Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino, la prima nazionale allo Steri
Debutta in prima nazionale allo Steri Chiaramonte di Palermo, venerdì 4 giugno alle ore 20.30 (con ingresso a partire dalle 20.00) la nuova produzione del Teatro Biondo di Palermo: A noi due, ovvero Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino, nella messa in scena scritta e diretta da Giulia Randazzo, con Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Mauro Lamantia, Giuseppe Lino, Alessandro Romano. Le scene e i costumi dello spettacolo sono di Giulia Bellé, le musiche originali e il sound design di Alessandro Librio.
A noi due - che inaugura “Eroica”, la stagione estiva del Teatro Biondo - è un’esperienza teatrale “di confine” nella quale lo spettatore è posto al centro di un processo immersivo ispirato al romanzo Le menzogne della notte (1988) di Gesualdo Bufalino, un percorso esperienziale pensato per gli spazi dello Steri Chiaramonte, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, un viaggio immaginario alla ricerca dell’universo letterario dello scrittore siciliano.
L’ex sede palermitana dell’inquisizione diviene metafora di una biblioteca della memoria, dove lo spettatore è invitato a entrare in contatto con la parte più intima del pensiero di Bufalino. Attraversando le celle dell’ex carcere - tra labirintici riferimenti biografici e bibliografici - affiorano frammenti sospesi tra realtà e finzione, che si condensano e, infine, prendono vita in una riflessione sulla morte, o meglio, sugli istanti che la precedono. Accade, così, che le verità e le menzogne della vita dell’autore si intreccino - per svago o per passione del regista - a quelle di un gruppo di condannati, che trascorre l’ultima notte in un’isola penitenziaria.
L’azione si svolge da un tramonto all’alba successiva. Quattro condannati a morte (Corrado Ingafù, detto il Barone; Saglimbeni, detto il Poeta; Agesilao Degli Incerti, detto il Soldato; Narciso, detto lo Studente) sono accusati di sedizione e attentato alla monarchia. Il governatore dell’isola concede ai condannati di trascorrere una notte confortevole, durante la quale, se uno di loro svelerà il nome del capofila dei rivoluzionari nell’anonimato di una confessione scritta, tutti saranno salvi. Un tempo sospeso, da dividere con le verità di ogni prigioniero, fra equivoche confessioni e angosce.
Il senso di reclusione e di controllo vissuto dai personaggi plasma lo spazio fisico: nel cortile esterno dello Steri viene ricreata la sensazione di uno spazio interno grazie a un gioco di posizioni tra palcoscenico e pubblico.
L’impianto scenico dello spettacolo si ispira al carcere panottico ideato nel 1791 da Jeremy Bentham e presente anche nell’isola bufaliniana (identificato come il penitenziario sull’isola di Santo Stefano nell’arcipelago delle isole ponziane, anche se l’autore non lo nomina mai) ma ne inverte le prospettive. Dopo avere attraversato le celle del carcere dell’inquisizione, dove i drammatici graffiti dei condannati convivono con le installazioni ispirate all’opera e alla vita di Bufalino, gli spettatori prenderanno posto nell’arena che circonda il palcoscenico e ascolteranno in cuffia il suono dello spettacolo, appositamente realizzato dal musicista Alessandro Librio con la tecnica binaurale, che dà la sensazione di essere immersi in un ambiente tridimensionale.