Il processo di Kafka riadattato dagli studenti del Catalano, "Josef K" al Teatro Biondo
Debutta al Teatro Biondo di Palermo, sabato 26 maggio alle 21 (con repliche domenica 27 alle 17.30 e alle 21), Josef K, adattamento de Il processo di Franz Kafka a cura di Franco Reina e Lucia Corsaro, che firmano anche la regia. Lo spettacolo è interpretato e curato in tutti i suoi aspetti dagli allievi ed ex allievi del Liceo Artistico Catalano.
Il Liceo Catalano di Palermo promuove da molti anni il teatro come forma d’arte e strumento formativo, curandone i diversi aspetti attraverso il coinvolgimento degli studenti in tutte le fasi realizzative - lettura, analisi, recitazione, scenografia, canto, musica - mettendo in atto la contaminazione tra i diversi linguaggi visivi: pittura, scultura, fotografia, video. Prezioso il contributo di esperti esterni come Roberto Salvaggio e Costanza Arena per il video, con la collaborazione di Germana Sfameli; di Chiara Torricelli per la preparazione attoriale degli interpreti e di Federico Pipia per le musiche originali e il sound design. Diversi docenti hanno coordinato i vari reparti coadiuvati dagli assistenti tecnici.
Se Kafka, con il suo celebre romanzo, intendeva denunciare un ordine che sovrasta la libertà individuale attraverso un sistema di leggi e ingranaggi incomprensibili, che si autolegittimano in nome di una superiore necessità, l’obiettivo di questo lavoro teatrale è mettere in luce l’illogicità di questo meccanismo, nel quale ciascun individuo è inconsapevolmente immerso e del quale adotta modelli e linguaggio. In tal senso, lo spettacolo accentua, in chiave ironica, il nonsense che emerge da ogni tentativo di dialogo e confronto del protagonista, Josef K, alla ricerca del motivo del proprio inspiegabile arresto. Ogni forma di relazione fra K e l’universo che lo circonda diventa paradossale, senza vie di uscita e senza alcun esito. Il protagonista giunge a una non-fine, una realtà sospesa e imprigionata in un meccanismo al quale non è possibile sfuggire.
L’allestimento dello spettacolo suggerisce l’idea di uno spazio chiuso, claustrofobico: diversi ambienti compongono una sorta di città-palazzo, rappresentazione di un ordine sociale intricato e minaccioso. Le retroproiezioni, parte integrante dell’allestimento scenografico, aprono invece un varco sul punto di vista da cui K vede il mondo. Le musiche originali, caratterizzate da suoni metallici, ronzii, intermittenze, fonemi umani o comunque legati al mondo animale, enfatizzano l’idea del mondo-ingranaggio che tutto in sé fagocita. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.