Christian Di Domenico e la sua storia con Pino Puglisi, "U parrinu" sul palco del Biondo
Il 15 settembre 2018, in occasione del 25° anniversario della morte del Beato Padre Pino Puglisi, Christian Di Domenico porterà in scena al Teatro Biondo di Palermo "U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia", una produzione Teatri di Bari (ore 20.30, ingresso 10 euro).
U Parrinu è un monologo scritto e interpretato dall’attore e regista Christian Di Domenico, che con padre Pino Puglisi ha vissuto alcune estati della sua giovinezza. È un ricordo che si snoda tra cronaca, politica ed esperienze personali. Una storia che inizia sul mare, su una scogliera precisamente; un ricordo di quella prima giornata di mare passata coi bambini du parrinu strano, che indossava i calzoni. In quel luogo Christian, siciliano di origine ma milanese di fatto, fa esperienza dell’onore dei mafiosi, obbligati sin da piccoli a non chiedere mai scusa a nessuno. Ma impara anche l’onore del perdono, che Pino predicherà a San Gaetano di Brancaccio, quartiere con la più alta concentrazione mafiosa dell’intera Sicilia, fino a quel giorno di metà settembre del novantatré.
Qualche anno dopo, Christian ritorna su quella scogliera. E comincia da lì, dai suoi ricordi, a raccontarci di Pino, dell’amico di famiglia, dell’uomo di chiesa, del maestro di scuola, che in punto di morte ha perdonato la violenza di gli ha puntato la pistola alla nuca. Perché era certo che il perdono, con col proprio esempio, potesse essere insegnato. Lo spettacolo ha debuttato a Palermo il 22 maggio del 2013 nella chiesa di San Gaetano, da allora Christian Di Domenico non si è mai fermato, ha portato le parole del sacerdote siciliano in giro per tutta Italia, oggi lo spettacolo conta 445 repliche.
«Palermo vivrà una giornata ricca di emozioni legate alla presenza in città di Papa Francesco, che visiterà i luoghi della memoria di don Pino, dalla tomba in cattedrale, all'abitazione in piazzetta Anita Garibaldi e alla chiesa di San Gaetano, a Brancaccio, dove, il 22 maggio del 2013, in occasione degli eventi legati alla Beatificazione di Padre Puglisi, per la prima volta in assoluto ebbi modo di raccontare "U Parrinu". Da allora con il mio "racconto-testimonianza" ho vissuto un cammino miracoloso, grazie all'incredibile passaparola di tutte quelle persone che, dopo aver ascoltato la mia storia, hanno sentito la necessità di volerla condividere e hanno avuto la bontà d'animo di suggerire e consigliare amici o conoscenti, affinché potessero cercare una nuova possibilità per continuare a rappresentarla. E allora mi piace pensare che in questa data tanto speciale (il 15 settembre è anche il giorno in cui don Pino è nato), il Teatro Biondo possa diventare contenitore ideale per una grande festa a cui desidero invitare tutti a partecipare».
Note di regia: Mi capita spesso di rimanere stupito quando mi dicono che i grandi, e intendo i grandi uomini, andavano in un posto da mortali come il mare, da corpi di peccatori buttati al sole. D’estate magari, in Sicilia, dentro quel caldo d’inferno. E’ che uno non se l’immagina proprio. Ma il futuro parrinu di Brancaccio, a Palermo, assassinato dalla mafia nel settembre novantatré davanti casa con un colpo di pistola alla nuca, al mare ci andava eccome. Perché era nu parrinu strano. Anticonformista. Che metteva i calzoni. E ci andava con i ragazzini delle periferie perché, almeno una volta, giocassero lontano dalle strade. Ecco, la storia di Christian inizia proprio al mare, su una scogliera, precisamente. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia; una storia semplice, narrazione di un attore solo con na pocu di musica. Nu ricordu sfumato, che si snoda tra fatti di cronaca, politica e lotta sin da quella prima giornata di mare coi bambini du parrinu strano coi calzoni. Lì Christian fa esperienza dell’onore dei mafiosi, obbligati sin da bambini a non chiedere mai scusa a nessuno. Ma il ragazzo impara anche l’onore del perdono, che Pino porterà a san Gaetano di Brancaccio, quartiere con la più alta concentrazione mafiosa dell’intera Sicilia, e che manterrà sempre fino a quel giorno di metà settembre novantatré. Qualche anno dopo Christian ritorna su quella scogliera. E inizia da lì, dal suo ricordo, a raccontarci di Pino, dell’amico di famiglia, dell’uomo di chiesa, del maestro di scuola. Che aveva imparato a perdonare, in punto di morte, la violenza di chi ne era incapace e già gli puntava la pistola alla nuca. Ed era sicuro che il perdono, con l’esempio e il racconto, potesse essere insegnato.