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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Ars dimezzata e indennità tagliate: che scoppola per la casta siciliana

Dalla prossima legislatura si passerà da 90 a 50 deputati, ridotti di 5.700 euro al mese gli indennizzi dei parlamentari. Nella manovra di Tremonti due norme rivoluzionano Sala d'Ercole

La nuova manovra di Tremonti si abbatte come una scure sull’Assemblea regionale siciliana: dimezzati il numero dei deputati dalla prossima legislatura (da 90 a 50), taglio da 5.700 euro al mese (da subito) alle indennità dei parlamentari e sistema pensionistico rivoluzionato. In un articolo pubblicato su Repubblicapalermo.it si scava all’interno della stangata contro la casta siciliana.

“Con le prossime elezioni – si legge nell’articolo - l'Ars sarà praticamente dimezzata: ‘la riduzione dei consiglieri regionali da 90 a 50 per le regioni con popolazione fino a 6 milioni di abitanti’ deve essere attuata entro sei mesi dalla pubblicazione del decreto. Ma il capitolo più amaro - perché immediato - riguarda le indennità: Tremonti ha previsto che un ‘parlamentare che svolga un’attività lavorativa per la quale sia percepito un reddito superiore al 15 per cento dell'indennità’, si veda ridurre del 50 per cento l'indennità medesima, che va sommata alle altre indennità e rimborsi percepiti dai parlamentari. In sintesi, basterà che un deputato guadagni 30 mila euro lordi perché il suo stipendio da parlamentare si riduca di un quarto. Significa che tutti i deputati attuali dell'Ars, a parte qualche rara eccezione, si vedranno ridurre l'indennità di quasi 6 mila euro: dagli 11.703 euro lordi al mese a 5.850 euro, cioè tremila euro netti al mese”.

Ovviamente le reazioni dei parlamentari siciliani, ai quali questa notizia ha fatto andare di traverso il ferragosto, non sono da “salti di gioia”. “È impossibile che un decreto legge superi quanto previsto dal nostro statuto che ha valore costituzionale - dice il vicecapogruppo del Pd, Roberto De Benedictis - Il numero di 90 parlamentari è, a esempio, fissato dallo statuto. Certo è anche vero che la nostra autonomia non può garantirci di rimanere una zona franca mentre nel resto del Paese si fanno sacrifici: accoglieremo queste norme, magari modificandole in parte". Anche Rudy Maira, Pid, spera che alla fine lo statuto siciliano sia più forte: "Non siamo come le altre Regioni a statuto speciale - dice - se poi la scure si dovrà abbattere su di noi ne prenderemo atto. Ci saranno tempi migliori”. Più rassegnata la capogruppo dell'Udc, Giulia Adamo: “Le misure devono essere subito recepite dall'Ars - dice - ma a una condizione: che gli stessi sacrifici li facciano anche i vertici della burocrazia regionale che hanno stipendi d'oro”.

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