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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Politeama / Via Cavour

"Liberateli", anche i palermitani in piazza per i pescatori siciliani sequestrati in Libia

Protesta organizzata da Antudo, Siciliani Liberi, Attiva Sicilia con il gruppo parlamentare all'Ars, Figli di Sicilia e GenerazioneBastaGià anche a Messina, Catania e Mazara del Vallo: "Davanti al silenzio delle istituzioni non possiamo rimanere con le mani in mano"

La Sicilia è scesa in piazza ancora una volta per chiedere l'immediata liberazione dei 18 pescatori siciliani sequestrati in Libia dallo scorso primo settembre dalle milizie del generale Haftar. Manifestazioni si sono svolte a Palermo, Messina, Catania e Mazara del Vallo, sempre davanti alle Prefetture. E' la seconda iniziativa di protesta organizzata nel capoluogo da Antudo, Siciliani Liberi, Attiva Sicilia con il gruppo parlamentare all'Ars, Figli di Sicilia e GenerazioneBastaGià. L'obiettivo è quello di tenere alta l'attenzione su "una vicenda che pare non rientrare fra le priorità del governo", spiegano gli organizzatori. 

"Sono passati ormai tre mesi dal sequestro - dice Giovanni Siragusa di Antudo -. Più di 90 giorni lontani dalle proprie madri, dalle figlie e le mogli. Dal Governo sempre la stessa litania: 'Stiamo lavorando, lasciateci lavorare'. Davanti al silenzio delle istituzioni, alle infinite attese, alle false promesse non possiamo rimanere con le mani in mano. Per questo siamo scesi in piazza".

A Mazara del Vallo hanno protestato, ancora una volta, i parenti dei pescatori sequestrati. "Non ci interessa quanto si debba pagare, chi va liberato, quali interessi vadano sacrificati. I pescatori di Mazara del Vallo devono ritornare immediatamente a casa, dalle loro famiglie - dicono i manifestanti -. Quella del sequestro appare sempre di più una vicenda complessa in cui sono in ballo interessi economici, relazioni internazionali tra Stati, competizioni geopolitiche". "In un conflitto internazionale che è destinato ad allargarsi e divampare, la Sicilia e i suoi pescatori sono ostaggi del governo italiano (prima ancora che dei libici) che segue una politica internazionale contraddittoria e dal respiro corto, facendo pagare i propri errori alla Sicilia e ai suoi pescatori", conclude Siragusa. 

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