Settimana Santa a Prizzi, dopo due anni ritorna "U ballu di diavuli"
Tra le rappresentazioni più caratteristiche della Pasqua in Sicilia troviamo “u Ballu di Diavuli” (il Ballo dei Diavoli), festa che affonda le radici nelle rappresentazioni arcaiche connesse all’equinozio di primavera in cui si assiste alla fase di rinascita della natura. Abbastanza evidente è l’influenza greca, testimoniata dall’uso di maschere con sembianze taurine, quasi a sottolineare il lato profano della manifestazione. Aspetto fondamentale ed originario è la sacralità intrinseca dell’evento che rimanda all’immagine dell’eterna lotta tra il bene e il male esplicitata ne “u ‘ncontru” (l’incontro) dove le figure demoniache tentano di impedire l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna. La domenica di Pasqua, a Prizzi, tre figure demoniache faranno di tutto per impedire l'incontro tra il Cristo risorto e la Madonna, questi sono i diavoli e la morte. I primi, di rosso vestiti, sono delle figure goffe, con una grande maschera metallica da dove fuoriesce una lingua a modo di sberleffo fornita di grandi corna ed in capo un pelle di pecora, in mano delle catene che sbattono incessantemente sulla maschera a monito del loro arrivo.
La morte, in abito giallo e con il volto che ricorda un teschio, è munita di una balestra usata per puntare le sue “vittime” che, catturate dai due Diavoli, si imbattono in una coreografia non definita che ha come fine unico la possibilità di riscattare la propria anima attraverso il pagamento di un obolo (anticamente erano materi prime, oggi un contributo che andrà a supportare l’organizzazione). Al momento di “u 'ncontru”, le tre figure iniziano ad agitarsi, correndo incessantemente tra le due statue, per due volte riusciranno ad impedire l'incontro, ma la terza i due Diavoli vengono definitivamente sconfitti mentre la morte lasciata al suo libero arbitrio, il manto nero della Madonna cade a terra, è quello il momento in cui u 'ncontru “arrinesci”, il manto si colora di azzurro, il bene trionfa sul male.