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Martedì, 26 Settembre 2023
Diretta

Trent'anni fa la bomba in via D'Amelio: la diretta degli eventi per ricordare Borsellino

Tutti gli appuntamenti in memoria del giudice e dei cinque agenti di scorta che persero la vita il 19 luglio 1992

Sono passati trent'anni da quando quell'esplosione ruppe il silenzio di un tranquillo pomeriggio d'estate. Era domenica 19 luglio, e alle 16,58 in via D'Amelio fu l'inferno. Una 126 rossa imbottita di esplosivo fu fatta saltare in aria uccidendo il giudice Paolo Borsellino - che era andato a fare visita a sua madre - e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, che al momento dell'esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta. Il tutto avvenne poco meno di due mesi dopo dalla strage di Capaci. 

Le iniziative del Movimento Agende Rosse e del centro studi Paolo e Rita Borsellino avranno iniziò di mattina con "Coloriamo Via D’Amelio" e si concluderanno con una fiaccolata da piazza Vittorio Veneto al luogo della strage. In Questura sarà deposta una corona d'alloro dal capo della polizia, alle 11 Lorefice celebrerà una messa. Ma sono tanti gli eventi in programma oggi. Li seguiamo con una diretta no stop.

Le manifestazioni in programma

Commemorazioni per Borsellino: strade chiuse e divieti di sosta

Claudio Fava: "Molti sono lì per fare le passerelle"

"19 luglio, trent'anni dalla strage di via d'Amelio. Una giornata di silenzio, di rispetto per il dolore sulle molte verità negate, offese, derise. Una giornata senza politica, senza impegni elettorali, senza passerelle. Così avevamo deciso. Così faccio io. La Commissione Antimafia sotto la mia presidenza è stata l'unica istituzione politica ad aver lavorato per anni, producendo due relazioni, sull'indecenza del depistaggio. Eppure non sarò a Palermo, non passerò da via D'amelio, non proporrò iniziative per le primarie. Giusto così. Poi leggo un volantino. E scopro che stasera a Palermo ci sarà un ricco dibattito sulle stragi, con Pif, Scarpinato, Ranucci... Tra i relatori anche il segretario del PD Barbagallo e la candidata alle primarie Caterina Chinnici. Ne sono dispiaciuto. La scelta, condivisa, di fare un passo di lato in questa giornata alla fine l'ho rispettata solo io. E ne sono felice. C'è un tempo per dire, per far campagna, per essere presenti. E c'è un tempo per farsi da parte. Oggi bisognava farsi da parte. Io l'ho fatto, altri no. Amen". Lo dichiara Claudio Fava, candidato alle primarie del centrosinistra.

Pietro Grasso: "Il nostro paese ha diritto alla verità"

"Sappiamo che c'è una prescrizione che può coprire una fase giudiziaria, ma la verità storica si può sempre ricostruire. Il nostro paese ha diritto alla verità, ha diritto alla libertà, mentre qui ci sono cose assurde". Lo ha detto Pietro Grasso parlando al convegno 'Parlate di mafia' organizzato da Fdi. "Perché ci fu l'accelerazione della strage di via d'Amelio?", dice. "Persone con la borsa di Borsellino non sono stati capaci di fornire un contributo alla verità". 

Via D'Amelio, M5S: "Tra incertezze e depistaggi, oggi commemoriamo la più grande vergogna del Paese"

"Oggi si commemorano dei servitori dello Stato ma si commemora anche la più grande vergogna del Paese, dovuta alla mancanza di verità sulla strage di via d’Amelio". A dichiararlo sono i deputati del gruppo M5S all’Ars. “Tra incertezze, depistaggi e lungaggini processuali - dicono i portavoce M5S - quella di via d’Amelio con le sue vittime è la pagina più buia della nostra storia recente. Servitori dello Stato come Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta sono stati lasciati soli prima della loro morte ma anche dopo. Più che per commemorazioni e rituali passerelle questa giornata serva a riflettere sull’importanza di trasmettere i valori della legalità e del rispetto alle giovani generazioni” concludono i deputati del Movimento 5 Stelle.

