rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Sicilia piegata dalla crisi, la salvezza? Le microimprese al femminile

Nel primo semestre dell'anno hanno chiuso i battenti 6.773 imprese, le aperture sono state solo 3.918. E' quanto emerge da elaborazioni di Confcommercio su dati Movimprese presentati al "Terziario Donna Lab". Le imprese di donne diffondono economia della felicità

Sicilia ancora nella morsa della crisi. Nei primi sei mesi del 2019 hanno chiuso i battenti 6.773 imprese a fronte di 3.918 aperture con un saldo negativo di 2.855 aziende. Un trend che sembra confermare i dati allarmanti del 2018, quando il commercio ha registrato un saldo negativo di 4.571 imprese. E' quanto emerge dalle elaborazioni dell'Ufficio studi di Confcommercio su dati Movimprese presentati oggi durante la seconda giornata dell'appuntamento annuale di "Terziario Donna Lab".

"La situazione in Sicilia - ammette la presidente di Confcommercio Palermo e di Terziario Donna Confcommercio, Patrizia Di Dio - è veramente catastrofica e abbiamo solo una cosa su cui puntare: le nostre capacità, la nostra lungimiranza e la nostra qualità. Per il rilancio dell'economia siciliana serve visione. Certamente noi imprenditori dobbiamo dare concretezza, dobbiamo sapere dove andare, ma da parte della politica non vediamo un riscontro concreto ai nostri bisogni. Se da imprenditori in Sicilia riusciamo a resistere al mercato, anche con imprese di qualità, vuol dire che siamo imprenditori di serie A".

Il turismo si conferma settore trainante dell'economia regionale. Nel 2018 è proseguito, anche se con minore intensità, l'aumento complessivo dei flussi turistici (+2,9 per cento le presenze rispetto al 2017) con un contributo determinante degli stranieri (+6,3 per cento) a fronte di una lieve flessione dei turisti italiani (-0,4 per cento). Brutte notizie arrivano dal fronte dell'occupazione. Nella media dei primi due trimestri, gli occupati della Sicilia si riducono dell'1,1, per cento, a fronte di un modesto calo del Mezzogiorno (-0,4 per cento). Il tasso di disoccupazione, pur con un lieve miglioramento registrato negli anni più recenti, rimane preoccupante: oggi è pari al 21,1 per cento (primi 6 mesi 2019), contro una media nazionale del 10,4 per cento

"Sono le piccole scelte di tanti che oggi possono influenzare i grandi fenomeni da cui spesso ci sentiamo singolarmente sopraffatti. Ci vuole coraggio a sentirsi piccoli e a comportarsi da grandi: bisogna essere capitani coraggiosi", sottolinea il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che ha inviato un videomessaggio ai partecipanti all'incontro.  "Il coraggio e il rispetto per noi e per gli altri, per il nostro territorio, per il passato ereditato e per il futuro che lasceremo ai nostri figli e nipoti - aggiunge -, secondo noi è la strada giusta, quella che abbiamo scelto per Confcommercio. Solo con il rispetto e il coraggio possiamo davvero vincere e contribuire a un Paese migliore e più felice".

L’economia della felicità passa dalle imprese femminili

Patrizia Di Dio-3-4Le imprese che in Italia fanno “consapevolmente” economia della felicità sono oltre 400 mila, più dell’11% del tessuto delle imprese italiane  (escluse le imprese agricole e le imprese finanziarie). 9 su 10 sono micro e piccole imprese dei servizi e del turismo del Nord Ovest e Nord Est del nostro paese. Protagoniste sono le imprenditrici femminili. Le imprese di donne, più delle altre, diffondono economia della felicità soprattutto in termini di autorealizzazione, capacità di mettersi in gioco, cura dell’immagine della propria impresa, valorizzazione del territorio e mantenimento delle tradizioni.

Infatti il 46,5% delle donne capitane di impresa si sentono realizzate come imprenditrici contro il 34,6 % dei “colleghi” maschi, però sono un po’ meno ottimiste degli uomini sul futuro rispetto al proprio ‘status sociale’ per merito dell’attività di impresa. Il 58,5% delle imprese femminili, rispetto al 54,7% delle imprese tutte, ritiene importante migliorare la soddisfazione dei clienti attraverso la qualità dei propri prodotti/servizi. Le imprese femminili sono più consapevoli del concetto di "sostenibilità ambientale": 74,0% contro la media delle imprese pari al 70,7%. In tema di sostenibilità etica, ovvero sui temi della trasparenza, onestà, responsabilità nei rapporti con i clienti - fornitori, il 68,4% delle imprese femminili ha adottato, o è in procinto di adottare, delle policy specifiche. Le imprenditrici, quasi 9 su 10, soprattutto nel Sud Italia, sono costrette a più rinunce e più sacrifici personali per avviare la propria attività lavorativa rispetto agli imprenditori tutti. L’attenzione ai dipendenti e ai collaboratori, oltre a quanto previsto dalla normativa, contribuisce a generare felicità ad esempio nei servizi il congedo di maternità e paternità prolungato per i dipendenti è previsto dal 43,7% delle imprese femminili. 

“Economia della felicità vuole essere una nuova visione imprenditoriale e una nuova prospettiva di mercato  con lo sguardo rivolto al cambiamento in atto non solo nel tessuto economico, ma anche nella società, vuole essere  un modello di crescita che realizzi  l’armonia tra sviluppo, ambiente, territorio e le persone che ci vivono – commenta Patrizia Di Dio, presidente di Terziario Donna Confcommercio . E’ arrivato il momento di sviluppare economia civile, economia “generativa” che abbia come obiettivo la salvaguardia dell’ambiente, che  metta al centro l’essere umano, le relazioni tra persone e che  tradotto per i nostri settori significa fare impresa che serva anche a migliorare  la vita della gente".

“Noi  - conclude Di Dio - da tempo ci diciamo che dobbiamo coniugare  tradizioni e territori, innovazione e ricerca, cultura e design, natura e ambiente, profitto e socialità. Noi vogliamo un rapporto stretto tra benessere e sviluppo, economia e democrazia, bellezza e umanesimo, progresso e sostenibilità, responsabilità e socialità, qualità della vita e comunità, etica e felicità. Noi crediamo che questi sentimenti tra loro diversi possano unirsi in una visione globale dove il valore centrale  va al di là del Pil. Insomma si deve valutare il valore sociale oltre al valore  economico. Il valore generativo anche di felicità".

Articolo aggiornato il 25 ottobre 2019 alle ore 18,05

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sicilia piegata dalla crisi, la salvezza? Le microimprese al femminile

PalermoToday è in caricamento