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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le accuse al medico Marcello Grasso: "Per curarci ci faceva ballare nude e ci toccava, ci ha plagiate..."

Le denunce di due giovani contro il neuropsichiatra e il loro difficile percorso per rendersi conto degli abusi che avrebbero subito. "Sono entrata da paziente ansiosa e nelle sue mani sono diventata una modella di nudo, mi palpava il seno e le parti intime: stavo meglio, ma ero a disagio". "Diceva di osare e essere attiva per guarire, ma mi ripugnava"

"Paralizzate", "incapaci di reagire", "fortemente a disagio". E' così che si sarebbero sentite le due giovani pazienti di cui avrebbe abusato il noto neuropsichiatra Marcello Grasso, fratello dell'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, quando - con molta gradualità e dopo lunghe "conversazioni analitiche" - le avrebbe fatte ballare nude o solo con gli slip, fotografandole, anche in abiti succinti e costumi burlesque, oppure quando le avrebbe massaggiate e baciate sui seni, toccandole anche nelle parti intime e chiedendo: "Ti piace così? Più veloce? Provi piacere?".

La terapia "sensoriale" e il presunto plagio

Una terapia "sensoriale", quella del medico rinviato a giudizio in questi giorni, che le due presunte vittime avrebbero accettato, ritenendo di essere così riuscite ad accettarsi, a risolvere problemi di depressione, ansia e attacchi di panico, a "superare limiti" e un rifiuto della sessualità. Salvo rendersi conto poi, come hanno denunciato, "di essere state completamente plagiate dal dottore Grasso", del quale entrambe si fidavano ciecamente, da un punto di vista umano e professionale: "Mi sentro presa in giro, arrabbiata", ha detto una di loro agli inquirenti dopo aver scoperto da un'intercettazione che l'imputato avrebbe parlato dei suoi incontri sessuali con lei ad un altro paziente.

"Ero una paziente depressa, con lui sono diventata una modella di nudo"

Nelle denunce delle ragazze, che risalgono a febbraio ed aprile scorsi, emerge tutto il travaglio per arrivare a prendere consapevolezza di aver subito una violenza sessuale, il sentirsi "stupide" per non essersene accorte e non aver saputo difendersi. Tanto che una di loro, sentita una prima volta, non ha voluto inizialmente neppure procedere contro il neuropsichiatra, convinta di aver "programmato e deciso" ogni cosa avvenuta nel suo studio di via Calvi. Poi ha trovato il coraggio di rivalutare i sei anni di terapia con Grasso e di raccontare anche che una volta "all'improvviso mi ha messo le mani nelle mutande, dicendo che era per verificare se i miei problemi non derivassero dalla tecnica sbagliata del mio ragazzo". L'altra ha invece sintetizzato così il suo percorso: "Sono arrivata lì da paziente ansiosa e depressa e nelle mani di Grasso sono diventata una modella di nudo glamour". Entrambe sono assistite dall'avvocato Monica Genovese.

La difesa: "Le aiutavo a recuperare l'autostima"

Grasso, attraverso i suoi avvocati, Vincenzo Lo Re e Fabrizio Biondo, ha respinto tutte le accuse spiegando di aver preso a prestito alcune tecniche dal teatro per aiutare le pazienti a ritrovare la loro autostima. Per lui il sostituto procuratore Giorgia Righi, che ha coordinato le indagini della squadra mobile individuando anche una presunta terza vittima, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Il processo inizierà a novembre.

"Avevo attacchi di panico, lui era gentile e cortese"

La prima a presentarsi al commissariato Libertà, il 13 febbraio, è una studentessa universitaria, che - vittima di ansia e attacchi di panico - avrebbe iniziato la terapia con Grasso nel 2018. "Era gentile e cortese, mi piacque subito il suo approccio terapeutico", mette a verbale. Prima il medico avrebbe puntato su "lunghe conversazioni analitiche, precrivendomi degli ansioliticoi", ma "ad inizio 2019, io ero molto migliorata nell'umore, virò la tipologia terapeutica: volle aggiungere lo scatto di foto al volto per mostrarmi la mia diversità espressiva quando entravo e quando uscivo dallo studio".