Borsellino, Fico: "Piena verità deve essere priorità per il nostro Paese"

"Trent'anni fa, il 19 luglio 1992, nell'esplosione di un'autobomba collocata in via D'Amelio a Palermo, rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino insieme ai componenti della sua scorta, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Profondo fu il dolore e l'indignazione che provò il Paese intero alla notizia che l'efferata strategia stragista della criminalità organizzata aveva portato via un altro magistrato, un uomo di Stato che aveva contribuito in maniera determinante ad imprimere una svolta nella lotta alla mafia". Lo dice il presidente della Camera, Roberto Fico, in occasione del trentesimo anniversario della Strage di via D'Amelio.

"La strage- aggiunge-, consumatasi a soli cinquantasette giorni di distanza da quella di Capaci, ha provocato una lacerazione profonda nel nostro Paese. In ogni casa, di fronte allo scorrere delle immagini di via D'Amelio sventrata, tutti provammo un forte senso di smarrimento. La nostra democrazia ha però resistito. È riuscita a farlo aggrappandosi proprio alle figure di uomini come Borsellino, al loro rigore, al loro coraggio, al loro impegno. Penso alla preziosa azione investigativa e giudiziaria di forze dell'ordine e magistrati, al perfezionamento della normativa antimafia, agli interventi in materia di giustizia sociale. Ma soprattutto le idee e l'esempio di Borsellino e Falcone hanno motivato un vasto movimento civile e associativo desideroso di riscatto e dedito alla diffusione di una rinnovata mentalità di impegno e cura del bene comune".

"Anche se oggi la mafia è molto diversa dal nemico di allora- dice ancora Fico-, la sua capacità di insinuarsi e di infettare tutti i settori della società richiede ancor di più il contributo di tutte le forze migliori delle istituzioni, della politica, della società civile. E richiede quello stesso coraggio, quella stessa determinazione, quello stesso forte senso dello Stato che hanno sempre ispirato il giudice Borsellino e che devono continuare ad essere la nostra stella polare contro ogni forma di sopruso e illegalità. Voglio infine rivolgere un pensiero alla famiglia Borsellino, il cui dolore in questi 30 anni è stato amplificato dalla mancata risposta a tanti interrogativi sulla strage di Via D'Amelio e dagli insopportabili depistaggi. Fare piena luce, assicurare una piena verità giudiziaria e storica deve essere per il nostro Paese una priorità assoluta".

Floridia (M5S): "I giovani grande speranza di cambiamento"

Floridia (M5S): "I giovani grande speranza di cambiamento"

“La vera speranza per l’Italia sono le giovani generazioni che devono rendere propri i valori della legalità e del rispetto. Dobbiamo lavorare su quello, per migliorare il nostro Paese. A trent'anni dalla strage, fra mancate verità e politici ambigui, investire sulla libertà dei giovani è la priorità”. A dichiararlo è la sottosegretaria di Stato all’Istruzione Barbara Floridia, oggi in lizza per le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Siciliana per il campo progressista. “Gli eroi dello Stato - sottolinea ancora Floridia - si onorano ogni giorno, con i propri comportamenti e la propria rettitudine. Una linea che dovrebbero seguire tutti i politici".

Borsellino, De Magistris: "Fu strage di Stato eseguita da mafia militare"

"In via D'Amelio anche quest'anno, a trent'anni dalla strage che dilaniò Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, perché non si deve dimenticare e si deve lottare per verità e giustizia. Fu una strage di Stato, eseguita dalla mafia militare e voluta dalla mafia che voleva divenire sempre più Stato". Lo afferma Luigi de Magistris che è oggi a Palermo per partecipare alle commemorazioni della strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.

"Paolo Borsellino - dice - fu tradito dallo Stato perché aveva intuito che lo Stato stava tradendo. Il cancro italiano è la corruzione e la borghesia mafiosa. Fuori la mafia dallo Stato!".

Borsellino, Gasparri: "Molti prima di parlare dovrebbero spiegare e scusarsi"

"Nel rendere onore a Paolo Borsellino e ad Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina, a 30 anni dalla strage di via D'Amelio, ricordiamo che la principale causa di quel massacro da parte della mafia, fu l'inchiesta 'mafia e appalti', svolta da Borsellino in stretta collaborazione con i carabinieri del Ros". Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. "Una inchiesta fondamentale - dice - che fu assurdamente archiviata dalla magistratura di Palermo nell'agosto del 1992, a pochi giorni dalla strage. Una decisione grave e inquietante, che vanificò il prezioso lavoro investigativo di Paolo Borsellino e dei carabinieri. Sotto quella richiesta di archiviazione si leggono firme 'eccellenti' di esponenti della magistratura che ancora oggi continuano a 'tuonare' nei convegni e davanti a telecamere compiacenti come quelle di 'Report'. Di questo non si parla mai. Il primo e vero depistaggio fu quello. Attuato dentro il palazzo di giustizia. Si parta da questo scandalo, mai evocato, per capire che alcuni, prima di sproloquiare, dovrebbero spiegare e scusarsi. Ma invece loro parlano, parlano...".

