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Cronaca

"Ha violentato una paziente durante una visita", chiesti 8 anni per il ginecologo Biagio Adile

Secondo la Procura, il medico - che venne arrestato nel 2017 - avrebbe costretto una donna di origine tunisina e con una grave patologia ad un rapporto orale. La presunta vittima aveva registrato l'incontro con il cellulare. L'imputato ha sempre respinto le accuse: "Fu lei a provocarmi mostrandomi dei video hard..."

Otto anni di carcere. E' questa la condanna chiesta stamattina dal sostituto procuratore Giorgia Righi per il noto ginecologo ed ex primario di Villa Sofia, Biagio Adile, accusato di aver abusato sessualmente di una paziente e arrestato a novembre del 2017. Un processo avviato con il giudizio immediato proprio per ridurre i tempi, ma che ha subito dei rallentamenti (il collegio giudicante è cambiato quattro volte in quattro anni) e la prima udienza risale ormai al 21 febbraio del 2018.

L'inchiesta a carico del medico era partita dopo la denuncia di una donna tunisina, con regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari e una grave patologia (difesa dall'avvocato Michele Calantropo): a partire dal dicembre del 2016, secondo la versione della presunta vittima, Adile l'avrebbe sia palpeggiata che costretta ad un rapporto orale durante due distinte visite. Questo secondo incontro era stato registrato col cellulare, dopo che l'imputato avrebbe chiuso la stanza a chiave, incurante del fatto che la donna non sarebbe stata consenziente: "Mi veniva da vomitare" aveva spiegato poi la paziente agli inquirenti.

La difesa: "E' stata lei a provocarmi mostrandomi video hard"

Il ginecologo, che da tempo è tornato libero, ha sempre respinto le accuse. E' difeso dagli avvocati Gioacchino Genchi ed Antonino Agnello e durante il processo che si sta svolgendo davanti alla seconda sezione del tribunale, presieduta da Lorenzo Matassa, ha spiegato che il rapporto sessuale sarebbe stato consenziente e che sarebbe stata la presunta vittima a "provocarlo", facendogli vedere un filmato pornografico sul cellulare. Adile ha anche riferito che sarebbe stato minacciato da un uomo perché facesse un certificato alla paziente, altrimenti "abbiamo le registrazioni, ti denunciamo", così gli sarebbe stato detto.

Non sono bastate la denuncia e le dichiarazioni rese dalla donna durante le indagini: è stata sentita per ben due volte durante il dibattimento. In ogni caso, sia accusa che difesa concordano sul fatto che quel giorno, a Villa Sofia, ci sarebbe stato un rapporto sessuale tra i due. I giudici devono stabilire se si sia trattato o meno di una violenza e se, eventualmente, come adombra Adile, ci sia stata una sorta di ricatto e di tentativo di estorsione ai suoi danni.

Durante il processo molte udienze sono state dedicate a perizie legate anche alla genuinità delle registrazioni fatte dalla presunta vittima ed è stato chiarito che i file consegnati non avrebbero subito alcuna manipolazione. La prossima udienza la parola passerà alla difesa dell'imputato.

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