"Mi propose i costumi succinti, miglioravo ma ero a disagio"

"Dopo altri sei mesi circa - prosegue la giovane - per migliorare la mia percezione fisica, che io sottovalutavo per via del mio seno poco prosperoso, Grasso mi propose di indossare dei costumi succinti, con collane, guanti, corpetti, cappelli, come se dovessi interpretare un personaggio burlesque. Cosa che facevo e migliorava la mia autostima. C'era la musica e ballavo. Lui restava seduto e mi guardava. Miglioravo - spiega - ma percepivo un disagio crescente nell'espormi e nel fare questa terapia".

Le foto a seno nudo: "Vedi come sei venuta bene?"

Poi si sarebbe passati agli scatti anche con i costumi, finché, dopo il primo lockdown, l'imputato avrebbe proposto alla studentessa "una nuova terapia 'sensoriale', con sfioramenti delle braccia, del viso" e "le sue mani mi toccavano, usava anche un 'ragnetto sensoriale' e una pallina antistress". La ragazza ammette che "stavano svanendo la depressione e l'ansia dalla mia vita" e sarebbe rimasto solo una difficoltà ad accettare le dimensioni ridotte del suo seno. "Nell'estate 2020 - prosegue - la terapia virava però in un ambito ancora più spinto, fino a ritrovarmi stesa su un lettino con il dottore Grasso che mi diceva: 'Sei in un contesto protetto e qui nessuno può giudicarti'. Iniziò a scattarmi foto a seno nudo ed ero consenziente. Poi mi ritrovai solo con gli slip e Grasso che mi diceva come mettermi e mi scattava foto. Insomma ero una modella di nudo glamour nelle sue mani. Poi commentavamo insieme le foto e lui diceva: 'Vedi come sei venuta bene? Non hai nulla di cui vergognarti'".

"Provavo imbarazzo, mi toccava e mi chiedeva: 'Provi piacere?'"

La studentessa spiega anche, però, che "i miei sentimenti erano contrastanti, avvertivo molto imbarazzo e disagio nel ballare col vestito burlesque e nel fare foto quasi nuda, ma non vedendo nel mio medico atteggiamenti sconvenienti, mi affidavo totalmente a lui". Nell'autunno successivo, Grasso avrebbe avuto voglia di "farmi abbandonare il mio retaggio culturale fatto di pregiudizi e dogmi per migliorare le mie relazioni, che comunque andavano benissimo. Così mi sono ritrovata stesa sul lettino dello studio, nuda in slip, col dottore Grasso che mi palpava entrambi i seni con le mani, durava minuti. Mentre mi palpeggiava diceva: "Cosa stai provando? Provi piacere? Anche la zona pelvica è una zona erogena che può essere stimolata'. Mi toccava anche le gambe, sfiorandomi linguine".

"Mi baciava, ma non l'ho respinto..."

A dicembre, dice ancora la presunta vittima, l'imputato avrebbe iniziato ad accompagnare "il massaggio ai miei seni nudi con dei baci e succhiando i miei capezzoli. Mi invitava a porgergli il mio seno alla bocca. Può sembrare strano - afferma - ma non ebbi una reazione violenta o di respingimento, non volevo condannare e fraintendere una 'terapia' fatta da un medico che fin dai primi palpeggiamenti aveva migliorato il mio stato di salute. Non provavo piacere, ma oggi posso dire di essere stata completamente plagiata".

Gli scatti audaci e le mani negli slip: "Vuoi farlo tu?"

La situazione sarebbe precipitata l'8 febbraio scorso: "In slip, mi ha fatto mettere sulla sua scrivania e mi fotografava, alcuni scatti erano molto audaci e ha iniziato a massaggiarmi tutto il corpo. Chiudevo gli occhi perché avvertivo molto pudore e vergogna. Mi massaggiava i seni con entrambe le mani, appoggiava e succhiava con la sua bocca i miei capezzoli, le sue mani scendevano negli slip e sentivo le sue dita, mi diceva: 'Ti piace così? Va bene ? Più veloce?' ha continuato per diversi minuti, non volevo più aprire gli occhi, non sapevo reagire a quello che stavo subendo. Poi mi ha detto: 'Se vuoi puoi continuare da sola, mentre io me ne vado nell'altra stanza'. Non provavo assolutamente piacere mentre mi toccava né riuscivo ad allontanarlo. Ero bloccata dall'evento. Mentre mi toccava mi diceva: 'Vuoi farlo tu? Così mi fai vedere come provi piacere?'".

