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Tra gli stucchi del Serpotta, al museo o a teatro: pupi protagonisti del Festival di Morgana

L'edizione 44 prenderà il via l'8 novembre. Come ogni anno, per due weekend Palermo si trasformerà in un teatro diffuso. In programma anche incontri, libri e mostre. Rosario Perricone: "Cartellone sempre più ricco e variegato"

Il teatro Garibaldi, l’ex Chiesa sconsacrata di San Mattia Apostolo dei Crociferi, il teatro Carlo Magno e l’Oratorio San Lorenzo, le location dove dall'8 novembre andrà in scena l'edizione numero 44 del Festival di Morgana, presentata stamattina al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino. Un appuntamento storico, che si rinnova annualmente e in cui gli assoluti protagonisti saranno la tradizione dei pupi, il teatro di figura e il  teatro contemporaneo. Come ogni anno, per due weekend Palermo si trasformerà in un teatro diffuso. In programma anche incontri, libri, mostre.

Un'edizione preziosa e ricca di spunti, realizzata con il contributo del ministero dei Beni e delle attività culturali, direzione generale Spettacolo dal Vivo; Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Siciliana; Comune di Palermo; Istituto Cervantes di Palermo; Institut français Italia e Coop Alleanza3.0. L’ingresso agli spettacoli è libero fino a esaurimento posti.

“Dal 1975, anno della nascita del Festival di Morgana – dice Rosario Perricone, presidente dell'Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, che ogni anno organizza la manifestazione, e direttore del Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino – il cartellone si è andato arricchendo con un palinsesto teatrale sempre variegato, capace di includere tradizione e innovazione e di andare oltre le rappresentazioni con i numerosissimi eventi collaterali”.

A inaugurare il festival l'8 novembre, alle 19, sarà la mostra I tre cavalieri di Enzo Patti, in programa al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino. Un affascinante percorso in chiaroscuro, in cui ombre e sfumature tratteggiano i disegni ispirati dalla lettura di Riti criminali. I codici di affiliazione alla 'ndrangheta, di Enzo Ciconte. Un percorso che fa emergere le origini leggendarie delle mafie, i rituali del nucleo oscuro e le norme rigide di comportamento che regolano la vita degli uomini d’onore, le ideologie, le motivazioni. Un viaggio in un mondo oscuro, ma la cui conoscenza è indispensabile per leggere il presente, che prosegue con Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Una favola musicale sulle Mafie, che andrà in scena alle 21 (e in replica sabato 9 novembre alle 20 e domenica 10 novembre alle 16.30) al Museo delle Marionette. Coprodotto dal museo Pasqualino e da Trentino Jazz, lo spettacolo è firmato da Antonia Sorce, Paride Benassai ed Emilio Galante, gli ultimi due in scena con Salvatore Bumbello e l'Ensemble Corale Celestino Eccher. Si racconta la storia dei tre fratelli Osso, Mastrosso e Carcagnosso e la spirale di violenza innescata dalla vendetta che segue lo stupro della sorella. Ne nasce un “codice d'onore”, che i tre diffondono in  Sicilia, Calabria e Campania: fondando mafia, ‘ndrangheta e camorra e ampliando sempre più l’originario nucleo criminale. La narrazione è incentrata sulla violenza subita da una donna e suggerisce come solo il mondo femminile possa essere l’antidoto e la cura all'efferatezza mafiosa.

Il festival si chiude invece domenica 17, alle 21, al teatro Garibaldi, con La semplicità ingannata. Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne, di e con Marta Cuscunà. Nella seconda tappa del progetto sulle resistenze femminili in Italia, l'artista di Monfalcone racconta la storia cinquecentesca delle monache del convento Santa Chiara di Udine. Che, in risposta alla monacazione forzata, attuarono una forma di resistenza davvero unica nel suo genere. Trasformarono il loro convento in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca. Nonostante l’Inquisizione.
 

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