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Economia

I sindacati: "Douglas chiude 17 punti vendita, anche in Sicilia"

Filcams-Cgil: "La causa è da addebitare alle ingenti perdite di fatturato e redditività registrate a causa degli effetti della pandemia"

"Il confronto è aperto, non c'è stata una rottura del tavolo, ma le posizioni sono molto distanti. E lo stato di agitazione è confermato". Ilaria Mattioli, della Filcams-Cgil, riassume così l'esito del primo incontro avuto ieri con la direzione della catena di profumerie Douglas Italia che la settimana scorsa ha comunicato l'avvio di un immediato piano di riorganizzazione della rete di negozi con relative chiusure. Una vicenda che coinvolge anche la Sicilia. Tutta 'colpa' delle "ingenti perdite di fatturato e redditività registrate a causa degli effetti della pandemia da Covid-19" e "motivando questa scelta con la necessità di salvaguardare la liquidità del Gruppo", hanno riferito i sindacati specificando che l'operazione coinvolgerà tutta la rete dei negozi in Europa.

In Italia in bilico ci sono i negozi in perdita prima della pandemia e considerati "non profittevoli", e già 17 punti vendita sarebbero da chiudere entro il prossimo 31 marzo in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna e Sardegna. Ieri, nel primo faccia a faccia dopo l'annuncio, il sindacato ha "stigmatizzato con forza la mancata condivisione nel metodo e nel merito" dell'annuncio aziendale: "Siamo fortemente preoccupati e arrabbiati", riassume Mattioli. Un prossimo incontro è in programma a brevissimo, già venerdì. Intanto, "colpisce la disinvoltura con cui parlano di persone come numeri. Certo i numeri c'erano come quelli del calo di fatturato, tuttavia, e stante anche il periodo in cui siamo, è una leggerezza che colpisce quella con cui si pensa di lasciare a casa delle persone...", dice Mattioli.

Il sindacato vorrebbe anche discutere di una serie di questioni che possono avere inciso sulla scelta arrivata dal quartiere generale in Germania di riorganizzare la rete di vendita. Ad esempio l'allargamento dei punti vendita rilevando le insegne 'Limoni': "Due anni fa hanno acquisito e ora dismettono...?". Peraltro, i negozi Douglas hanno avuto codici Ateco che permettevano di stare aperti durante i lockdown dato che vendono alcuni prodotti essenziali ed inoltre non sono all'interno di centri commerciali: ma non dappertutto si è scelto di farlo, e anche di questo il sindacato vuole discutere. Perché poi Douglas si sarebbe anche trovato a competere sull'online con concorrenti più avanti in questo settore. Insomma, come dire: non basta dire che è crollato il fatturato per via della pandemia, il sindacato vuole richiamare l'azienda alle sue 'responsabilità'. E "comunque vogliamo almeno trovare soluzioni condivise per gestire i processi di riorganizzazione che mettono a rischio centinaia di posti di lavoro. Serve - conclude Mattioli parlando alla 'Dire'- quella condivisione che è mancata". Una delle questioni da affrontare ora sarà anche l'estensione degli ammortizzatori.

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