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Cronaca

"Giovani modelle violentate e perseguitate", depone una vittima: solo 5 saranno parte civile

Entra nel vivo il processo a carico di Salvatore Luca Longo, 37 anni, titolare della "Umilty Modelsharing Organization", che per decisione dei giudici si svolgerà però a porte chiuse. Meno di un terzo delle ragazze che sarebbero state molestate si costituisce. Da sentire circa 150 testimoni

Entra nel vivo il processo a carico di Salvatore Luca Longo, 37 anni, titolare della "Umilty Modelsharing Organization" finito ai domiciliari il 18 dicembre del 2020, con le accuse di violenza sessuale e stalking: secondo la Procura, avrebbe abusato di alcune modelle e promoter, anche minorenni, ma avrebbe anche perseguitato diverse ragazze quando si sarebbero sottratte alle avances o avrebbero deciso di interrompere il rappporto di lavoro con lui. Soltanto 5 (sulle 18 persone offese inviduate dagli inquirenti) si sono però costituite parte civile. La prima presunta vittima è stata sentita qualche giorno fa.

Processo a porte chiuse

Il processo si preannuncia complesso: sono circa 150 i testimoni citati in tutto dalla Procura e dalla difesa. Per decisione dei giudici della seconda sezione del tribiunale il dibattimento si svolgerà "per gli argomenti trattati" a porte chiuse. Neppure i giornalisti, quindi, potranno seguire le udienze.

La difesa dell'imputato: "Ho solo esagerato coi messaggi"

L'imputato, assistito dagli avvocati Marco Passalacqua e Marco Traina, ha sempre respinto le accuse, negando gli abusi sessuali e ammettendo soltanto di avere forse "esagerato con i messaggi, ma era un periodo difficile ed ero esasperato per le difficoltà lavorative". Per lui il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi ed i sostituti Giorgia Righi, Ludovica D'Alessio, Maria Rosaria Perricone e Giulia Amodeo avevano chiesto ed ottenuto il giudizio immediato.

La presunta vittima: "Mi mise una mano sulla coscia"

La prima presunta vittima (che non è parte civile ed era minorenne all'epoca dei fatti), un'aspirante modella, ha riferito di aver incontrato Longo soltanto 5 volte. L'imputato le avrebbe proprosto di fare volantinaggio allo stadio ("mi diede 10 euro per 3 ore di lavoro"). Avrebbe visto l'imputato però anche a casa sua, all'Uditore, quando questi avrebbe organizzato una piccola festa. In quella circostanza lui le avrebbe messo una mano sulla coscia, che lei avrebbe scostato. Sarebbe poi rimasta lì ancora per un po' e avrebbe mantenuto ancora i rapporti (attraverso chat e messaggi) con l'imputato. Poi, a marzo del 2020, l'emergenza sanitaria aveva bloccato tutte le attività e alla fine avrebbe deciso di non lavorare più per quell'agenzia. Dopo la deposizione della giovane il processo è stato rinviato a marzo per sentire altre presunte vittime.

"Ciao bambola, gattina mia..."

"Ciao bambola, gattina mia, sembri una bella Ford Puma doppio airbag, non ci sono ragazze così sensuali alla tua età...", così avrebbe scritto Longo ad una delle ragazze. E ancora: "Manco un bacino mi mandi per le foto che ti ho mandato, monellina, senza bacini dormo male". Per l'accusa è in questo modo che si sarebbe presentato l'imputato e poi, in diversi casi, avrebbe allungato le mani, toccando seni e cosce, ma anche costringendo - secondo la ricostruzione della Procura - alcune delle giovani reclutate ad avere rapporti sessuali con lui.

"Dio punisce le persone cattive"

Quando le presunte vittime avrebbero cercato di prendere le distanze, Longo non avrebbe esitato a minacciarle: "Dio è grande e punisce le persone cattive" e "se avete timore di Dio chiedete scusa o pagherete i danni di immagine almeno per diecimila euro con una bella denuncia". E sarebbe passato anche agli insulti: "Sei il Covid, sei infettata, ci vorrebbe una bella quarantena per te", avrebbe scritto per esempio. Le ragazze hanno riferito agli inquirenti di aver ricevuto valanghe di telefonate e messaggi, anche di notte.

L'indagine partita dalla denuncia di una mamma

A far scattare l'indagine era stata la madre di una ragazzina, che si era presentata al commissariato Libertà e aveva raccontato che Longo avrebbe minacciato lei e la figlia, spiegando che il suo comportamento sarebbe sembrato strano sin dall'inizio: "Faceva domande sulla vita privata di mia figlia e promesse di lavoro immediate senza neanche averla vista. Quando mia figlia l'ha bloccato su Whatsapp, ha cominciato a inviare messaggi a tutte le ore e mi aggrediva con scritti diffamanti".

Il "codice di comportamento" e le minacce

Secondo gli investigatori, Longo avrebbe usato sempre lo stesso metodo e sarebbe arrivato ad imporre un "codice di comportamento" alle ragazze che lavoravano con lui: avrebbero dovuto mandargli sempre il buongiorno e la buonasera ed essere disponibili anche al di fuori dell'orario di lavoro: "Invece di uscire e divertirti con il tuo ragazzo - avrebbe scritto l'imputato a una delle presunte vittime - il tuo dovere è solo studiare e senza ragazzo, perché sono due mesi che fai le cose male, sappilo". E poi l'avrebbe minacciata: "Preferite in studio o presso i carabinieri? Posso avvisare il maresciallo?" o "fai venire il tuo ragazzo di presenza, così gli rompo i c...".

"Mi ha portata in camera e mi ha chiesto di fargli le coccole"

Una delle ragazze ha riferito che l'imputato l'avrebbe chiusa a chiave nella sua abitazione e portata in stanza da letto, chiedendole di sdraiarsi e di fargli "le coccole". Lei lo avrebbe respinto, ma Longo l'avrebbe spinta sul letto, palpandole il seno, i glutei, le parti intime, baciandola sul collo e in bocca e costringendola poi a un rapporto orale.

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