"Sto malissimo e ho deciso di denunciare"

E' solo dopo che la giovane avrebbe preso coscienza dell'accaduto: "Mi sono rivestita e sono caduta in un mutismo che non mi riconoscevo. Ho pagato 50 euro, come tutte le altre volte e sono tornata casa. Ero inquieta, soffrivo senza avere il coraggio di dire nulla a nessuno". Il 12 febbraio, "sfinita, raccontavo della violenza subita a delle amiche e con la mia famiglia, ho deciso di denunciare. Per quanto assurdo possa sembrare - conclude - non sono mai riuscita a respingere decisamente le violenze del dottore Grasso perché vedevo che aveva nettamente migliorato le mie condizioni di salute, perché aveva debellato la depressione e le ansie che costellavano la mia vita".

"Spogliarelli e palpeggiamenti, ma ero sempre io a decidere"

L'altra giovane ha invece frequentato Grasso per sei anni ed è stata individuata grazie ad un'intercettazione nello studio del medico. Convocata dagli investigatori il primo aprile, ha raccontato che era ancora in cura dal medico, con un percorso iniziato quando aveva 21 anni. Ha spiegato ciò che accadeva durante le sedute - anche in questo caso balli, spogliarelli, sfioramenti e massaggi, con l'imputato che si sarebbe anche tolto la camicia e le avrebbe chiesto di essere "attiva", di "osare", ma rimarcando sempre che "c'era il mio consenso", "ero sempre io a decidere". Per questo non ha ritenuto di dover sporgere denuncia. Cosa che ha fatto invece il giorno successivo, "a mente più serena", perché "mi sono accorta di essere stata plagiata".

"Parlavamo tantissimo, anche della mia chiusura verso la sessualità"

La giovane avrebbe sofferto di ansia sin dal liceo, cosa che sarebbe peggiorata per "una relazione tossica con un ragazzo geloso e possessivo" e "la rigidità dei miei genitori", tanto da rifiutare il contatto fisico e la sessualità. "Inizialmente - spiega - con il dottore Grasso abbiamo parlato tantissimo. Io stavo male, piangevo, avevo difficoltà a fare tutto, ero distrutta, all'università non riuscivo a studiare. Ho parlato con il dottore Grasso anche di un altro problema, di chiusura verso la sessualità, così abbiamo deciso di adottare una terapia che mi slegasse dal concetto di maschio, che io definivo cattivo, cioè per me il maschio utilizzava la sessualità per trattenermi, per prevaricarmi". 

"La cura si basa anche sulle carezze, ma concordavamo tutto"

Spiega poi: "Sul piano pratico, i nostri incontri si svolgono con il contatto fisico, con carezze sul corpo. La seduta è concordata, parliamo di tutto, c'è sempre una discussione sul problema e poi una parte su cosa dobbiamo fare. Sono sempre io a dare il consenso, lui vuole molta interazione, mi chiede cosa voglio fare, concordiamo sempre prima. Di solito metto sempre io la musica per mollare un po' i freni, mi distendo sul divano e facciamo delle stimolazioni. Lui utilizza spesso degli oggetti, una sorta di ragnetto, una penna, a volte anche le labbra. Decido io - precisa ancora - cosa fare o non fare, se togliermi la maglietta, se c'è qualcosa che non mi va devo dirlo. Questa terapia è stata molto graduale. Prima ho detto no, poi che potevamo provare, poi che potevo alzarmi la maglietta, poi con gli oggetti, poi con le mani, poi con le labbra. E la terapia ha dato anche i suoi risultati".

