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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Una vittima del medico arrestato: "Mi ha toccato il seno per capire l'origine dell'allergia, è un mostro"

La denuncia di una giovane paziente di Lorenzo Barresi in servizio all'Isme, finito ai domiciliari per violenza sessuale. "Mi sfiorava i capezzoli e faceva domande inopportune, io ero impietrita e volevo solo scappare". L'indagato avrebbe anche detto di essere ginecologo: "Mi ha chiesto se avevo macchie nelle parti basse, voleva palparmi anche lì..."

"Trasandato", "con le unghie lunghe, senza guanti" e "con una mascherina sporca e le scarpe piene di terra". E' così che si sarebbe presentato alle sue pazienti il dottore Lorenzo Antonino Barresi, 60 anni, allergologo all'Isme di via Ruggero Settimo e finito ai domiciliari con l'accusa di aver abusato sessualmente di due di loro, ma le vittime sarebbero di più. "Sai, sono anche ginecologo e mammologo", avrebbe detto ad una delle giovani per giustificare il fatto che le avrebbe pesantemente palpato i seni e cercato, senza riuscirci, di "visitare" anche le parti intime. I toccamenti sui capezzoli sarebbero stati motivati dall'indagato dall'esigenza di capire se "le reazioni allergiche scaturissero dall'interno o dall'esterno del corpo". Tesi senza alcun fondamento scientifico, che avrebbero lasciato "impietrite" le due ragazze che lo hanno poi denunciato (una di loro ha anche registrato le conversazioni durante una delle visite).

Il gip: "Comportamento lascivo e perverso dell'indagato"

Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip Clelia Maltese stigmatizza "il comportamento lascivo e perverso dell'indagato" e ha ritenuto fondata la ricostruzione dei fatti compiuta dal sostituto procuratore Giorgia Righi, che coordina le indagini dei carabinieri. Le presunte violenze sessuali sarebbero avvenute tra marzo e luglio scorsi e la prima ragazza che ha denunciato ha chiesto senza mezzi termini ai militari di "fermare il comportamento mostruoso del dottore Barresi", che peraltro non avrebbe rispettato neppure le più elementari norme igieniche, rese ancora più rigide per via del Covid. Entrambe le pazienti, dopo aver avuto delle reazioni allergiche, avrebbero preso contatti con l'indagato dopo aver trovato il suo numero facendo delle ricerche su internet.

La visita, le domande inopportune e il desiderio di scappare

La prima violenza sessuale sarebbe avvenuta il 31 marzo e la presunta vittima, di appena 20 anni, l'aveva denunciata il giorno successivo, raccontando il "disagio" e "l'angoscia" provati durante la visita con l'allergologo, il desiderio di scappare dallo studio di fronte a domande inopportune e senza alcun nesso con gli accertamenti ("sai cucinare? sei fidanzata?"), tanto da aver dimenticato la carta d'identità e, per l'ansia, di non essere voluta tornare in quel posto per recuperarla.

L'avvertimento di un'altra paziente: "Non entrare da sola"

"Avendo avuto alcune reazioni allergiche, su consiglio del mio medico - ha spiegato la giovane agli investigatori - ho deciso di fare una visita specialistica". Il 31 marzo si sarebbe presentata all'appuntamento e nella sala d'attesa avrebbe incontrato un'altra ragazza (l'altra giovane che poi ha denunciato fornendo anche un audio ai carabinieri). "Ho detto alla ragazza che era la mia prima visita di quel tipo e con il dottore Barresi e lei mi ha incalzata subito chiedendomi, testuali parole: 'Ma sei sola?'. Ammetto che la domanda mi ha destato qualche sospetto e preoccupazione. La ragazza aggiungeva poi: 'Io ti consiglio di non andare da sola'. Preoccupata, ho inviato subito un messaggio a mio padre, dicendogli di raggiungermi e poi gli chiedevo di farmi compagnia durante la visita".

"Ma come sei bella, quanti anni hai?"

La giovane si sarebbe accorta di un errore con la ricetta e sarebbe stato proprio suo padre a sbrigare l'intoppo burocratico, allontanadosi dunque dallo studio. Nel frattempo sarebbe arrivato il suo turno. In base alla sua denuncia l'indagato "mostrava una certa contentezza nel vedermi e dopo avermi scrutata dalla testa ai piedi esordiva: 'Ma come sei bella! Quanti anni hai?'. Poi mi ha fatto sedere. Mi sono confrontata con lui sui miei problemi di salute, facendo presente al dottor Barresi che avevo avuto delle reazioni allergiche e mi ero ritrovata delle macchie intorno al collo, dietro al schiena e sul volto. Il medico mi diceva che prima di sottopormi ai test per le mie allergie sarebbe stato necessario un primo controllo sul mio stato di salute".

"Tuo padre non può entrare..."

Intanto il padre della paziente sarebbe ritornato: "Mio padre chiedeva di entrare per assistere alla visita", racconta ancora la ragazza, ma a quel punto "il dottor Barresi cambiò repentinamente umore e con tono seccato e arrabbiato diceva al segretario che non doveva entrare 'assolutamente nessuno' e con gesto quasi d'ira chiudeva la porta a chiave".

