Il libro-diario di Roberta Lena “Dove sei?” presentato al Gramsci dall'UdiPalermo
L’autrice - che ha appena finito di girare il suo ultimo film su Fabrizio De Andrè - sarà ospite della Biblioteca delle donne e Centro di consulenza legale Udipalermo, insieme ad una delegazione delle Mamme in Piazza per la libertà di dissenso del capoluogo piemontese
Venerdì 3, all’Istituto Gramsci (Cantieri Culturali alla Zisa, ore 17.00), sarà presentato il libro-diario che la cineasta ha dedicato alla figlia Eddi Marcucci che, dopo aver combattuto in Rojava, a fianco del popolo curdo contro l’Isis, è ora sottoposta a misura di sorveglianza speciale dallo Stato Italiano. La storia di Roberta Lena è quella di una figlia che va in Siria per studiare il confederalismo democratico dei popoli mesopotamici basato anche sulla parità formale e sostanziale di Uomini e Donne e che, parimenti, decide di combattere al fronte con i curdi per arrestare l’avanzare dell’Isis. La madre di Eddi ha deciso di raccontare quei lunghi mesi di paura e angoscia nel libro diario Dove sei? (People, 2020). Il volume chiude con un “Doveroso P.S.” che vale la pena citare: «Mi scuso se ho trattato certi argomenti senza approfondirli. Ovviamente il discorso del Rojava, del confederalismo democratico, del patriarcato, delle ingiustizie che il nostro Stato ha inflitto a ragazzi che hanno “solo” cercato di migliorare il mondo… tutti questi discorsi meritano più spazio.
Avrei voluto citare molte persone in più, ma questo è un inizio, un tassello. Costruiamo insieme». Al suo ritorno in Italia, come dicevamo sopra, Eddi verrà sottoposta a limitazione della libertà e dei diritti civili senza avere avuto formulato a suo carico accuse specifiche, ma solo in base a “premonizioni politiche”, perché considerata “socialmente pericolosa”. Come ha evidenziato lo scrittore e ricercatore Davide Grasso, in un suo articolo dal blog su ilfattoquotidiano: «A questo è ridotto lo Stato che nel mondo musulmano mantiene rapporti istituzionali con ogni genere di boia». Di fronte alla pressione di intellettuali e giuristi “che hanno denunciato l’insensatezza di questo procedimento” le autorità competenti sono rimaste irremovibili nelle posizioni assunte. In base a quale dispositivo legislativo – si interroga ancora Grasso – sono state comminate tali misure restrittive? A questo interrogativo nulla c’è dato sapere.
Infatti, dice lo scrittore: «Arruolarsi in un esercito straniero non è vietato dai codici italiani se non si combatte in un’organizzazione definita terroristica; e nonostante le centinaia di manifestazioni che Eddi ha organizzato in Italia è sempre rimasta incensurata». Sulla vicenda bisogna registrare anche l’intervento di 11 docenti di diritto – fra i quali Ugo Mattei, Alessandra Quarta, Anna Poggi, Enrico Grosso e Davide Petrini – che hanno promosso un appello affinché alla giovane attivista venga restituita pienamente la libertà e con essa “la possibilità di continuare la sua battaglia politica e culturale”, riprendendo così quel ciclo di conferenze interrotte – a seguito delle costrizioni giuridiche subite – che teneva in giro per il paese per raccontare la situazione femminili curda e siriana. Nel loro appello contro le misure di sorveglianza speciale, i superiori docenti invitavano il Tribunale di Torino ad adoperarsi “per l’immediata restituzione a Maria Edgarda Marcucci della propria agibilità politica, fisica ed informatica, affinché essa possa continuare nella propria battaglia politica e culturale a favore del Rojava”.
In sostanza, scrivono i giuristi: si apra “immediatamente una rinnovata discussione politica e giuridica sull’incompatibilità della sorveglianza speciale rispetto ai parametri della nostra Costituzione e della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo”. Concludendo, questa iniziativa della Biblioteca delle donne e Centro di consulenza legale Udipalermo, si inquadra nella campagna d'informazione e mobilitazione a sostegno della piena libertà per Eddi, unendosi alle richieste sollevate dalle voci di un'opinione pubblica dal sentire democratico.