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Almaviva e il silenzio della Regione, Scavone: "Mani legate, affronteremo le conseguenze"

L'assessore al Lavoro risponde a chi accusa il governo Musumeci di non essere abbastanza coinvolto nella vertenza che riguarda anche 570 lavoratori della sede di Palermo. Possibile ricorso alle politiche attive per chi resterà escluso dall'accordo con Ita

"Sulla vertenza Almaviva la Regione non ha competenza, quindi, fino a quando la trattativa tra Ita e Almaviva Contact non sarà chiusa definitivamente e non sarà chiaro il destino dei lavoratori coinvolti, abbiamo le mani legate". Risponde così, l’assessore al Lavoro, Antonio Scavone, a chi, ancora oggi, accusa la Regione di essere tropo poco coinvolta nella vertenza che sta travolgendo 621 lavoratori del call center, la maggior parte dei quali, ben 570, impiegati nella sede di Palermo.

Proprio Scavone, nell’agosto scorso, ha inviato una nota al governo nazionale chiedendo di aprire al più presto un tavolo ministeriale, cosa che poi è effettivamente accaduta il 7 settembre al ministero del Lavoro. Ma, fino ad ora, nessuna notizia risolutiva è arrivata da Roma. Sarebbe trapelato soltanto che non più di 200 lavoratori di Almaviva Contact - in un primo momento erano 100 e ancora si sta trattando - potranno transitare in Covisian, la società che si è aggiudicata la gara di Ita per l’assistenza clienti.

In perfetto stile Musumeci, però, ovvero in silenzio e dietro le quinte, il governo regionale si starebbe preparando ad affrontare le conseguenze dell’accordo. "Potrà anche essere mancato un atto corale, ma è evidente che la lettera che ho scritto al governo romano rispondeva a una precisa volontà di tutto il governo regionale - spiega Scavone. - Siamo ben consapevoli che si tratta di una situazione molto delicata e con esiti che possono essere molto gravi per una realtà lavorativa già fragile come quella di Palermo e della Sicilia in generale. Una cosa è certa: useremo tutte le armi in nostro possesso per offrire delle soluzioni concrete a chi resterà indietro".

In particolare, l’assessorato regionale starebbe ragionando sulla possibilità di sfruttare le nuove politiche attive del lavoro, in corso di definizione proprio in questi giorni in Conferenza Stato-Regioni, che permetterebbero di sostenere e riqualificare i lavoratori che non saranno inclusi nelle clausole sociali.

Due, nello specifico, gli strumenti che potrebbero rivelarsi più utili: il programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol), che permetterebbe di rimettere sul mercato i lavoratori attraverso i centri per l’impiego, e il piano nazionale Nuove competenze, promosso dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con l’Anpal e d’intesa con le Regioni, che ha l’obiettivo di riqualificare i lavoratori in transizione e disoccupati, attraverso la formazione professionale. Il tutto con risorse della Missione 5 del Pnrr, Inclusione e coesione, gestite poi dalla Regione.

Insomma, la "bomba" occupazionale che rischia di deflagrare su Palermo è seria e i rischi sono noti a tutte le istituzioni e i soggetti privati coinvolti. Ma la Regione potrà intervenire soltanto a posteriori, "a disastro avvenuto".

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