Mario Modestini in concerto nella chiesa dell'Immacolata Concezione al Capo
EcuLab e Panastudio presentano “Lauda a Maria” di Mario Modestini con la regia di Francesco Panasci. Una nuova ispirazione/composizione del maestro Modestini tratta da una sintesi poetica di uno degli inni sacri più belli e struggenti della Chiesa Ortodossa. L’operina “messa in scena” sabato 21 dicembre alle 17 nella splendida chiesa bizantina della Martorana di Palermo si replica il 28 dicembre alle 18 nella chiesa della Immacolata Concezione al Capo. Nel libretto che accompagna l’Opera una interessante prefazione a cura di Giusi Patti Holmes.
Il concerto fa parte del cartellone della rassegna Metro Harp & Theatre, progetto promosso dalla Ecu e coofinanziato dall’Assessorato regionale al Turismo nell’ambito dell’”Avviso per l’assunzione di proposte di coproduzioni volte all’incremento dell’offerta culturale, la valorizzazione dei siti di interesse culturale e la destagionalizzazione del calendario turistico ART22, commi da 1 a 3, l.r. 11/08/2019, n16 Anno 2019”. Metro Harp & Theatre è una rassegna di musica, danza e teatro a sostegno della destagionalizzazione turistica della Sicilia e delle maestranze artistiche dell'isola a firma di Francesco Panasci. La kermesse ha come fine quello di promuovere le maestranze artistiche dell'isola, i siti culturali e i "turismi" in Sicilia attraverso un cartellone di spettacoli. L’iniziativa metterà in scena n. 12 spettacoli nel cuore del della città: dal mercato storico del Capo con i siti e le Chiese annesse, la Palazzina Cinese, Palazzo Mirto, la Chiesa di Santa Maria Valverde, l'Oratorio di Santa Cita, la Chiesa dell'Immacolata Concezione, la Chiesa della Martorana, Palazzo Abatellis e l'Oratorio dei Bianchi. L'ingresso agli spettacoli è libero fino ad esaurimento posti.
Lauda a Maria di Mario Modestini
Operina-concerto” di alto spessore religioso e spirituale, si addice solo a rappresentazioni di sacra ritualita?. L'Ensemble è formata da: Jerusa Barros: Cantatrice; Tobia Vaccaro: Chitarra-decacordo; Wanda Modestini: Violoncello; Maurizio Maiorana: Flauto barocco e Recitante; Anna Raimondi: Recitante; Gaetano Lo Manto: Copertina; Giusi Patti Holmes: Prefazione; Francesco Panasci: Foto; Marco Montagna: VideoMaker 1; Salvotore Lentini: VideoMaker 2; Marianna Costantino: Segreteria di produzione; Piero Longo: coordinatore Artistico; Francesco Panasci: Regia; Gruppo Editoriale Panastudio: Edizioni Musicali; Associazione E.C.U. European Culture University: Produzione esecutiva.
Mario Modestini è un epodòs, un incantatore, capace di sedurre e piantare semi di infinito e io, umana troppo umana, ho ricevuto il grande privilegio, accolto con timore e tremore, di scrivere la prefazione alla sua "Lauda a Maria" e affrontare uno tra gli Inni sacri più belli e struggenti della chiesa ortodossa, su cui il Maestro ha operato una meravigliosa sintesi poetica. Nell'Akathistos, la Madonna (Theotokos) diventa unica realtà col Verbo incarnato; è al centro di cui il centro è, però, Cristo. Il Termine Akathistos non è il titolo dell'inno, ma una rubrica liturgica che indica che deve essere cantato e ascoltato à-kathistos, "non stando seduti"; esso, inoltre, è una "Tròfaria", una composizione poetica che segue l'acrostico alfabetico in cui ogni stanza, oikoi, (sono in tutto ventiquatro), inizia progressivamente con una lettera dell'alfabeto greco, a partire dall'alfa per arrivare all'omega.
La sua struttura metrica e sillabica si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, in tutto il suo splendore e la sua perfezione; è la nuova Eva, vergine di corpo, di spirito e partoriente, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto e impone alla mente umana di chinarsi dinanzi al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede; è il Tempio palpitante vita di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua; è la magnanima Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno.