"Sono anche mammologo, togliti il reggiseno..."

"Una volta seduta sul lettino - prosegue la giovane - Barresi mi diceva di togliermi la maglietta e sono rimasta solo col reggiseno. Lui mi diceva: 'Devi togliere anche questo'. Mi ha fatto stendere sul lettino. Io mi sono sentita particolarmente a disagio non riuscendo a capire il motivo per cui per effettuare una visita allergologica mi sarei dovuta denudare. Il dottor Barresi ha cominciato a visitarmi, controllando battito cardiaco e respiro. Poi ha detto: 'Sai, io sono anche ginecologo e mammologo' e intanto prendeva un batuffolo di cotone, lo immergeva in un liquido e ha cominciato a strofinarlo, iniziando dalla zona delle ascelle, aggiungendo che avrebbe controllato se avevo delle ghiandole infiammate, poi si spingeva verso i miei seni".

"Mi toccava i capezzoli e diceva che serviva per capire l'origine dell'allergia"

La visita sarebbe proseguita in questo modo: "Il medico ha lasciato correre il battufolo per tutto il seno e sui miei capezzoli e aggiungeva che questo test era necessario per poter comprendere con esattezza da cosa scaturissero le mie reazioni allergiche, se dall'interno o dall'esterno del corpo. Poi ha cominciato a palpare con forza i miei seni chiedendomi se provassi dolore. Toccando con un dito e facendo dei movimenti circolari intorno al mio capezzolo Barresi diceva: 'Guarda, guarda tu stessa, c'è stata un'irritazione, non vedi che la parte esterna è più scura e quella interna è più biancastra'. Ho alzato la testa per capire cosa mi stava succedendo e il medico aggiungeva: 'Questo significa che le tue allergie derivano dall'interno del corpo e per questo ti devi sottoporre a degli esami specifici'". 

"Ero impietrita ma lui mi ha detto di avermi trattata come una privilegiata..."

La presunta vittima racconta di essersi sentita male a quel punto: "Mi sono sentita particolarmente a disagio e impietrita perché non ho trovato per nulla pertinenti queste azioni con la ragione per la quale io ero lì in quel momento. Il medico mi ha poi detto di rivestirmi e mi ha fatto sedere su una sedia, facendomi scoprire solo il braccio sul quale avrebbe effettuato un test. Nell'attesa dell'esito ha cominciato a fare delle domande del tutto personali, come: 'Sai cucinare?', 'Lavori? Di cosa ti occupi?'. Domande che ho trovato inappropriate, ma per non sembrare scortese gli dicevo che saltuariamente avevo fatto la cameriera in un locale. E il dottore mi diceva: 'Ah allora se vengo a trovarti nel locale mi devi trattare come ti ho trattato io' e 'perché io ti ho trattata come una privilegiata'. Ho risposto con una risata quasi isterica: 'Certamente', ma in cuor mio volevo solo che la visita terminasse e andare via da lì".

"Mi chiedeva del mio fidanzato con perversione"

Succesivamente l'indagato "ha cominciato a fare domande legate al campo ginecologico, ancora una volta non pertinenti con la situazione. Mi chiedeva se ero fidanzata. Una volta avuto l'esito del test Barresi mi diceva i risultati e quali erano le mie allergie. Poi apriva di nuovo il discorso sul mio fidanzato, dicendomi che non dovevo assolutamente farmi regalare da lui delle margherite e leggevo una nota di perversione quando parlava del mio fidanzato".

"Sicura che non hai puntini o macchie nelle parti basse?"

I due sarebbero poi tornati alla scrivania e "dopo avermi prescritto degli esami, alzando lo sguardo il dottore Barresi mi chiedeva: 'Ma sei sicura che non hai puntini o macchie nelle parti basse?' e 'Sicuro che non hai del muco nelle parti intime? Hai il ciclo regolare?'. Ovviamente - racconta la ragazza - mi faceva queste domande nella speranza che io dicessi di sì e con la possibilità di potermi vedere anche nelle zone intime. Insospettita dalla sua insistenza, dicevo di non avere problemi. Cercavo di terminare velocemente la conversazione perché ero agitata e a disagio e infatti nelle fretta di andarmene ho dimenticato la mia carta d'identità nello studio, che non ho voluto assolutamente andare a recuperare perché il fatto di tornare lì mi metteva ansia e angoscia, ci sono andati i miei genitori". 

"Ha abusato di me: aiutetemi e fermate quel mostro"

Uscita da lì, la giovane ha gradualmente preso coscienza di ciò che le sarebbe accaduto: "Ho voluto credere che le manovre del medico rientrassero nelle cure - ha detto ai carabinieri - ma ripensandoci a mente serena sento di essere stata abusata. Desidero che il comportamento mostruoso del dottore venga interrotto. Preciso poi che lo stato dello studio e dello stesso medico, da un punto di vista igienico, era precario. Lui era trasandato, con una mascherina cadente e lercia, aveva le unghie lunghe e non portava i guanti. Le sue mani sudice sui miei seni, aiutatemi".

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