Trentennale via D'Amelio, l'assessore Samonà: "Noi, giovani di ieri, abbiamo imparato la sua lezione"

“Oggi, come ogni anno, sarò presente alla Fiaccolata che partirà da piazza Vittorio Veneto per concludersi in via D’Amelio: per testimoniare, ancora una volta, che Paolo vive nel gesto quotidiano che ogni cittadino compie per amore della nostra Terra; vive in ogni atto di buona amministrazione che chi governa, a qualsiasi titolo, è chiamato a porre in essere; vive nel dolore e nella speranza di una Sicilia che piange i propri figli caduti e si rimbocca le maniche per costruire un futuro di bellezza e di libertà”. Lo dichiara l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, in occasione del trentennale del tragico attentato mafioso che spezzò la vita di Paolo Borsellino e dei ragazzi della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.

“Un attentato – sottolinea Samonà - che è ancora oggi una ferita aperta sulla pelle dei siciliani onesti, che costituiscono la stragrande maggioranza. Restano scolpite nella mia memoria le parole che il magistrato Paolo Borsellino, ospite di un dibattito, pronunciò a Siracusa, nel settembre del 1990, nel corso della festa nazionale del Fronte della Gioventù. Quell’uomo, fedele servitore dello Stato, spronava noi giovani a credere sempre nei nostri ideali incitandoci a fare la nostra parte nella società. “Potrei anche morire da un momento all’altro – ci disse in quell’occasione – ma morirò sereno pensando che rimarranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono: ecco, in quel caso, non sarò morto invano”.

"Noi, giovani di ieri - prosegue l'assessore Samonà - non abbiamo ceduto alla mafia: abbiamo continuato a fare la nostra parte, a schiena dritta, con giustizia e senso di responsabilità per rendere la nostra Terra libera dalla mafia e dal malaffare.
E oggi, a trent’anni da quella strage, continuiamo a chiedere verità e giustizia per fare luce sulla strage e sui depistaggi successivi".

Maria Falcone: "Continuare a pretendere la verità"

Maria Falcone: "Continuare a pretendere la verità"

“Nel ricordare oggi Paolo Borsellino, il suo straordinario esempio di uomo e di magistrato, il suo sacrificio torniamo a chiedere la verità piena sulla sua morte e sulla morte dei suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano”. Lo dice la professoressa Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione a lui intitolata, nel trentesimo anniversario della strage di Via D’Amelio.

“Da cittadini - conclude - abbiamo il dovere di non rassegnarci, di continuare a pretendere che sia fatta luce su uno degli episodi più gravi della storia recente: lo dobbiamo ai nostri caduti e al nostro Paese. Il tempo trascorso non sia un alibi per nessuno”.

Salvatore Borsellino: "Trent'anni senza verità, farta carta straccia del lavoro di Paolo e Giovanni"

Centro studi Pio La Torre: “Sulle stragi il nostro dovere è cercare la verità ad ogni costo”

Centro studi Pio La Torre: “Sulle stragi il nostro dovere è cercare la verità ad ogni costo”

“Sulle stragi il nostro dovere è cercare la verità ad ogni costo. La prescrizione è sempre una sconfitta”. Lo ha detto la nuova presidente del Centro studi Pio La Torre, Loredana Introini. “Ho incontrato per la prima volta Agnese e Manfredi Borsellino – ha aggiunto Introini - ad una iniziativa svolta nel settembre del 1992 e la sensazione che ricordo, come cittadina e palermitana, era di un profondo senso di colpa verso un ragazzo ed una famiglia distrutta per una strage annunciata, come troppe volte era già accaduto in Italia e della responsabilità politica delle persone inserite nelle istituzioni di quel periodo. Oggi, a trent’anni dalla strage in cui oltre a Paolo Borsellino persero la vita Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina - con un unico sopravvissuto, Antonio Vullo - leggiamo che la sentenza sul depistaggio della strage di Via D’Amelio, che rispettiamo, e di cui aspettiamo le motivazioni, contiene al proprio interno addirittura delle prescrizioni”. 

