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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Sono più di 7 mila i docenti precari Focus sui "prof" senza una cattedra

Mancano pochi giorni alla scandenza del bando per le iscrizioni nelle graduatorie d'istituto. Palermo è la quarta provincia più affollata degli insegnanti senza posto fisso. Così i giovani sono costretti ad emigrare

Graduatorie, posti, sindacati, lavoro. Parole che in questi giorni fanno capo ad un unico denominatore comune, ovvero quello delle nuove leve della scuola che si trovano a fare i conti con gli ultimi giorni prima della scadenza del bando per l’inclusione nelle liste di terza fascia. I nuovi aspiranti precari sono giovani neolaureati che sognano di insegnare o, tra i più fortunati, supplenti che hanno fatto brevi esperienze nelle scuole. Tra le province con le graduatorie ad esaurimento più affollate c’è proprio Palermo, quarta dopo Roma, Napoli e Milano, con 7258 precari (dati del 2011 sono tratti da www.voglioilruolo.it). In fatto di dati temporali le cose non vanno meglio. Solo per fare un esempio, per la classe A043, ovvero quella che permette di accedere alle supplenze per la cattedra di lettere alle scuole medie a Palermo la media di permanenza in graduatoria è di sei anni.

Stando così le cose ai giovani del sud non resta che emigrare. Le regioni più ambite sono quelle del nord con un’estensione geografica maggiore come Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. A chi è in possesso dei requisiti minimi per insegnare viene data la possibilità di scegliere una fra le province italiane e venti scuole nella provincia scelta. E qui vengono i nodi al pettine. In questi giorni decine di ragazzi ed altrettanto numerosi supplenti hanno affollato le sedi dei sindacati per avere notizie o forse meglio… speranze sulle possibilità di lavorare in alcune province piuttosto che in altre. Secondo i sindacati è opportuno scegliere gli istituti nei paesi piuttosto che quelli nelle città, perché meno appetibili per coloro che hanno più punti in graduatoria. E poi bisogna affidarsi alla dea Fortuna e alle famiglie dei giovani docenti che spesso supportano economicamente i propri cari pur di permettere che questi facciano supplenze “in perdita” dal punto di vista economico guadagnando però punteggio.

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