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Giovedì, 30 Marzo 2023
Economia

Grandi marchi interessati ad aprire in centro, scatta il pressing: "Posti di lavoro in più"

Commercio, le associazioni di categoria chiedono di rimuovere il vincolo dei 200 metri quadrati e varare una liberalizzazione per aprire le porte alle medie strutture di vendita: "I limiti attuali pregiudicano gli investimenti". Intanto si riaccende anche la questione relativa al piano parcheggi a supporto della Ztl

Rimuovere il vincolo dei 200 metri quadrati per le nuove attività commerciali nel centro storico. A chiederlo sono i vertici di Ancestor-Confesercenti Palermo, secondo cui il limite imposto dalle norme di attuazione del piano commerciale del Comune "pregiudicherebbe gli investimenti dei grandi marchi". 

Scatta così il pressing di Confesercenti nei confronti del Consiglio comunale, per consentire l'apertura anche ai negozi con una superficie di esposizione e vendita superiore ai 200 metri quadri. Al momento in centro storico sono autorizzati gli esercizi di vicinato, i mercati coperti e i centri commerciali locali urbani (purché di dimensioni non superiori a quelli di vicinato). L'associazione nazionale centri storici - presieduta da Vito Minacapelli, che è anche vicepresidente di Confesercenti Palermo - chiede a Sala delle Lapidi di varare una liberalizzazione, al fine quindi di aprire le porte alle medie strutture di vendita (ovvero quelle con superficie compresa tra i 201 e i 1.500 metri quadri). Alcuni grandi marchi - si vocifera di un outlet d'abbigliamento - sarebbero interessati ad acquistare dei locali in città, in particolare in via Roma, strada dove il commercio ultimamente ha registrato diverse chiusure. E' pur vero però che in via Roma, alcune grandi catene - è il caso ad esempio di Lidl e Pittarosso - sono riuscite ugualmente ad insediare le loro attività in deroga al vincolo dei 200 metri quadri. In che modo? Con un escamotage, ovvero rilevando più licenze commerciali.

"Oltre ai posti di lavoro in più, l'arrivo di grandi marchi in via Roma aiuterebbe anche i negozi già esistenti" è l'opinione di Confesercenti, che non ha nascosto il disappunto per l'esito delle interlucuzioni finora avute con il Consiglio comunale. "A Sala delle Lapidi - dice Toni Sala, capogruppo di Palermo 2022 - giace una proposta della Giunta, che dà il via libera alle medie strutture di vendita in centro storico. Rispetto a quando è stato redatto il piano commerciale, oggi le esigenze sono cambiate. Per via Roma si tratterebbe di un'importante occasione di rivitalizzazione". 

Tra le fila dell'opposizione però c'è chi vuole vederci chiaro: "Personalmente non sono contrario - afferma Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia - però prima di questa modifica bisogna capire cosa stia accadendo e quali siano le reali necessità. Finora nessuno ci ha fornito dei dati su potenziali investitori. Il timore è che possano nascere nuovi centri commerciali e decretare proprio la 'morte' di piccole attività e mercati che finora si è voluto tutelare. L'ok alle medie strutture di vendita si potrebbe ipotizzare solo in determinati assi del centro storico". C'è inoltre il problema dei parcheggi da affrontare. In base al piano commerciale, i grandi magazzini per poter aprire devono garantire i parcheggi o, in alternativa, corrispondere un'indennità al Comune. La cosiddetta monetizzazione: circa mille euro per posto auto.

Secondo Tantillo, "è necessario sedersi attorno ad un tavolo con le associazioni di categoria, piuttosto che parlare in ordine sparso. L'unico organismo che può fungere da cabina di regia è la conferenza dei capigruppo".  

Intanto si riaccende anche la questione relativa al piano parcheggi a supporto della Ztl. La proposta consegnata nel dicembre del 2017 da Confesercenti all'amministrazione comunale, che conteneva anche una mini-rivoluzione sul sistema dei bus, era stata accolta positivamente. Malgrado ciò è rimasta lettera morta. Lo scorso gennaio il presidente Mario Attinasi aveva incalzato il Comune, sottolineando che "senza un piano parcheggi la Zona a traffico limitato finirà inesorabilmente per trasformarsi in una odiosa tassa anziché essere un’occasione di rilancio del centro storico". 

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