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Economia

Fondi europei, il Centro Pio La Torre: "Il Sud può diventare la locomotiva dell'Italia"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Il Mezzogiorno può diventare la locomotiva dell'Italia. Nelle regioni del Sud vi sono oltre 15 mila imprese innovative, il 17% del dato nazionale. Rispetto al 2014 il loro numero cresce di circa il 52% a fronte del 34% della media nazionale e la spesa per addetto è aumentata di 1.800 euro (media Italia +2.800 euro). Anche la grande impresa è presente e potrà rivelarsi elemento di traino per i necessari processi di transizione produttiva e tecnologica. E ora arrivano i fondi europei che potranno dare slancio ai progetti di sviluppo nel Sud e in Sicilia. Ma pesano le deficienze della pubblica amministrazione. Mentre le imprese private hanno dimostrato grande capacità di rinnovamento e adattamento alle esigenze del mercato, il pubblico è diventato sempre più stagnante.

"Da qui al 2030 in Sicilia arriveranno oltre 40 miliardi di euro che necessitano di progetti solidi ed esecutivi per essere spesi, scrive su Asud'Europa il vicepresidente del Centro Pio la Torre, Franco Garufi.

"Per quante polemiche si vogliano fare, nei prossimi anni non saranno le risorse pubbliche a mancare. Il nodo della questione siciliana riguarda semmai la capacità del sistema regionale di spenderle in modo efficace in una logica di sviluppo sostenibile dell'isola. Per esempio, il Report dello scorso maggio degli uffici studio della Camera dei deputati e del Senato mette in rilievo che oltre il 60% degli interventi dovrà essere attuato a livello dei comuni, continua Garufi. Mentre poco meno di un terzo dei 16,4 miliardi di euro che la Sicilia dovrà spendere da qui a 2026 in seguito all'approvazione del piano di ripresa e di resilienza richiederanno l'intervento attivo e l'attività di progettazione, l'implementazione e la capacità realizzativa degli enti locali siciliani: un terzo di essi si trova in dissesto, pre-dissesto o comunque in notevoli difficoltà finanziarie, mentre tutti - come si evince dalle ripetute prese di posizione dell'Anci regionale - denunciano ampi vuoti in organico soprattutto negli uffici tecnici. Note sono anche le difficoltà dell'amministrazione regionale. “Questa è la vera scommessa che la Sicilia è chiamata ad affrontare - conclude Garufi - e che richiederebbe una straordinaria capacità di mobilitazione di tutte le energie valide, che appare però ben lontana dal realizzarsi”.

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