"Non diffamò l'architetto Li Castri", archiviazione per un cronista di PalermoToday
Per il gip, il giornalista Riccardo Campolo ha esercitato il "legittimo diritto di cronaca" in un articolo sulla vicenda della presunta lottizzazione abusiva di via Miseno. Era stato denunciato dal funzionario del Comune poi condannato in primo grado. "Rispettati i criteri di verità, continenza e pertinenza"
Nessuna diffamazione, nessuna notizia falsa e nessuna "ricostruzione fuorviante dei fatti", solo "esercizio legittimo del diritto di cronaca", in conformità con i "criteri di verità, continenza e pertinenza". Il gip Claudia Rosini per questi motivi ha archiviato il fascicolo a carico di Riccardo Campolo, cronista di PalermoToday difeso dall'avvocato Monica Genovese, che era nato dalla querela presentata dall'architetto Mario Li Castri, funzionario del Comune. Il giudice ha accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Ilaria De Somma.
La querela per diffamazione era legata ad un articolo firmato da Campolo e pubblicato su questo giornale il 16 febbraio 2018 dal titolo "Cemento pazzo a Mondello, dirigenti comunali a processo: in aula l'ex segretario Dall'Acqua" che riguardava il procedimento per la presunta lottizzazione abusiva di alcuni terreni in via Miseno. Vicenda per la quale Li Castri è stato poi condannato dal tribunale assieme ad altri imputati il 22 marzo del 2018. Il processo è pendente in appello.
Secondo l'architetto, il giornalista gli avrebbe "falsamente attribuito la qualifica di dirigente esterno all'Edilizia privata e al Suap sin dai tempi in cui sarebbe iniziato l'illecito edilizio" e "falsamente affermato che Li Castri avrebbe acquistato l'unità immobiliare interessata dall'illecito edilizio ad un prezzo particolarmente vantaggioso, notevolmente inferiore al prezzo di acquisto delle altre unità immobiliari insistenti nel complesso abitativo oggetto della lottizzazione abusiva". In questo modo il cronista avrebbe "paventato l'esistenza di una correlazione tra la (erronea) qualifica attribuita a Li Castri e presunti favoritismi fruiti dallo stesso nell'ambito della procedura d'acquisto dell'unità abitativa e/o nella fase del rilascio delle autorizzazioni amministrative del caso".
Il pm è chiaro nella sua richiesta di archiviazione e scrive: "Diversamente da quanto prospettato dal querelante, il quale sostiene che il prezzo d'acquisto dell'unità immobiliare, di poco inferiore a 50 mila euro, fosse in linea con quello pattuito nelle compravendite" di altre persone in via Miseno "appare chiaro che allorchè l'articolo evidenzia l'irrisorietà del prezzo (...) il cronista fa riferimento al prezzo di mercato praticato per unità immobiliari di analoga superficie ubicate nelle zone limitrofe, quantificabile in circa 250 mila euro, non venendosi in tal modo a delineare alcuna rappresentazione 'giornalistica' diversa dal reale".
Sulla qualifica dirigenziale che Campolo attribuisce a Li Castri sin dal 2005, mentre l'architetto l'avrebbe maturata invece solo il primo settembre 2015, il pm evidenzia che "la censura formulata dal querelante risulta priva di pregio" sia per "la natura permanente del reato di lottizzazione abusiva", ma anche perché può essere "senz'altro considerata alla stregua di una mera inesattezza relativa all'inquadramento di Li Castri nella struttura comunale, rispetto alla quale - sottolinea la Procura - non risulta essere stata formulata alcuna richiesta di rettifica alla testata giornalistica" e che dunque "non può in alcun modo integrare alcun elemento del fatto diffamatorio".
Viene poi esclusa l'ipotesi che il cronista "abbia voluto suggestionare il lettore allo scopo di ingenerare il dubbio sulla correttezza e sulla trasparenza delle condotte" di Li Castri, anche alla luce della sentenza di condanna di primo grado a carico dell'architetto: "Non può farsi a meno di constatare - si legge infatti nelle motivazioni - che l'audacia di tale azione senz'altro attribuibile a Li Castri (...) denota che Li Castri avesse una sicurezza della sua impunità, unicamente significativa del potere di influenza personale che sapeva di esercitare all'interno dell'Ufficio tecnico". Il pm afferma che "non può ipotizzarsi in capo al cronista alcuna volontà di suggestionare il lettore, né può argomentarsi in ordine alla sussistenza di alcun effetto suggestivo, se è la stessa citata sentenza del tribunale di Palermo ad attribuire (tra gli altri) all'architetto Li Castri le più elevate responsabilità nell'ambito dell'illecito concorsuale, anche alla luce delle specifiche competenze tecniche prossedute".
Da qui l'affermazione da parte del pubblico ministero che con quell'articolo firmato da Riccardo Campolo sia stato solo "esercitato il legittimo diritto di cronaca". Un'impostazione che il gip ha integralmente accolto, disponendo l'archiviazione del fascicolo.