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"Delibera presentata in ritardo", la Regione non sarà parte civile al processo Montante

Lo ha deciso il gip del Tribunale di Caltanissetta. Palazzo d'Orleans potrà ripresentare la richiesta alla prima udienza. L'ex presidente degli industriali siciliani è accusato di associazione per delinquere con altri 18 indagati

La Regione Siciliana non sarà parte civile nel processo a carico dell'ex presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, accusato di associazione per delinquere con altri 18 indagati. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Caltanissetta Davide Salvucci che ha escluso Palazzo d'Orleans dalle parti civili. Ammesso invece l'Ordine dei giornalisti.

L'esclusione è dovuta a un fatto formale, la delibera di Giunta è arrivata in ritardo. "La volontà di costituirsi - dice il giudice - non emerge dall'atto di costituzione spiegato dall'avvocatura dello Stato e non può certo pretendersi che si faccia atto di fede a quanto rappresentato dal procuratore dello Stato nell'atto di costituzione ora al vaglio sul fatto che la volontà del presidente della Regione Siciliana fosse effettivamente quella di costituirsi parte civile per la Regione Siciliana nell'ambito del presente procedimento". La Regione potrà riproporre la richiesta alla prima udienza del processo.

"Rispettiamo la scelta del giudice, ma  non la condividiamo - si legge in una nota del portavoce del governatore Musumeci - . La Regione Siciliana, pur non essendo stata individuata quale parte offesa del procedimento a carico di Antonello Montante e non avendo, quindi, la disponibilità del fascicolo processuale, si è comunque attivata per la richiesta di costituzione quale parte civile. L'Avvocatura dello Stato ha dato il proprio parere favorevole e il governo regionale ha deliberato all'unanimità la costituzione di parte civile nel processo che si è aperto ed è ancora in fase di udienza preliminare. Non comprendiamo, quindi, la scelta di escludere la Regione e per questo abbiamo richiesto all'Avvocatura di riproporre la nostra istanza. Il codice di procedura penale consente la costituzione fino all'apertura del dibattimento e, pertanto, ci sarà modo per far valere il diritto della Regione a partecipare al processo". 

Due gli assi portanti dell'inchiesta: da un lato Montante avrebbe creato una rete di contatti tra politici ed esponenti di forze dell'ordine per avere informazioni sulle indagini a suo carico. Dall'altro, avrebbe elargito favori e denaro per poi chiedere una contropartita. L'imprenditore avrebbe fatto sistematicamente ricorso alla raccomandazione come sistema per "fidelizzare" i suoi interlocutori e creare una vasta rete di rapporti "improntanti a logiche clientelari".

Le reazioni

 “Che la Regione siciliana non sia parte civile nel processo sul cosiddetto 'sistema Montante' è un fatto politico grave. Vogliamo conoscere le motivazioni che hanno generato questo inammissibile ritardo nella presentazione della richiesta di costituzione di parte civile”. Lo dicono in una nota la capogruppo del M5S all'Ars Valentina Zafarana e i componenti della commissione regionale Antimafia Antonio De Luca e Roberta Schillaci. “Chiederò – dice De Luca – l'avvio di un' indagine interna per comprendere le ragioni che hanno causato questa situazione che non attiene solo alla sfera giuridica ma a quella politica. Che la Regione siciliana non sia parte civile nel processo lede la dignità di tanti siciliani onesti. Vogliamo capire perché si è perso tutto questo tempo e perché la Giunta regionale non abbia deliberato la richiesta con ampio anticipo”.

“La mancata costituzione di parte civile contribuisce a non far conoscere  – aggiunge – ai siciliani quel sistema 'occulto' che sembrerebbe aver 'gestito' finora la Sicilia”.  “Le audizioni condotte finora in commissione Antimafia -  prosegue Schillaci - sembrerebbero indicare come il cosiddetto sistema Montante avrebbe ‘condizionato’ le scelte politiche dei governi regionali delle precedenti legislature: da Lombardo a Crocetta. Saremmo lieti di scoprire che quel sistema non abbia più refluenze  in Sicilia, anche se i segnali che arrivano a chi vuole far luce su questa vicenda, esponendosi in prima persona, appesantiscono il clima e non sono da sottovalutare”.

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