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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Resuttana-San Lorenzo

Valeria Grasso e l'immobile confiscato occupato abusivamente, il M5S: "Fare chiarezza sulla vicenda"

A parlare è Roberta Schillaci, deputata all'Ars e segretaria della commissione regionale Antimafia: "Ci potremmo trovare di fronte a un grave episodio che non giocherebbe certo a favore della cultura della legalità". Altri, seppur sollecitati, hanno preferito non commentare. Il silenzio dell'Agenzia dei beni confiscati: nessuna risposta dopo oltre una settimana

"Se le circostanze dovessero risultare veritiere ci troveremmo di fronte a un grave episodio che non giocherebbe certo a favore della cultura della legalità". Queste le parole della deputata del Movimento 5 Stelle, nonché segretaria della commissione regionale Antimafia, Roberta Schillaci, dopo il caso sollevato da PalermoToday sull’occupazione abusiva di un bene confiscato alla mafia da parte di Valeria Grasso in via Dominici a San Lorenzo. Immobile sul quale pende un'ordinanza di sgombero che risale addirittura al 2014.

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"In questo momento storico abbiamo un grande bisogno - prosegue la deputata - di buoni esempi e azioni virtuose che siano presi a modello dalla collettività e soprattutto dai giovani. Su questa vicenda occorre comunque fare chiarezza e bisogna sostenere sempre le persone che con coraggio e trasparenza si oppongono al malaffare". Già, chiarezza. Perché nonostante lo abbia stabilito l’Agenzia nazionale dei beni confiscati che l’occupazione di quell’immobile sia abusiva, nessuno ha voluto prendere posizione sulla vicenda. Seppur sollecitati infatti in tanti si sono nascosti dietro un "preferisco non rilasciare alcuna dichiarazione": dal presidente della stessa commissione, Antonello Cracolici, fino a Wanda Ferro, sottosegretario del ministero dell'Interno che ha il compito di vigilare sull'Anbsc. "So che l'Agenzia ha la situazione sotto controllo e presto risponderà", si limita a dire il sottosegretario.

Roberta Schillaci, deputata del M5S

Il silenzio che più lascia perplessi è quello dell'Agenzia dei beni confiscati. Che PalermoToday aveva interpellato prima della pubblicazione dell'articolo e alla quale aveva posto delle domande. Le risposte sarebbero servite a fare chiarezza sulla gestione di un immobile mai assegnato di cui l’Agenzia, ad oggi, non riesce a rientrare in possesso. Un’operazione di trasparenza che avrebbe consentito anche di capire dove sia avvenuto il cortocircuito e se qualcuno abbia commesso qualche errore. Perché è legittimo chiedersi come sia possibile che, nonostante un’ordinanza di sgombero e un altro sollecito, l’Agenzia non sia intervenuta, secondo la propria scala di priorità, per costringere l’imprenditrice ad abbandonare un bene che appartiene alla collettività e di cui solo l’Anbsc può disporre.

Quell'immobile mai assegnato

Tornando indietro negli anni è emerso che Valeria Grasso ha già ricevuto un’ordinanza di sgombero che le è stata notificata dai carabinieri ad aprile 2014. Più recentemente, il 22 febbraio, l’amministratore giudiziario del bene ha inviato un sollecito alla rappresentante dell'associazione "Libertà e legalità" - che due settimane fa ha presentato alla Camera dei deputati l'associazione antiracket "Contra" - invitandola a rilasciare spontaneamente l’immobile entro 30 giorni. In caso contrario sarà necessario procedere con un sgombero coatto. L’imprenditrice antimafia, che è stata assunta alla Regione dopo aver denunciato i suoi estorsori, però ha detto apertamente che, a fronte dell’investimento fatto per ristrutturarlo, non ha intenzione di lasciare l’immobile: "Si tratta solo di una questione burocratica che sicuramente sarà risolta".

Le domande da porre, però, sono ancora tante. Un volta accertato che l’imprenditrice - oggi dipendente del ministero della Salute “comandata” dopo l’assunzione alla Regione Siciliana - non ha mai avuto il titolo per stare lì dopo la confisca, viene da chiedersi se siano stati pagati i canoni d’affitto o come sia riuscita ad allacciare acqua, gas e luce senza un regolare contratto. E se così non fosse, l’Agenzia ha emesso alcun provvedimento chiedendo gli affitti a partire dal 2014? E poi ancora: quali attività ha svolto l’associazione “Legalità e libertà” all’interno di quell’immobile dove sorge la palestra gestita dal figlio? Chi paga i dipendenti della Free Life srl, la società che la amministra? Può Valeria Grasso, ormai dipendente pubblica, gestire più o meno indirettamente una palestra? E’ stata sporta una denuncia per l’ipotesi di reato di occupazione abusiva o, visto che si tratta di un immobile pubblico, si è proceduto d’ufficio?

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