"A volte si toglieva la camicia e io ero a disagio"

La giovane racconta che "Grasso non si è mai spogliato completamente, a volte si è tolto la camicia, e la prima volta sono rimasta spiazzata, e me l'ha sempre chiesto. L'iniziativa non è mai venuta solo da lui. Parlavamo del dono del dare la propria sessualità all'altra persona... Per quanto riguarda la camicia inizialmente gli ho detto di no, lui mi ha detto che potevo provare anche io a fare delle stimolazioni su di lui. Ho iniziato con la camicia sbottonata, certe volte gli ho detto che preferivo non la togliesse perché provavo disagio. E' capitato che mi toccasse anche il seno. Io non avevo un buon rapporto con il mio corpo. Durante il ballo è capitato che mi togliessi la maglietta e anche i pantaloni. Io sono una persona molto riservata, ma lui mi ha ispirato fiducia e ho fatto queste cose. Quando provavo disagio lui si fermava. Non abbiamo mai avuto rapporti sessuali".

L'intercettazione nello studio: "Mi sento stupida e offesa"

A quel punto dice agli inquirenti di non voler denunciare il medico, non vedendo la violenza sessuale: "Concordavamo sempre tutto, mi ha fatto anche delle fotografie di nudo con il mio consenso. Ho visto le foto sul suo pc, credo le abbia ancora. Me le faceva vedere e mi diceva: 'Se non fossi tu questa persona cosa penseresti di questa persona?'. Servivano per l'accettazione dell'immagine". Allora le viene sottoposta l'intercettazione in cui Grasso, parlando con un altro paziente, farebbe il suo nome e un riferimento a dei rapporti sessuali. La giovane dice allora che le parole del medico l'hanno "offesa", di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui: "Mi sento stupida a sentirle".

"Mi fidavo di lui, ora mi sento male"

Gli investigatori le dicono a quel punto che Grasso è stato arrestato e lei replica: "Non sono basita per l'arresto, a me non è successo nulla, ma per la conversazione che ho ascoltato. Per me la terapia che mi ha proposto era veramente una terapia comportamentale. All'inizio pagavo ogni seduta, dopo un tot al mese, non ha mai emesso fattura. Ultimamente neanche mi faceva pagare, diceva che si era affezionato a me e ci teneva a continuare il nostro percorso... Mi sento male ora, comunque presa in giro. Io mi fidavo di lui, perché reputavo fosse un professionista che aveva una competenza, ora mi sento arrabbiata...".

"Una volta mi ha messo le mani negli slip, ero paralizzata"

Poi aggiunge: "Devo dirvi una cosa, anzi due: una volta il dottore Grasso mi ha messo le mani nelle mutande, io sono rimasta paralizzata e mi sono arrabbiata tantissimo, è successo tre anni fa, io non me l'aspettavo, mi turbò molto... Uno si fida e non vuole vedere la realtà, il mio cervello l'ha come rimossa questa cosa. Lui si è subito scusato e una cosa così invasiva non l'ha fatta più... Ho detto no, non subito, ero quasi paralizzata, ricordo la mia sensazione di forte disagio... E' arrivato a toccarmi i genitali. Si è subito giustificato e ha detto che voleva vedere se i miei problemi erano legati al ragazzo con cui stavo, che usava una tecnica sbagliata. Ho cercato di giustificarlo perché pensavo veramente volesse aiutarmi".

"Sono sconvolta, non mi sono resa conto di ciò che stavo subendo"

Lo sfogo della ragazza continua: "Io sono arrabbiata perché mi sono rivolta a lui perché ho avuto una storia molto brutta, proprio in campo sessuale, ero uscita da una situazione tossica e lui si è approfittato di me proprio in quel campo... Mi sembra assurdo ritrovarmi in questa situazione con il mio terapeuta... Sono veramente allibita e mi sento stupida perché non mi sono accorta di quello che stava succedendo, mi sono fatta prendere in giro da una persona su cui ho fatto affidamento, dalla figura adulta di riferimento che mi si è proposta come protettore. E' assurdo che io non me ne sia resa conto... E' difficile da digerire, anche per la sua famiglia, so che lui è fratello di un senatore, mi raccontava di suo fratello che giocava a ping pong con Giovanni Falcone a Mondello e io rimanevo affascinata e queste cose aumentavano la mia fiducia e la mia considerazione". Conclude dicendo che "sto vivendo un conflitto interiore, ho bisogna di un po' di tempo, ma è giusto che lui che risponda per quello che ha fatto, voglio decidere a freddo, senza la tempesta emotiva che sto vivendo ora".

