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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Comunali 2017, a Palermo partiti parsimoniosi: spesi 44mila euro per la campagna elettorale

Il limite da non superare era 558.121 euro. Solo 4 liste su 18 hanno fornito alla Corte dei conti il dettaglio di entrate e uscite. Per tutti gli altri "dichiarazioni negative di spesa". Ciò non significa che nessun abbia tirato fuori un quattrino, ma che a sostenere i partiti siano stati i singoli candidati

Delle 18 liste che si sono sfidate alle amministrative dell’11 giugno 2017 soltanto in 4 hanno dichiarato alla Corte dei conti di aver sostenuto delle spese durante la campagna elettorale. Tutte e quattro hanno superato la "verifica di conformità alla legge" effettuata dal collegio di controllo presieduto da Giuseppe di Pietro e composto da Sergio Vaccarino (primo referendario) e Francesco Antonino Cancilla (primo referendario). 

I magistrati contabili "non hanno ravvisato alcuna irregolarità" nei rendiconti che, in base alla legge, devono essere consegnati da partiti, movimenti e liste entro 45 giorni dall'insediamento in Consiglio comunale. La legge, introdotta per "contrastare la corruzione", dice che vanno rendicontate non solo le spese elettorali (stampa di volantini, sedi, utenze telefoniche, manifestazioni...) ma vanno anche specificate le fonti di finanziamento. Pena una sanzione pecuniaria da 50 a 500mila euro per mancato deposito della rendicontazione e da 10 milioni a 100 milioni delle vecchie lire (5 mila-50mila euro) in caso di omessa indicazione delle fonti di finanziamento.

Per i Comuni sopra i 30 mila abitanti (Palermo rientra tra questi), i partiti posssono spendere un euro per ogni iscritto nelle liste elettorali. Nel 2017 gli elettori erano 558.121. Ecco il limite che non bisognava superare, ma i partiti hanno molto parsimoniosi e hanno speso solo 44.856,43 euro. Dal referto compilato dal collegio di controllo risulta che Alleanza per Palermo ha rendicontato spese per 11.973 euro, Sinistra Comune 15.294 euro, Siciliani Liberi 11.204 euro e Uniti per Palermo 6.383 euro. Le altre 14 liste “hanno reso dichiarazioni negative di spesa”: si tratta di Democratici e popolari, Mosaico, Mov139, Palermo 2022, Cantiere Popolare, Udc, Per Palermo con Fabrizio, Al Centro, Coraggiosi Palermo prima di tutto, Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Centrodestra per Palermo, Spallitta sindaco.

In altre parole hanno dichiarato zero. La "dichiarazione negativa" però non significa che nessun abbia tirato fuori un quattrino. Può anche darsi che, al posto del partito o della lista, sia il singolo candidato ad essersi fatto carico delle spese per la campagna elettorale. Il controllo sui singoli candidati spetta però alla Corte d’Appello, che nomina un collegio regionale di garanzia elettorale. Resta il fatto che, secondo il collegio di controllo, la legge sul finanziamento ai partiti non consente i dovuti "riscontri di veridicità"; tanto che "in assenza di una normativa di dettaglio e in carenza di appositi strumenti istruttori, ha dovuto ritenere sufficienti le dichiarazioni degli stessi soggetti sottoposti a controllo".  

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