"Gestivano la filiera della droga allo Zen", 23 condanne
Si tratta del processo nato dall'operazione "Teseo", messa a segno dai carabinieri. Ricostruite le dinamiche dello spaccio con un giro d'affari fino a 2.500 euro al giorno. I pusher lavoravano h24 su turni e i capi controllavano che tutto filasse liscio
Si è chiuso con 23 condanne e neppure un'assoluzione il processo nato dall'operazione antidroga "Teseo", messa a segno dai carabinieri allo Zen a febbraio. I militari della compagnia di San Lorenzo avevano ricostruito le dinamiche dello spaccio nel quartiere individuando ruoli e competenze in quella che sembrava una vera e propria catena di montaggio. Dalle indagini è emerso un giro d'affari vertiginoso: anche fino a 2.500 euro al giorno.
Le condanne
Antonino Mazza deve scontare 8 anni; Massimiliano Zarcone 6 anni; Salvatore Catanzaro 6 anni; Salvatore Bonura e Benedetto Moceo 5 anni e 4 mesi; Elena Billeci 2 anni e 4 mesi. Nunzio Brancato, 3 anni e 2 mesi; Francesco Cataldo e Calogero Chianello 2 anni e 8 mesi; Benedetto D’Amico 3 anni e 2 mesi; Francesco Paolo D’Amico 2 anni e 4 mesi; Roberto Di Cara 2 anni; Marcello Di Maria un anno e 8 mesi; Alessandro Favarotta 4 anni e 4 mesi; Ignazio Ferrante 2 anni; Davide Ficarrotta 2 anni e 6 mesi; Gianluca Gennaro, 3 anni e 4 mesi; Salvatore Lombardo 5 anni; Gabriele Mazza 3 e 2 mesi; Paolo Puleo 4 anni e 2 mesi; Salvatore Rappa 3 anni; Alessandro Teresi 3 anni e 4 mesi; Antonino Zarcone 4 anni e 4 mesi.
Così si vendeva la droga
Giovani vedette erano in costante contatto telefonico con gli spacciatori per avvisarli dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. I vertici "governavano" dai padiglioni di via Pensabene. Telefonini vietati, accordi "sicuri": il pusher aggaciava il cliente, poi andava a recuperare la droga. L'"utente" consegnava i soldi a un altro spacciatore. E quella cassa continua che si alimentava ogni 100 euro di incasso. Gli acquirenti arrivavano da tutta Palermo ma anche da Catania.
Lo spaccio anche davanti ai bimbi
A guidare pusher e vedette c'era una regia comune che pretendeva la condivisione degli obiettivi. Si spacciava a cielo aperto, anche davanti alla scuola Falcone (in questo caso il pusher incaricato era un minorenne, proprio per passare inosservato ndr).
Nulla è casuale
La droga veniva custodita in nascondigli diversi in base alla tipologia e confezionata secondo modalità precise e costanti nel tempo (stecchette di hashish, bustine di marijuana, piccoli involucri a goccia per la cocaina). Per lo spaccio c'era chi copriva il "turno" la mattina, chi "lavorava" l’intero pomeriggio fino alla sera, e poi c'era il "notturno" fino alle 8 dell'indomani. Uno scambio di lavoro scandito dal classico “passaggio di consegne”, con il conteggio e l’eventuale ripartizione delle dosi avanzate e del denaro ricavato tra "smontanti" e "subentranti".