“La prescrizione è sempre una sconfitta: per lo Stato, perché non può punire i colpevoli, per l'imputato stesso perché viene 'assolto' solo per una questione di tempo e non perché dichiarato innocente e soprattutto per le vittime, perché non ottengono giustizia – conclude la presidente Loredana Introini - Nel caso specifico, questa sentenza, a distanza di 30 anni, rende responsabili tutti noi cittadini nel continuare ad impegnarci per mantenere alta l’attenzione sulla scoperta della verità anche per le famiglie distrutte dalla strage di Via D’Amelio e che ancora aspettano giustizia”.

Borsellino, Cisl Sicilia: "Anno dopo anno sempre cordoglio, pena e lutto"

Trent'anni fa la Sicilia viveva la stagione delle stragi di mafia. E trent'anni come oggi, alle 16,58 del 19 luglio 1992, l'esplosione di via D'Amelio spazzava via, assieme alla Fiat 126 imbottita di tritolo lì posteggiata, la vita di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. "Il sacrificio di quegli uomini, a Capaci prima in via D'Amelio poi, non lo dimenticheremo mai", le parole di Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia. Anzi, il rinnovarsi delle scadenze, anno dopo anno, "rinnova puntualmente in noi il sentimento di cordoglio, di pena, di lutto per quello che è accaduto".

E ad addolorare tutti, rimarca il sindacato, è pure il senso di frustrazione per le ombre che ancora oggi si allungano su quei fatti, "tra misteri, anomalie, depistaggi. Interrogativi che restano irrisolti nonostante cinque processi in trent'anni. E decine di sentenze". Il mondo del lavoro terrà sempre viva la memoria di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone e di tutte le vittime delle stragi mafiose, ripete la Cisl. Per la quale "per puntare a uno sviluppo autentico dell'Isola, libero da mafie e ricatti malavitosi, al centro dell'azione politica vanno messi la cultura della legalità e assieme logiche di investimento produttivo e misure di inclusione e tutela sociale. E' questo che anche oggi rivendichiamo", scrive il sindacato. "Ed è questo che ci aspettiamo da tutti i governi, nel presente e nel futuro. In sede locale, regionale e nazionale".

Trent'anni fa la Strage di via D'Amelio, Lagalla: "Amarezza per una verità che ancora stenta a emergere"

Trent'anni fa la Strage di via D'Amelio, Lagalla: "Amarezza per una verità che ancora stenta a emergere"

"A trent’anni dalla strage di via D’Amelio, il 19 luglio resta ancora oggi un momento di profonda riflessione e celebrazione del sacrificio del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina". A parlare è il sindaco Roberto Lagalla che ricorda i fatti del 19 luglio 1992.

Il sindaco ha partecipato alla deposizione della corona sulla lapide in ricordo delle vittime della strage di via D'Amelio e di Capaci, al reparto scorte della Caserma Lungaro.

"Con coraggio e alto senso del dovere - ha detto - hanno pagato con la vita il loro contrasto ad un sistema mafioso che in quel periodo ha messo in atto il più feroce attacco al cuore dello Stato e delle istituzioni. Nel trentennale della strage e alla luce dei recenti fatti, oltre ad un dolore che rimarrà per sempre indelebile, resta l’amarezza per una verità che ancora stenta a emergere su uno dei fatti più inquietanti della storia della Repubblica. Una verità legittimamente attesa dai familiari di Paolo Borsellino e delle vittime di questo attentato, alle quali esprimo oggi tutta la mia vicinanza. Ma è anche una verità che sia le istituzioni sia la società civile non devono mai stancarsi di ricercare".

E aggiunge: "Ciascun cittadino ha il dovere di mantenere vivo il ricordo dei martiri della lotta alle mafie, ai quali oggi è rivolto il nostro pensiero, attraverso l’impegno quotidiano in una battaglia per la legalità che deve coinvolgere tanto le comunità locali, quanto i loro amministratori. È necessario andare oltre i momenti celebrativi e dare vita ad azioni concrete. Tra i miei prossimi impegni vi sarà anche quello di costituire un Organismo indipendente per il contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose nella Pubblica Amministrazione. Un organismo che supporti l’attuale Piano anticorruzione varato da tutti i Comuni sotto la vigilanza dell’Anac e che ne amplia le capacità operative, svolgendo anche compiti assegnati ai nuclei antiriciclaggio già previsti dalla legge ma ancora non attuati".

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