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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Ance Palermo: "Evitare nuovi strabilianti progetti come la pedemontana, pensare all'ordinario"

Il presidente palermitano dell'Associazione nazionale costruttori edili Massimiliano Miconi: "Si completino, piuttosto, i progetti già appaltati, si approvino velocemente le varianti che bloccano i lavori in corso prima di seguire le fantasie più sfrenate, dando il via a iniziative che sono alla portata delle imprese locali"

“Se la gara per il raddoppio del Ponte Corleone, già bandita e aggiudicata nel 2007, fosse stata portata a compimento, oggi non avremmo il problema del Ponte Corleone. Se la gara per la manutenzione delle strade, come da qualche anno chiediamo ripetutamente, si fosse fatta, oggi non avremmo il problema di chi dovrebbe occuparsi delle buche. E' arrivato il momento di pensare a gestire l’ordinarietà senza nascondersi dietro nuovi strabilianti progetti come la pedemontana”. Ad affermarlo è il presidente di Ance Palermo Massimiliano Miconi. 

“La logica di chiedere aiuto ad enti terzi per risolvere vecchi problemi della città – afferma il presidente – mette in evidenza il vecchio andazzo di sfuggire alla responsabilità quotidiana di fare cose che renderebbero più agevole e civile la vita dei cittadini, nascondendosi dietro progetti faraonici ripescati dal dimenticatoio. Si completino, piuttosto, i progetti già appaltati, si approvino velocemente le varianti che bloccano i lavori in corso prima di seguire le fantasie più sfrenate, dando il via a progetti che sono alla portata delle imprese locali".

"Detto questo, nell’emergenza più assoluta, come quella della manutenzione delle strade della città, alla luce del fallimento di ogni tentativo di risolvere localmente il problema - conclude Miconi - ci pare convincente l’ipotesi di affidarla all’Anas come ha già fatto il Comune di Roma, dove i lavori sono in fase di completamento. Ciò che contestiamo, piuttosto è che non bisognerebbe arrivare a questo punto ma assumersi la responsabilità quotidiana di fare le cose ordinarie e non aspettare anni per poi gridare all’emergenza e auspicare soluzioni estreme”.   
 

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