rotate-mobile
Economia

Almaviva, 1.200 esuberi: "Rischio smobilitazione, dramma da evitare"

I sindacati lanciano l'allarme e chiedono l'intervento delle istituzioni per contrastare il rischio di ridimensionamento del call center, sul quale da tempo pende una richiesta di oltre mille licenziamenti: "I segnali negativi continuano"

I sindacati lanciano l’allarme e chiedono l’intervento delle istituzioni per contrastare il rischio di ridimensionamento del call center dell’azienda Almaviva a Palermo, sul quale da tempo pende una richiesta di esuberi per 1.200 unità. I segnali negativi continuano: Almaviva, pur avendo scelto di impiantare la sua  sede legale a Palermo, non presenta un piano di investimenti per il territorio siciliano, diserta gli incontri istituzionali,  non ha mai attivato i piani di formazione con i finanziamenti europei.

L’azienda, sostengono i sindacati, riuniti in una conferenza stampa all’Hotel Plaza, continua a annunciare l’invio su Palermo di commesse poco redditizie, come quella di Wind e l’assistenza mobile di Tim, che non consentono margini di crescita tali da far raggiungere al sito, che viaggia su valori medio-bassi di produttività, l’obiettivo del 21 per cento. Col risultato che, con le recenti evoluzioni nel settore dei call center che  riguardano  20 mila lavoratori in Sicilia, i primi a poter subire i contraccolpi  sono i 4 mila e più lavoratori palermitani di Almaviva,  6.500 su tutto il territorio. Anche il rinnovo a luglio del contratto di affitto della sede di via Cordova, e la riunificazione di tutti i dipendenti (i lap esclusi) è visto con  preoccupazione: pur con l’aggiunta di un nuovo spazio di 700 mq,  la sede di via Cordova non potrà a regime contenere tutti i lavoratori a tempo indeterminato, 3.400 unità, che fino a maggio 2016 sono sotto  contratto di solidarietà, tra il  25 e il 45 per cento.      

A denunciare lo stallo in cui si trova la vertenza e a sensibilizzare azienda e istituzioni affinché si diano da fare per una via di uscita alla crisi, sono stati oggi i segretari di Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso, il segretario Fistel Cisl  Aldo Seggio, il segretario Uilcom Uil, Giuseppe Tumminia e il vice segretario Ugl Aldo Rizzo.   I sindacati chiedono alle istituzioni una risposta immediata, che abbia come fine il radicamento dell’azienda sul territorio e il mantenimento dei livelli occupazionali. “Le responsabilità sono sia politiche che dell’azienda. La Regione è stata completamente sorda.  Un’assenza imbarazzante: il governo regionale  dimostra di non comprendere che  oggi questa è la più grossa realtà produttiva dell’Isola e non più il call center di vent’anni fa, formato da ragazzi che dovevano con questo lavoro sostenersi negli studi.  

Al Comune, che con il sindaco Orlando e l’assessore Marano, sono stati vicini alla nostra vertenza, chiediamo – hanno scritto i sindacati nella richiesta di incontro -  di non fermarsi e di riconvocare il tavolo con l’azienda per trovare soluzioni al paventato dramma occupazionale che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane sul territorio palermitano. Alle istituzioni diciamo che abbiamo bisogno di una attenzione politica attiva, verso questa realtà”. 

Slc, Fistel, Uilcom e Ugl  temono un nuovo “caso Fiat”: “Un sito  costretto a diventare sempre meno produttivo, dove i costi superano i profitti e dove vengono lavorate solo le commesse meno performanti. In passato c’è stata attenzione per questo call center. Oggi non la vediamo più”. Il sindacato, dopo la firma dell’accordo sui contratti di solidarietà che ha evitato i licenziamenti, paventa l’effetto Job Acts: “Noi abbiamo aiutato l’azienda con la riduzione del salario. I lavoratori stanno sopportando un peso immane. Dopo questi sacrifici, non  consentiremo che si licenzi a Palermo, colpendo  lavoratori che nel frattempo hanno messo su le loro famiglie, per assumere nuova manodopera altrove”. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Almaviva, 1.200 esuberi: "Rischio smobilitazione, dramma da evitare"

PalermoToday è in caricamento