L'Inno, che è anonimo per poter essere di tutti ed è una sorta di tessera di riconoscimento della dottrina e della pietà mariana, celebra la maternità verginale, meraviglioso ossimoro, da cui scaturisce quel Dio fattosi uomo: poesia, teologia ed elevazione spirituale rivelano il mistero della "divina maternità" e della "perpetua verginità". E' una liturgia di lode che festeggia la Madre di tutte le madri, manifestazione, nella terrenità, del sacro; sensibile che arriva all'intelligibile; visibile che scala l'invisibile; narrato che si intreccia al vissuto; immanente che si fa trascendente. Maria, come "Axis Mundi", collega cielo e terra e, come "Scala celeste," permette la discesa di Dio tra gli uomini. Nella sua Lauda, Mario Modestini, la contempla come Sposa, Vergine, Madre", simbolo della chiesa, e riduce, per esigenze di ordine compositivo, le stanze da ventiquattro a sei.
Ma perché proprio a "6"? Forse perché è il numero imperfetto per eccellenza, dato che rappresenta il sette privato di un'unità, il dodici dimezzato e anche le opere dell’uomo, non a caso, infatti, «Dio ha creato l’uomo il sesto giorno»; un concentrato di limite e imperfezione il cui valore "gematrico", la gematria, deformazione della parola geometria, cercava di intuire il significato recondito e segreto delle parole basandosi sulla corrispondenza numerica delle lettere, è stato variamente interpretato. Sarà questo il motivo per cui il Maestro Mario Modestini ha operato la riduzione da 24 a 6 stanze, perché in lui vi è l'uomo e le opere, l'uomo e la sua opera? Ma il 6 potrebbe essere legato à "Les amoureux", più noti come l'Innamorato dei Tarocchi, l'esperienza, con al centro il sentimento più totalizzante che annulla il 2 nell'1. Questo potrebbe essere uno dei motivi del suo utilizzo al singolare; l'altro potrebbe essere legato al fatto che è la figura centrale che deve operare la scelta, come se le altre figure fossero obbligate a subirla. L'amante decide del suo futuro e insegna che l'errore non risiede nella predilezione per l'uno o per l'altro, ma nell'assenza di essa. In Mario Modestini, due sono le figure di donna che possiamo a ragione definire "amanti", nel senso di "coloro che amano", spesso collegate e centrali: Maria e Santa Teresa d'Avila.
Entrambe si annullano per il trasporto, l'adorazione che li lega al Cristo e diventano tutt'uno con l'oggetto/soggetto del loro amore (l'amante dei Tarocchi, il numero 1 che ritorna sulla scena). L'estasi di Santa Teresa è espressione di erotismo mistico, producente quel dolore e piacere che include il corpo; Maria è espressione di vocazione filiale e materna. Due Vergini contemporanee, due figure dirompenti, Maria e Santa Teresa, una per l'accettazione del suo stato e l'altra per quella trasfigurazione fisica che la unisce al Divino, come una donna al suo uomo.
Ritornando all'Inno, la prima parte dell'Akathistos, che è quella che a noi interessa, segue il ciclo del Natale ed è ispirato ai Vangeli dell'Infanzia: canta il mistero dell'incarnazione, l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni, la rivelazione a Giuseppe, l'adorazione dei pastori, l'arrivo e l'adorazione dei magi e l'invocazione alla Grande Madre, genitrice del Santissimo Verbo, di preservare dalla sventura dei "Peccata Mundi", dando serenità e salvezza. "L’Operina-concerto" di alto spessore religioso e spirituale, che si addice solo a rappresentazioni di sacra ritualità, vede un Ensemble formato da una Cantatrice, due vocii recitanti dispari, Chitarra classica, Violoncello e Flauto barocco. E' una sorta di percorso spirituale in musica che si apre con un cammino che conduce a Maria, istillatrice di dolcezza e serenità, di un passato di ricordi e un futuro di speranze, trasformando in cavalieri della Fede coloro i quali decidono di seguirla. Maria irradia luce, pacifica gli animi, placa i dèmoni interiori, è una madre che sa come tranquillizzare i suoi figli. Il suo mondo non è irreale, lontano e lei non è estranea a noi, ma intima; è la spina dorsale che ci permette di camminare eretti; è la mano che ci guida; è la Donna dei tempi nuovi, nostra contemporanea. Nella parte finale della Lauda a Maria c'è tutto e vi si potrebbe leggere anche la contrapposizione di "penso" e "credo": il primo è potere di volere, il secondo, invece, è dogmatico, indiscutibile, proprio come la incrollabile fede della Madre di tutte le madri.