"Non decidevo io, mi ha plagiata: facevo cose per guarire, ma mi infastidivano"

E' così che il giorno successivo ha formalizzato la denuncia: "Ho riflettuto - spiega la ragazza - e oggi mi rendo conto che nella realtà non ero io a programmare e a decidere le modalità della terapia 'sensoriale', mi rendo conto di essere stata plagiata dalle capacità persuasive e condizionata dalla figura professionale del dottore Grasso e soprattutto dalla voglia di superare i miei problemi sessuali e nel rapporto col mio corpo. Lui mi aveva assicurato che sarei riuscita a risolvere seguendo le sue indicazioni. Ribadiva costantemente la necessità della mia attiva collaborazione per raggiungere il successo terapeutico. A mente serena posso dire di avere prestato il consenso a fare cose che sul momento mi infastidavano ma che compivo per seguire la sua linea terapeutica".

"Mi ripugnava, ma lui insisteva con baci e massaggi al seno"

La presunta vittima rielabora quindi i fatti che ha esposto il giorno prima: "Lo scopo della terapia era farmi superare un blocco sessuale e lui mi ha convinto di quanto fosse importante e funzionale alla terapia la stimolazione di aree a forte connotazione sessuale, come il seno. Spinta dalla volontà di migliorare il rapporto con il mio corpo, acconsentivo a delle stimolazioni anche se mi mettevano fortemente a disagio, per esempio baci e carezze sul seno. Gli chiedevo di fare stimolazioni grossolane piuttosto che stimolarmi i capezzoli come lui riteneva fosse più utile. Gli avevo ribadito di non insistere sulla stimolazione del seno, ma mi chiedeva spesso di baciarmelo, dicendomi: 'Fammi questo regalo'. Mi proponeva di essere anch'io parte attiva chiedendomi di stimolarlo come ritenevo opportuno, mi ha chiesto più volte di abbracciarlo mentre io ero a seno nudo e lui a petto nudo, mi chiedeva di baciarlo dove volevo. Ho acconsentito al contatto fisico qualche volta, nonostante mi ripugnasse".

"Mi diceva di essere 'attiva', di 'osare' per favorire la terapia"

In seguito precisa meglio le "fasi" della terapia "sensoriale":"La fase della stimolazione sensoriale era sempre preceduta da una fase di 'scatenamento' per farmi rimuovere i freni inibitori. Prima, con uno sfondo musicale, dovevo ballare in maniera frenetica e poi muovermi in maniera sensuale. Mi diceva di fare uno spogliarello sottolineando che dipendeva da me ciò che volevo togliere, ma anche che quanto più avessi osato tanto più avrebbe giovato al mio blocco psicologico. Tanto più fossi stata attiva, migliore sarebbe stata la riuscita della seduta. Ballando seminuda, spesso solo in slip, dovevo avvicinarmi a lui ed 'essere 'attiva'. Mi limitavo ad accarezzargli le braccia, qualche volta a sedermi sulle sue gambe. Mi ha anche proposto di indossare degli accessori che teneva in un armadio (maschere con le piume, un boa, un gonnellino con delle banane di plastica), stessi oggetti che mi aveva fatto indossare 4 anni prima quando mi ha aveva fotografata nuda".

"Sceglieva lui le pose per le foto, io mi toglievo gli occhiali per non vederlo"

"Le pose - dice ancora la giovane - me le suggeriva lui, dovevo mettere in evidenza le mie forme, seno e sedere. Una volta mi ha convinta a togliermi anche gli slip, rimanendo completamente nuda.... Durante tutta la seduta tale e tanto era il disagio che mi toglievo gli occhiali per non vedere l'espressione di Grasso mentre mi guardava".

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