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Scompaiono le Province, al loro posto arrivano i Liberi consorzi

Dopo un mese e mezzo di discussione l’Assemblea siciliana ha approvato l'articolato della riforma delle province all'Ars. Passano tutte le norme del disegno di legge, il voto finale è stato rinviato a martedì. Crocetta: "Che fatica"

E' finita un'era. Le Province in Sicilia non ci saranno più, al loro posto arrivano i Liberi consorzi e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Dopo un mese e mezzo di discussione l’Assemblea siciliana ha approvato l'articolato della riforma delle province all'Ars. Passano tutte le norme del disegno di legge, il voto finale è stato rinviato a martedì. Una maratona parlamentare con polemiche e propositi di ostruzionismo, nella quale più volte è stato chiamato in causa il Commissario dello Stato. Alla fine l'approvazione delle norme più importanti della riforma, a partire proprio dai Liberi consorzi, è stata garantita dal voto dei 5 Stelle che hanno salvato Crocetta e la sua maggioranza. I Liberi consorzi sono nove, quante le attuali Province.

Rosario Crocetta adesso può esprimere tutta la sua soddisfazione: "E' stata una grande fatica ma alla fine, grazie anche alle azioni di mediazioni del governo, è venuta fuori una buona legge. Stiamo anticipando quello che avverrà tra qualche mese in Italia. Spero che martedì la legge venga approvata, verranno istituiti i consorzi ma anche le città metropolitane, abbiamo raggiunto su alcune cose molto di più di quanto avevamo pensato. Adesso non bisogna preoccuparsi del personale delle Province perché sarà valorizzato. Una parte dei funzionari sarà trasferita ai Comuni dove possono mantenere lo status, e alcuni andranno nei consorzi e nelle città metropolitane".

GIOIA 5 STELLE - Così invece il nuovo capogruppo dei Cinquestelle all’Ars Francesco Cappello: “La legge dei cittadini è in dirittura d’arrivo”. Il Movimento cinque stelle all’Ars registra un importantissimo traguardo portando a compimento uno dei punti chiave del programma presentato ai cittadini due anni fa: “Via le province e spazio ai consorzi liberi”. “Abbiamo evitato che questa riforma si riducesse ad uno dei soliti slogan del presidente Crocetta, – afferma Cappello - disegnando un nuovo ordinamento degli Enti locali siciliani ed evitando che i liberi consorzi si traducessero in una mera replica delle province abolite”. “Un tassello in più per dire basta agli sprechi, basta al clientelismo; - concludono i deputati regionali M5s – un obiettivo raggiunto nonostante le barricate della restante parte dell’opposizione che ha cercato in tutti i modi di affossare questa riforma per tornare alle elezioni provinciali e nonostante una maggioranza claudicante e visibilmente frantumata”.

FALCONE-FIGUCCIA - Il capogruppo e il vicecapogruppo di FI all’Ars, Marco Falcone e Vincenzo Figuccia, hanno così commentato il varo della riforma delle Province: “Doveva essere una legge che riformava gli enti intermedi secondo i principi di razionalizzazione delle spese e ottimizzazione dei servizi, invece, dopo un percorso tortuoso e accidentato, la maggioranza di governo con il chiaro sostegno dei grillini ha regalato alla Sicilia una norma che, rinviando ad altra norma, creerà confusione e aggravamento dei costi”.

PDS-MPA - Roberto Di Mauro, capogruppo del PdS-MpA all'Assemblea Regionale Siciliana, ha commentato: "Avevamo chiesto e Crocetta aveva sbandierato una vera riforma, con l'abolizione delle Province e il trasferimento di competenze, strutture e risorse a nuove strutture più legate al territorio e ai cittadini. Alla fine di questa lunghissima maratona siamo invece arrivati...all'ennesimo rinvio, con una proposta di competenze da attribuire ai Consorzi talmente generica e vaga da rasentare il ridicolo. La verità è che Crocetta resta in attesa di sapere cosa farà il Governo nazionale, le cui mosse sono però evidentemente in direzione opposta al riconoscimento di autonomia progettuale e operativa alle istituzioni locali e si muovono in direzione centrali sfida. Ancora una volta appare in tutta la sua gravità la subalternità di Crocetta ai poteri nazionali, poco, anzi pochissimo attenti ai bisogni e ai diritti della Sicilia".

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