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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Villafrati

Il carabiniere sequestrato e ucciso a raffiche di mitra: l'Arma ricorda Vincenzo Amenduni

Stamattina a Villafrati si è svolta la cerimonia di commemorazione del brigadiere trucidato nella strage di "Feudo nobile", nell'agro del comune di Mazzarino avvenuta nel 1946

L'Arma non dimentica Vincenzo Amenduni. Stamattina a Villafrati si è svolta la cerimonia di commemorazione del brigadiere - Medaglia d'Oro al valore dell'Arma dei carabinieri - trucidato nella strage di "Feudo nobile", nell'agro del comune di Mazzarino avvenuta nel 1946. Erano presenti il colonnello Sebastiano Arena, comandante del Gruppo carabinieri di Monreale, del Maggiore Marco Montemagno, comandante della compagnia di Misilmeri, del sindaco e del parroco di quel Comune, dei sindaci di Campofelice di Roccella, Godrano, Cefalà Diana, Ciminna e Lercara Friddi,

La cerimonia, nella piazza intitolata a Vincenzo Amenduni, è stata scandita dalle note della Fanfara del 12° Reggimento carabinieri Sicilia. Erano presenti anche i familiari del carabiniere.

Chi era Vincenzo Amenduni

Il brigadiere dei carabinieri nacque a Ruvo di Puglia il 21 marzo 1906. Dopo aver conseguito la maturità classica, svolse il servizio militare come carabiniere ausiliario presso la stazione carabinieri di Villafrati. Nel corso della sua permanenza a Villafrati conobbe la moglie Maria Masi, che sposerà dopo aver terminato il servizio militare e dalla quale avrà tre figli: Amelia, Michele ed Elvira.

Stabilendosi a Villafrati, grazie al titolo di studio conseguito, viene assunto come impiegato presso l'esattoria comunale. Nel 1940, dopo l'inizio del conflitto mondiale, venne richiamato in servizio con il grado di brigadiere e successivamente inviato al comando della stazione carabinieri di Feudo Nobile, nel territorio di Mazzarino. Nella mattinata del 10 gennaio 1946, il brigadiere intraprese con i propri militari dipendenti un servizio di perlustrazione, spingendosi verso la contrada Giaquinto nei pressi dell'Ex Feudo Nobile a Gela (CL). Giunti nei pressi delle case denominate Bonvissuto, i militari si trovarono improvvisamente circondati da una numerosa formazione dell'Evis (bande armate dello pseudoesercito volontario per la Liberazione della Sicilia). Ne seguì un conflitto a fuoco a seguito del quale i carabinieri, dopo aver opposto resistenza, venivano sopraffatti e catturati. Successivamente i capi della banda armata organizzarono una spedizione per depredare la caserma di Feudo Nobile la quale successivamente venne incendiata. I fuorilegge si ritirarono portando con loro tutti i militari, compreso il comandante Amenduni. La sera del 28 gennaio 1946 i militari vennero prelevati dai banditi e condotti in una miniera abbandonata dove vennero barbaramente trucidati a raffiche di mitra.

Il 25 maggio 1946, su indicazione di uno degli esecutori materiali dell'eccidio, vennero ritrovate le salme dei militari. Il 5 aprile 2016 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito "alla memoria" del brigadiere Amenduni la Medaglia d'Oro al valore dell'Arma dei Carabinieri, con la seguente motivazione: "con ferma determinazione, esemplare iniziativa ed eccezionale coraggio, nel corso di servizio perlustrativo, unitamente ad altri militari non esitava ad affrontare un soverchiante numero di fuorilegge, appartenenti, a pericolosa banda armata. Fatto segno a proditoria azione di fuoco replicava con l’arma in dotazione, dopo aver trovato rifugio all’ interno di un fienile resistendo strenuamente fino al termine delle munizioni allorché veniva catturato. Costretto a marcia forzata nell’agro nisseno per 18 giorni sottoposto ad atroci sofferenze fisiche, ininterrotto digiuno e vessazioni, veniva barbaramente trucidato. Chiaro esempio di elette virtù militari ed altissimo senso del dovere".

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