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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Opera pia Ruffini, confermati i licenziamenti: "L'arcivescovo crea altri poveri"

Non è andato a buon fine il tentativo di mediazione tra i sindacati e l'ente: in settimana partiranno le lettere di licenziamento per 30 lavoratori. A settembre le altre 12. La proposta di Spallitta: "Raccogliere appello di Biagio Conte e destinare gli immobili ai senza tetto"

Confermati i licenziamenti dei 42 lavoratori dell'Opera pia cardinale Ruffini. Questa mattina i rappresentanti sindacali di Uil, Cgil e Csa e il rappresentante legale dell'ente presieduto dall'arcivescovo Lorefice, Alfredo Sigillò, si sono seduti attorno ad un tavolo, nella sede del Centro per l'impiego di viale Praga, per vedere se ci fossero i margini per evitare il peggio, ma l'incontro è andato male. "Il verbale della conciliazione - spiega Salvo Sampino, rappresentante provinciale della Uil a PalermoToday - si è chiuso negativamente: l'avvocato non ha voluto ritrattare sui licenziamenti dichiarando che la decisione ormai è stata presa. Siamo molto amareggiati da questa chiusura totale". Le lettere di licenziamento per trenta lavoratori partiranno in settimana. Gli altri dodici, invece, presteranno servizio nel Villaggio dell'Ospitalità, una casa albergo per anziani in via Castellana e nella sede della Lumsa/Santa Silvia, in via Maddalena, fino a settembre. Poi anche loro resteranno senza impiego.

Il Villaggio dell'Ospitalità e la Lumsa/Santa Silvia sono, infatti, gli unici servizi gestiti dall'Ipab ancora attivi. Gli altri sono già stati interrotti il 31 dicembre. E c'è chi, come Nadia Spallitta, responsabile per le questioni ambientali e territoriali di Articolo 1 in Sicilia, si domanda cosa l'Opera Pia intenda fare dell'immenso patrimonio immobiliare "svuotato" e propone all'arcivescovo di utilizzare le proprietà per dare ricovero ai senzatetto. "Questa destinazione - spiega la Spallitta - sarebbe conforme allo statuto dell’Ipab ‘Cardinale Ruffini’. Del resto, questo patrimonio, essendo venuta meno la possibilità per l’ente di raggiungere i propri obiettivi istituzionali con graduale dismissione di servizi e attività, è destinato per legge (legge regionale n. 22 del 1986) ad essere assegnato al Comune, unitamente al personale, dovendosi disporre l’estinzione della stessa Opera Pia. Sarebbe opportuno, pertanto, che l’arcivescovo Lorefice si incontri al più presto con l’assessore Giuseppe Mattina per concordare l’immediato utilizzo e la fruizione di parte di questi beni immobili da destinare all’emergenza abitativa cittadina, dando così una risposta concreta allo straordinario appello lanciato da Biagio Conte”.

Tornando al personale nel corso dell'incontro i sindacati hanno chiesto il pagamento delle 17 mensilità arretrate, il Tfr e un'indennità di disoccupazione. "Come Uil - continua Sampino - non ci fermeremo, andremo avanti per vie legali perchè crediamo che una decina di persone potrebbero essere accompagnate dall'ente alla pensione attraverso il versamento dei contributi che non risultano". L'età media dei lavoratori è di 55 anni. I più giovani professionalmente hanno 10 anni di servizio e i più anziani ne hanno 35. "Ci dispiace che l'arcivescovo - conclude il rappresentante sindacale - contribuisca a creare altre 42 famiglie povere. Alcuni hanno già perso tutto. Qualcuno ha dovuto vendere anche la fede nuziale. E, data l'età, avranno difficoltà a trovare un'altra occupazione. Tenteremo tutte le strade, compresa la possibilità che Comune e Regione li prendano in carico". I lavoratori dell'Ipab, infatti, sono inquadrati come dipendenti pubblici anche se l'ente si dichiara privato.

Le proprietà immobiliari dell'Ipab

Tra i servizi già interrotti, rientrano quelli forniti dal centro diurno riabilitativo Cor, rivolto ai diversamente abili. Il 15 dicembre i tutori degli utenti (una ventina) hanno ricevuto una comunicazione dall'Asp con la quale si dava notizia dello stop alle attività. "L'Opera Pia che gestisce il centro Cor - scrive l'Asp - ha comunicato a questa azienda che il centro cesserà l'attività. L'Asp ha posto in essere tutti gli atti necessari al fine di garantire, dal 1 gennaio 2018, la continuità assistenziale per l'erogazione delle prestazioni riabilitative presso altri centri convenzionati con questa struttura". Si tratta dell'Aias di via Raiti e di via Besio. Le strutture però - secondo l’associazione Luce dell’Anima, che ha svolto attività di volontariato nel Centro riabilitativo - non sarebbero adeguate per insufficienza di spazi e per l’assenza di alcuni laboratori, necessari alla prosecuzione del percorso riabilitativo già intrapreso da diversi anni.

Lo sostengono anche alcuni genitori degli utenti del Cor che hanno deciso di tenere i ragazzi a casa. "Non ci sono spazi adeguati alla riabilitazione - afferma Rino D'Anneo - e non vengono svolti alcuni laboratori ed è quindi pericoloso portare i ragazzi lì perché c’è il rischio che perdano le competenze acquisite". L'associazione Luce dell'Anima sta trattando con il Comune per cercare di ottenere spazi adeguati per continuare almeno il percorso di “Empatia Musicale” iniziato da alcuni anni a favore degli utenti del Cor che ha dato ottimi risultati. Un primo confronto c'è già stato: ieri la quarta commissione ha incontrato i rappresentanti dei genitori per discutere dell'argomento.

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