"Nyctografie", scritture tra il visibile e l'invisibile in mostra alla Rizzuto Gallery
Alla RizzutoGallery si presenta “Nyctografie. Scritture tra il visibile e l’invisibile”, una mostra a tre voci che vede a fianco Stefano Cumia, Nunzio e Turi Rapisarda, a cura di Helga Marsala, che sarà inaugurata sabato 23 settembre alle ore 18, e resterà visitabile fino al 18 novembre, dal martedì al sabato, dalle 16 alle 20.
Stefano Cumia, artista palermitano con base a Milano, classe 1980, tra i più raffinati e interessanti esponenti della nuova astrazione pittorica italiana; un maestro come Nunzio (1954, Cagnano Amiterno, Abruzzo), tra le voci italiane più autorevoli nel campo delle scultura, riconosciuto fin dagli Anni Ottanta a livello internazionale; Turi Rapisarda, catanese di nascita, torinese d’adozione, talentuoso sperimentatore della fotografia, con una lunga carriera da outsider, fra traguardi professionali e spazi d’indipendenza. Le opere dei primi due, inedite, sono realizzate ad hoc per il progetto; quelle di Rapisarda appartengono a un ciclo del 2011 raramente esposto.
La mostra, che accosta tre linguaggi diversi (pittura, scultura, fotografia), sul filo di una stessa atmosfera umbratile e di una serie di riflessioni comuni sui meccanismi della visione, è parte di una ricerca curatoriale in corso, intorno alla relazione tra visibilità e invisibilità nel processo di formazione, nei percorsi di lettura e nello statuto concettuale dell’immagine.
Col termine “nyctography” (letteralmente “scrittura notturna”) Lewis Carroll, autore del leggendario “Alice nel paese delle meraviglie”, aveva battezzato una sua invenzione utile a fronteggiare quell’esigenza - così diffusa fra gli scrittori - di prendere appunti nel cuore della notte, sul filo di un’improvvisa ispirazione. Si tratta di un sistema di scrittura collegato a un “nyctografo”, piccola griglia ricavata da un tassello rettangolare di legno, i cui intagli servono da guida nel buio: una sorta di alfabeto astratto fatto di punti e linee, messo a punto da Carroll circa 60 anni dopo l’invenzione del linguaggio Braille. Scrittura in codice, dunque, da appuntare a occhi chiusi e trascrivere sul foglio il giorno dopo.
Da qui si dipanano una serie di suggestioni, per un viaggio simbolico e mentale lungo quello spazio notturno che è metafora di una visione altra, inattesa, radicale, cangiante: spazio di segni, forme, tracciati, soglie, buchi, velature, cecità e illuminazioni, scritture visive o testuali.