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La curiosa intitolazione / Libertà / Viale Francesco Scaduto

Si chiama così da oltre 350 anni, ma per la toponomastica solo ora diventa... Villa Sperlinga

Una determina del sindaco attribuisce il nome allo storico spazio verde tra viale Francesco Scaduto e viale Boris Giuliano che finora non era mai stato intitolato ufficialmente

Tutti la chiamano Villa Sperlinga da più di tre secoli e mezzo, ma uno degli spazi verdi più iconici della città finora non ha mai avuto un nome ufficiale. A dare identità all'ampio giardino interviene adesso una determina del sindaco Roberto Lagalla. Con l'atto firmato l'11 ottobre scorso, finalmente comparirà "Villa Sperlinga" anche sui registri della toponomastica cittadina.

"L'area verde sita ta la piazza Unità d'Italia, il viale Francesco Scaduto e il viale Boris Giuliano, conosciuta come 'Villa Sperlinga', giardino storico della città di Palermo - si legge nella determina - non ha un toponimo ufficializzato con provvedimento di intitolazione". Così nei mesi scorsi è partito l'iter per mettere nero su bianco.

Chiaramente la commissione Toponomastica, senza alcun patema, lo scorso 21 aprile ha dato parere favorevole per l'intitolazione. E a giugno scorso è arrivato anche il via libera della Soprintendenza ai Beni culturali. Ora è arrivato il documento del primo cittadino che, come ultimo passaggio, chiede alla Prefettura di certificare la "presenza" di Villa Sperlinga. Uno step obbligatorio per legge che rappresenta soltanto una formalità.

Perché si chiama Villa Sperlinga

Eppure le origini del nome della villa risalgono a oltre 350 anni fa, quando nella seconda metà del 1667, Giovanni Stefano Oneto, duca di Sperlinga, fu proprietario del Firriato di Sperlinga, un gigantesco appezzamento di terreno. Inizialmente lo spazio era molto più ampio rispetto a oggi, tant'è che comprendeva anche l'attuale istituto penale minorile Malaspina. Dopo una serie di passaggi di mano, il grande parco venne acquistato alla fine dell'Ottocento da Joshua Whitaker, come viene raccontato in un articolo del magazine Le Vie dei Tesori. Dopo un periodo di grandi fasti, a inizio Novecento, durante il quale il giardino ospitò anche i reali inglesi, "gli eredi dei Whitaker - si legge su Le Vie dei Tesori - riuscirono a ottenere il cambio della destinazione urbanistica della loro proprietà e poterono venderla a un’impresa romana, la Società Immobiliare, che nel 1952 stipulò una convenzione col Comune per lottizzare i terreni, cedendone una parte per realizzare quello che è l’attuale giardino".

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