"Denaro prestato con tassi da usura", ridotta la pena in appello e l'imputata torna libera
Giuseppa Massa, residente alla Zisa, era stata arrestata a gennaio del 2019 dopo la denuncia di un imprenditore che si sarebbe indebitato per comprare cocaina. Grazie a due libri mastri i carabinieri avevano rintracciato altre presunte vittime, una trentina in tutto. La condanna della donna è passata da 3 anni e 8 mesi a 2 anni e 2 mesi
Avrebbe avuto due libri mastri, con l'elenco di tutte le persone a cui avrebbe prestato soldi con tassi anche del 150 per cento. Giuseppa Massa, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stata molto operativa nel suo quartiere, la Zisa, e dopo la denuncia di una delle sue presunte vittime, il 20 gennaio del 2019, era finita in carcere, non solo con l'accusa di usura ma anche con quella di estorsione. Adesso, però, la Corte d'Appello ha deciso di ridurre la condanna che le era stata inflitta in primo grado con il rito abbreviato dal gup Rosario Di Gioia e l'imputata è tornata libera.
I giudici della seconda sezione, infatti, hanno in parte accolto le richieste dell'avvocato della donna, Salvatore Ferrante, e hanno deciso di far venir meno le aggravanti contestate dalla Procura, così la pena è passata da 3 anni e 8 mesi a 2 anni e 2 mesi.
"Mi ha prestato 300 euro e poi, in due mesi, ne ha voluti più di mille", così aveva raccontato ai carabinieri di Palermo Centro l'uomo che aveva fatto scattare l'inchiesta. Un imprenditore con una dipendenza dalla cocaina che si sarebbe indebitato proprio acquistare la droga.
Dopo questa denuncia i militari avevano compiuto una perquisizione a casa di Massa e avevano trovato i due elenchi con nomi e cifre prestate e così erano state rintracciate le altre presunte vittime, una trentina in tutto. Tra loro anche una donna che aveva tentato il suicidio ("ho ingerito un blister intero di Xanax per farla finita, non credevo di poterne uscire").
Non tutte le persone rintracciate avevano però ammesso di aver dovuto pagare interessi con tassi spropositati. L'imputata era stata comunque incastrata da una telecamera che aveva registrato il pagamento di una rata. Con la sentenza d'appello e la riduzione della pena, l'imputata è tornata libera, dopo aver trascorso più di due anni tra carcere e domiciliari.