una diligenza da assalire". Cappello: "Non è normale avere quattro assessori e sedici deputati indagati". Il governatore replica: "Orgoglioso di ogni componente della Giunta"

Accuse incrociate e appassionate autodifese. E' il riassunto di un pomeriggio all'Assemblea regionale siciliana, dove i parlamentari si sono confrontati non su un ddl o un altro provvedimento legislativo, ma sulla cosiddetta "questione morale". Argomento trattato su richiesta del presidente della commissione Antimafia Claudio Fava e del M5S. E, strani scherzi del calendario, arriva mentre la politica regionale viene chiamata in causa nell'inchiesta su Francesco Paolo Arata e il re dell'eolico Vito Nicastri.  Sullo sfondo poi ci sono due numeri: il 16 - gli inquilini dell'Ars indagati - e il 4, il numero degli assessori sotto indagine.

Sotto la presidenza di Gianfranco Miccichè si sono avvicendati gli esponenti dei vari partiti, per poi lasciare la parola al governatore Nello Musumeci.

"Non mi scandalizza - ha detto Vincenzo Figuccia (Udc) - se qualche collega oggi possa essere sottoposto ad accuse o sotto indagini, mi scandalizza di più una classe dirigente che non programma l’avvenire dei nostri giovani e delle nostre famiglie, verso un sano mutamento culturale che si affranchi da certe logiche. Con questo stesso spirito provo a interpretare ogni singolo giorno il mio mandato, cercando di trasmettere ai miei interlocutori due valori cardine: libertà e responsabilità. Vanno di pari passo, alzano l’asticella di qualunque ragionamento che cerca di rifugiarsi sotto terra, lo schioda dalla polvere, lo fa elevare come un aquilone e gli dà l’opportunità di misurarsi con un panorama che forse per questioni culturali, non avrebbe mai visto".

Secondo Claudio Fava "la Regione e i suoi enti non possono dare l'immagine di una diligenza da assalire, di un bottino da conquistare. Al di là delle vicende e dei procedimenti giudiziari che possono interessare singoli parlamentari o pezzi della burocrazia regionale, è evidente che esiste un problema di percezione della struttura regionale non come struttura di servizio per i cittadini ma come luogo di esercizio del potere fine agli interessi di singoli. Anche per questo - ha aggiunto - è utile che l'Assemblea regionale per prima si doti del codice etico proposto dalla commissione antimafia, come antidoto contro queste distorsioni".

Sulla stessa lunghezza d'onda Antonello Cracolici (Pd): "Io credo che dei passi siano stati fatti e che però dobbiamo utilizzare delle pratiche e delle regole per salvaguardare l'attività in alcuni settori sensibili, rnergia e dei rifiuti. Non bisogna fare finta di nulla e bisogna dare l'esempio come classe politica".

Un attacco diretto a Musumeci e al suo governo è arrivato dal capogruppo M5s Francesco Cappello: "Quello che succede all'Ars non è normale. Il fatto che ci sono quattro assessori e sedici deputati indagati non è normale, non può essere considerato normale. E lei, presidente Musumeci con il suo silenzio si è reso complice di questo stato". 

"In quest'aula - si è difeso Musumeci - non c'è persona che possa dare lezione di moralità a chi gli pare. Siamo tutti onesti, ma non c'è uno solo che lo sia più di me. Questo mio giudizio che non è superbia e orgoglio ma il legittimo diritto di rappresentare per 5 anni gli interessi dell'intera comunità siciliana e quindi senza alcuna opacità, se qualcuno non è d'accordo alzi la mano e spieghi perché". Il presidente della Regione ha difeso la sua squadra dicendosi "orgoglioso di ogni assessore della Giunta". "Eventuali responsabilità penali - ha precisato - attengono all'esercizio di chi le commette. Una cosa è l'avviso di garanzia e altra cosa il rinvio a giudizio o la condanna. Attenzione a non confondere la giustizia con il giustizialismo, come sta cercando di fare qualcuno in quest'aula. Il giustizialismo è la peggiore arma in mano di chi vuole distruggere l'avversario politico".

Difesa, ma anche contrattacco. "In quest'aula - ha tuonato Musumeci - gli avvisi di garanzia hanno interessato tutti i gruppi politici, compreso il M5S, e nessuno si è mai alzato dai banchi del centrodestra o del centrosinistra per puntare l'indice contro quelle persone: nessuno". 

"Fino a pochi anni fa - ha rivendicato Musumeci - i corridoi di tutti gli assessorati erano affollati di traffichini, accattoni e lobbisti. Persino gli uffici di gabinetto consentivano ai galoppini di fiducia di vigilare e poi riferire al politico che li aveva segnalati all'assessore di turno. Ora questa prassi è meno presente. Gli agricoltori sanno che per estirpare la gramigna non basta una sola stagione. E' presente però la pratica dei lobbisti negli assessorati, gli ultimi fatti di cronaca lo dimostrano". 

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