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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Non una di meno" in piazza contro la violenza sulle donne: "Aborto libero e educazione sessuale nelle scuole"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Una marea di persone nelle strade del centro storico per la manifestazione indetta dal movimento transfemminista "Non una di meno" in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Hanno sfilato ieri sera, con degli striscioni eloquenti come "Basta guerre sui nostri corpi. Autodeterminazione".

La protesta è contro tutte le forme di violenza "perpetrate da un sistema patriarcale, sessista transfobico, classista, xenofobo", dice il movimento. "Sui nostri corpi viene portata avanti una guerra: guardiamo alle azioni belliche in Ucraina, ai femminicidi, transicidi e lesbicidi che dall'inizio di quest'anno in Italia hanno raggiunto quota 91, alla condizione e repressione delle donne in Iran, alle navi migranti bloccate al porto di Catania, al diritto di aborto costantemente attaccato e messo in discussione", aggiungono i componenti di "Non una di meno".

La comunità transfemminista, come si legge in una nota, "si afferma nello spazio pubblico per reclamare diritti negati e bisogni non ascoltati, per sovvertire una gerarchia di valori che pone al vertice la donna cis, moglie, madre, vittima, ubbidiente, di classe agiata. Siamo donne, transgender, migranti, studenti, persone precarie e che vivono la povertà economica. Siamo un corpo fluido e compatto che si muove e si fa spazio quotidianamente dentro le mura domestiche e per le strade, nei luoghi di lavoro e della formazione, nella vita pubblica e sociale per riprenderci i nostri spazi e renderli sempre più simili a noi, ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Spazi transfemministi di lotta e resistenza alla violenza patriarcale e alla guerra capitalista che viene consumata tutti i giorni sui nostri corpi".

I cori e i cartelli durante il corteo reclamavano il diritto all'aborto libero, sicuro e gratuito, consultori ogni 20 mila abitanti con personale libero da ogni pregiudizio, salari e accesso alle professioni liberati dalla discriminazione di genere, educazione sessuale e alle differenze nelle scuole, il riconoscimento e il diritto all'autodeterminazione di persone lgbtqia+, luoghi dentro e fuori le mura domestiche in cui poter costruire comunità, un welfare libero dalle ingerenze di una politica razzista, xenofoba, classista, maschilista, prettamente familistica".

Durante la manifestazione diverse performance e diversi interventi al microfono. Al corteo hanno preso parte "Palermo è fimmina", Arcigay Palermo, il gruppo trans di Arcigay Palermo, Spazio Donna Zen, Uaar, Our voice, centro antiviolenza Le Onde. Giunti davanti alla questura centinaia di mazzi di chiavi sono stati fatti suonare: le chiavi ricordano che "la violenza di genere viene perpetrata nelle mura domestiche, da persone che conosciamo perché presenti nella nostra vita privata, ma esse sono anche l'arma immediata di difesa impugnata e usata per l'autodifesa in strada mentre si rincasa", spiega ancora il movimento.

In piazza Indipendenza, invece, l'accento è stato posto sul diritto all'aborto: sono state mostrate delle grucce appendiabiti colorate di rosso per simulare macchie di sangue: "Condividiamo questo flashmob e questo intervento con le soggettività in lotta scese in piazza in Sicilia (Palermo, Catania, Messina). Le grucce sono oggi come ieri lo strumento più comune usato dalle persone con utero per interrompere clandestinamente le gravidanze indesiderate. Pratiche, queste, dolorosissime che espongono il corpo e la vita a gravi pericoli. Pratiche che sono le uniche possibili in un sistema in cui il diritto all'aborto non è libero e gratuito. Oggi riprendiamo questo simbolo internazionale per caricarlo di rivendicazioni: vogliamo educazione sessuale e all'affettività per poter scegliere, contraccezione per non abortire, aborto libero, sicuro, gratuito, accessibile a tutte per non morire".

"Siamo scesi in piazza per opporre alla militarizzazione delle vite, la rivolta transfemminista contro la violenza, l’oppressione e la povertà. Crediamo nell’autodifesa quale pratica collettiva di resistenza a questa violenza che sottolineiamo essere strutturale e sistemica, perpetrata sul piano economico e su quello sanitario, sul piano psicologico e quello fisico", concludono.

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