rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Manovra

Il reddito di cittadinanza sarà abolito per tutti? Perché le cose non stanno così

Nel 2024 il Rdc sarà oggetto di una "riforma organica": molto probabilmente cambierà nome e forma, ma non sarà cancellato (come temono molti percettori)

Sulle modifiche che cambieranno faccia al reddito di cittadinanza abbiamo detto e scritto molto. La novità principale che entrerà in vigore nel 2023 riguarda senza dubbio i percettori "occupabili", ovvero quei beneficiari di età compresa tra i 18 e 59 anni che sono considerati "abili al lavoro" e che non hanno nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d'età. Questi ultimi riceveranno il sostegno economico per altre sette mensilità, poi per loro scatterà lo stop. 

Secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio la stretta decisa dal governo Meloni potrebbe far perdere il beneficio al 38.5% dei nuclei familiari (e al 23% delle persone) che oggi lo ricevono. Si tratta di percentuali che corrispondono a circa 400mila famiglie e oltre mezzo milione di individui.

La riforma organica in arrivo nel 2024

Che ne sarà invece di tutti quei percettori che non sono tenuti a sottoscrivere il patto per il lavoro o che comunque non rientrano tra coloro che perderanno il reddito nel corso del 2023? Già a fine novembre, il ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) aveva fatto sapere in una nota che con la manovra sarebbe arrivata una "manutenzione straordinaria del reddito di cittadinanza, che si avvia verso la sua abolizione, con un periodo transitorio nel 2023 con maggiori controlli sul fronte di chi lo percepisce e di chi riceve offerte di lavoro". Il sussidio, spiegava il Mef, "sarà abrogato il 1 gennaio 2024 e sarà sostituito da una nuova riforma". La notizia dell'abolizione del reddito di cittadinanza ha ovviamente messo in allarme, e non poco, anche quei percettori che non saranno immediatamente penalizzati dalla stretta del governo Meloni. E così, tra i beneficiari, è cresciuta la convinzione che prima o poi il Rdc sarebbe stato tolto a tutti.

Un sostegno per i poveri resterà anche dopo il 2024

Le cose però non stanno proprio così. Di certezze per la verità ce ne sono poche, ma il governo ha fatto capire a più riprese che d'ora in poi ci sarà un doppio binario: da una parte chi viene considerato "abile al lavoro" (a cui il sussidio viene tolto sic e simpliciter), dall'altra tutte quelle persone che invece non possono lavorare. Per questi ultimi verrà comunque previsto un sostegno economico da parte dello Stato, ma probabilmente a partire dal 2024 questo strumento cambierà nome. Parlando in audizione in commissione lavoro al Senato, la ministra del lavoro Marina Calderone ha tracciato le linee guida di una riforma dei sussidio "a sostegno del reddito e di inclusione sociale per la parte più in difficoltà e fragile della popolazione".

Calderone ha citato il Rei, il reddito di inclusione che ha "innovato il sistema dei servizi assistenziali portando queste misure contro la povertà assoluta nell'alveo dell'inclusione e promozione sociale" salvo poi spiegare che l'obiettivo della riforma "resta quello di intervenire sui bisogni e disagi connessi alla condizione di povertà per favorire anche l'inserimento socio-lavorativo, al fine di raggiungere l'autonomia economica e finanziaria" delle famiglie che saranno destinatarie del beneficio. In un'altra occasione, sempre Calderone ha detto che "il governo non ha intenzione di dimenticare chi ha necessità di un sostegno economico" e che per chi ha in famiglia disabili o minori "si troveranno strumenti idonei dal 2024". Insomma, dalle parole della ministra è lecito supporre che il reddito di cittadinanza non sarà abolito del tutto e non si tornerà agli anni in cui non erano previsti strumenti contro la povertà.

L'ipotesi di tornare al Rei

Certo bisognerà capire come verrà declinata questa "riforma organica" del Rdc di cui gli esponenti della maggioranza hanno spesso parlato. Il "nuovo" reddito di cittadinanza potrebbe avere caratteristiche simili al vecchio reddito di inclusione introdotto dal Pd abolito nel 2019. La differenza sostanziale tra Rdc e Rei, numeri alla mano, è l'importo. Se per il reddito di cittadinanza si attesta in media intorno ai 500 euro (ma come sappiamo può arrivare a 780 euro per un single), per il Rei non era così: l'importo medio mensile distribuito andava da un range tra 225 e 328 euro e l'aiuto raggiunse, prima di essere sostituito dal reddito di cittadinanza, solo 506 mila nuclei familiari. Il  fatto che il Rei non fosse sufficiente ad affrontare il problema della povertà è cosa piuttosto nota (tant'è che lo stesso Pd propose di rafforzarlo).

Difficile pensare dunque a un "ritorno" al reddito di inclusione senza che ciò sia accompagnato da un adeguamento degli importi: molte famiglie che ora percepiscono il reddito di cittadinanza si ritroverebbero in condizione di povertà. Per quanto le certezze non siano molte, dalle (poche) dichiarazioni registrate sul tema non sembra che la maggioranza abbia intenzione di smantellare il sussidio senza sostituirlo con un altro strumento. Ci sarà quasi certamente una nuova forma di sostegno, destinata però solo a una parte degli indigenti.

Le parole pronunciate da Giorgia Meloni a 'Porta a Porta' sono piuttosto chiare: "Sono convinta che uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può". "Il meccanismo che immagino in una Italia in cui i lavori si trovano e sono dignitosi", ha detto ancora Meloni, "è che tu vai al centro dell'impiego, che ti dice quali sono gli ambiti in cui viene chiesto lavoro e chi ti forma". Ma "se tu ti rifiuti di lavorare con un lavoro dignitoso che ti dà tutte le garanzie del caso, perché accetti di lavorare solo quando trovi il lavoro dei tuoi sogni, non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato con i soldi pagati con le tasse di gente che ha accettato un lavoro che non era spesso il lavoro dei suoi sogni".

Reddito di cittadinanza: le novità in arrivo nel 2023

Intanto venerdì è arrivato l'ok della Camera alla manovra con 197 sì e 129 no. Per quanto riguarda il Rdc una delle novità approvate prevede (almeno nelle intenzioni della maggioranza) l'obbligo da parte dei percettori di accettare anche le offerte di lavoro non congrue. Il caso in realtà è complesso perché c'è ci sostiene che l'emendamento sia stato "scritto male" e che dunque all'atto pratico non avrà efficacia. Il "pasticcio" potrebbe però essere risolto con un emendamento ad hoc che arriverà entro metà gennaio.

Il governo è orientato ad eliminare il criterio della congruità, lasciando però intatto quello della territorialità: in tal modo un percettore sarà obbligato ad accettare qualsiasi offerta di lavoro, purché non sia troppo distante dal luogo in cui vive.

Un'altra novità introdotta dalla legge di bilancio è che per i giovani tra i 18 e i 29 anni l'erogazione del sussidio sarà condizionata all'iscrizione "e alla frequenza di percorsi di istruzione o comunque funzionali all'adempimento del predetto obbligo di istruzione". Un altro emendamento presentato dalla maggioranza prevede infine che la quota del reddito di cittadinanza prevista per l'alloggio, in caso di abitazione in affitto, sarà erogata direttamente al locatore dell'immobile. 

fonte Today.it

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il reddito di cittadinanza sarà abolito per tutti? Perché le cose non stanno così

PalermoToday è in caricamento