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L'Orto Botanico si popola di dinosauri: Palermo torna giurassica

Nella serra tropicale saranno installati un esemplare di Carnotaurus sastrei e un Thecodontosaurus antiquus. L'esposizione è il frutto della collaborazione tra il Museo geologico Gemmellaro e l’Oertijdmuseum di Boxter, in Olanda. Sarà visitabile sino ad agosto

L'Orto Botanico si popola di dinosauri e Palermo torna giurassica. Nella serra tropicale, da domani, saranno installati un esemplare di Carnotaurus sastrei e un Thecodontosaurus antiquus. L'esposizione, nata dalla collaborazione scientifica tra il Museo geologico Gemmellaro del SiMuA di Palermo e l’Oertijdmuseum di Boxter, in Olanda, produttore delle repliche, sarà presentata alle 19 e aperta al pubblico da sabato mattina alle 9.

I due dinosauri si potranno visitare comprendo il biglietto di ingresso dell’Orto Botanico dove resteranno esposti fino al mese di agosto. Da metà settembre turisti e palermitani potranno continuare ad ammirarli in una location diversa, il Museo Gemmellaro dove verrà realizzata l’unica mostra permanente di dinosauri di tutto il Centro Sud, eccezione fatta per l’esposizione di un solo scheletro presso il Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università di Napoli.

Il Carnotaurus sastrei

Lo scheletro completo è la copia dell’unico esemplare rinvenuto al mondo, alto 3,50 m e lungo 7 m, uno dei più grandi carnivori noti, vissuto in Argentina nel Cretaceo Superiore circa 70 milioni di anni fa. Scoperto nel 1984, è uno dei meglio conservati e meglio conosciuti dell'emisfero meridionale. Il nome generico Carnotaurus significa toro mangiatore di carne perché possedeva due piccola corna sul capo simili a quelle di un toro, caratteristica unica per un dinosauro carnivoro. Il nome specifico, sastrei, è stato scelto in onore di Angelo Sastre, il proprietario del terreno dove lo scheletro è stato trovato. Gli studiosi hanno ipotizzato la funzione delle corna, supponendo che fossero utilizzate per combattere o per uccidere le prede sconfitte, comunque sia il Carnotauro costituisce l'unico esempio di un predatore che utilizza le corna per cacciare. Il Carnotaurus era molto specializzato ed era uno dei predatori dominanti dei territori  sudamericani  durante il Cretaceo. Gli arti anteriori erano estremamente ridotti e alcuni studiosi ritengono che fossero vestigiali, cioè presenti ma prive di qualsiasi funzionalità. Le zampe posteriori invece lunghe e sottili erano perfettamente adattate alla corsa e lasciano presupporre che fosse un corridore eccezionalmente veloce, capace di raggiungere velocità intorno ai 50 Km orari. Lo scheletro fossile del carnotauro conteneva anche impronte parziali della pelle che era costituita da piccole scaglie, di circa 5 mm di diametro, giustapposte come in un mosaico. Il Carnotauro è l’ultimo rappresentante sudamericano di una delle più grandi famiglie di dinosauri del periodo Cretaceo e sarà uno dei dinosauri del film “Jurassic World II: Il Regno Distrutto” in uscita a giugno in Italia.

I resti fossili sono stati trovati in alcune cave vicino Bristol (Gran Bretagna), è vissuto nel Triassico Superiore all’incirca 210 milioni di anni fa. I primi ritrovamenti risalgono al 1834, ed è il quarto dinosauro scoperto al mondo, ancor prima che venisse coniato il termine  dinosauro nel 1842.  Il nome scientifico Thecodontosaurus antiquus significa “antico dinosauro con alveoli dentari”. Attualmente viene indicato dagli studiosi  come il primo dinosauro erbivoro perché i denti non sono saldati alle mandibole ma sono alloggiati in appositi alveoli ed hanno subito una modificazione della seghettatura. Queste caratteristiche morfologiche sono considerate  frutto dell’adattamento alla masticazione di vegetali. Nelle grotte di Bristol sono stati rinvenuti i resti di molti individui quasi tutti disarticolati, ma grazie a studi scientifici dettagliati è stato ricostruito uno scheletro completo alto 60 cm e lungo 2,50 m.  Il Thecodontosaurus viveva in piccoli gruppi sulle isole ricche di alberi e felci che circa 200 milioni di anni fa occupavano la maggior parte del territorio di Bristol coperto dal mare. L’esemplare esposto a Palermo sarà il terzo esemplare in assoluto, infatti attualmente questo scheletro si può ammirare solo in altri due musei: il museo di Bristol in Inghilterra e  l’Oertijdmuseum in Olanda.

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