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Economia

Imprese, Helg vede positivo: "A Palermo segnali di ripresa"

In provincia nel 2013 si è registrato un tasso di crescita dello 0,70%. Il che significa che nell’intero anno, a fronte della cancellazione di 5991 imprese, ne sono state registrate 6692 nuove, con un saldo positivo di 701 aziende

Un’economia che a fatica, tra mille ostacoli, dimostra comunque una certa vitalità, con piccoli segnali di ripresa. E’ quella fotografata dalla Camera di Commercio di Palermo, i cui dati sono elaborati in collaborazione con Infocamere e che evidenziano come la provincia di Palermo nel 2013 registri un tasso di crescita dello 0,70%. Il che significa che nell’intero anno, a fronte della cancellazione di 5991 imprese, sono state registrate 6692 nuove imprese, con saldo positivo di 701 imprese.

Ad allargare, nonostante le difficoltà, la propria base imprenditoriale sono stati soprattutto i settori del commercio, le attività di alloggio e ristorazione e i servizi di supporto alle imprese. Sul fronte opposto, i settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati – al netto dell’agricoltura che, soprattutto per motivi anagrafici, prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale - le costruzioni, le attività manifatturiere e il trasporto e magazzinaggio.

“Questi numeri, però, vanno analizzati – precisa Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo – perché al saldo positivo concorre spesso l’apertura  di nuove piccole imprese o addirittura micro-imprese che rappresentano tentativi di fuga dalla crisi, ma non sempre queste resistono negli anni. Così, a fronte di imprese di medie o addirittura grandi dimensioni che chiudono, con le connesse conseguenze negative per l’occupazione, l’apertura di tante piccole realtà imprenditoriali, rappresentano più la crisi che la sua risoluzione”.

Riguardo i dati del settore agricolo, “è necessaria una valutazione a parte – precisa ancora Helg – perché in questo settore il drastico ridursi delle imprese è un fenomeno costante nei decenni, non riconducibile all’attuale crisi. Tra le cause, le principali sono l’abbandono di aziende agricole per la loro marginalità economica e il venir meno dei molti vecchi titolari, da cui il frequente cambio di destinazione dei suoli agricoli (seconda casa, edilizia turistica, diffusione di fabbricati industriali,ecc..). Va al contempo segnalato, in positivo, lo sviluppo qualitativo di molte piccole realtà che producono eccellenza e che fanno ben sperare per il futuro, anche nell’immediato”.

Un discorso a parte va fatta per il settore dell’artigianato, che è quello che concorre maggiormente nei dati negativi. Il settore, nel 2013, registra un crollo pari a -2,28%, con numeri che evidenziano come a fronte di 919 nuove iscrizioni vi siano state 1293 cessazioni, con un saldo di -374 imprese. “La caratteristica più spiccata di queste imprese è data dalla loro forte concentrazione in pochi settori – commenta Helg-. I quattro settori più numerosi presi insieme (Costruzioni, Attività manifatturiere, Altre attività dei servizi, Trasporti e magazzinaggio) determinano circa l’80% di tutte le imprese artigiane e, nel 2013, hanno realizzato un saldo tra iscrizioni e cessazioni fortemente negativo, come abbiamo visto, spiegando così da solo il pesante saldo negativo dell’artigianato".

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