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Spaccio alimentare, è crisi nera: "I lavoratori non possono campare le loro famiglie"

Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl Sicilia: "Fino ad oggi la società non ha risposto positivamente al confronto e a pagarne le conseguenze sono sempre i lavoratori che non percepiscono stipendio ormai da diversi mesi"

La società Distribuzione Cambria che opera nel settore alimentare con marchio Spaccio Alimentare in Sicilia e Calabria versa da mesi in stato di difficoltà, accumulando debiti insostenibili tanto da andare in concordato in bianco per scongiurare il fallimento. Intanto possibili cessioni a società interessate all'acquisto dei punti vendita ritardano a concretizzarsi e i sindacati chiedono che qualsiasi trattativa venga portato ad un tavolo di confronto a tutela di tutti i lavoratori coinvolti.

“Fino ad oggi la società non ha risposto positivamente al confronto - afferma Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl Sicilia - e a pagarne le conseguenze sono sempre i lavoratori che non percepiscono stipendio ormai da diversi mesi”.

"I lavoratori stanno vivendo una situazione inaccettabile. Si ritrovano, infatti, a non essere più in grado di provvedere ai fabbisogni quotidiani delle loro famiglie ma comunque, con grande abnegazione e senso di responsabilità, si sono sempre recati sul posto di lavoro", continua la Calabrò -. Di fronte a vaghe comunicazioni aziendali con le quali viene aggiunta incertezza su altra incertezza, i lavoratori di Palermo hanno deciso di incrociare le braccia".

"Non possiamo più accettare il modo di agire dell'azienda nei confronti dei propri dipendenti - continua la sindacalista - Ma, ancor più, deploriamo la scelta aziendale, giuntaci qualche ora fa, di non presenziare all'importante incontro di domani presso il Ministero dell'Economia, luogo in cui si sarebbe potuto e dovuto attuare un confronto costruttivo con i vertici Ministeriali e le Organizzazioni Sindacali Nazionali”.

"Un democratico segno di protesta nonchè un diritto sindacale non può divenire l'alibi per non presenziare ad un importante tavolo di confronto, quale è il Mise. I lavoratori, ormai da mesi, sono preoccupati per il proprio futuro - conclude la Calabrò - adesso ci auguriamo che il buon senso prevalga e si ritorni al confronto con l'obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali".

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