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Cronaca Misilmeri

"Non era usura, ma solo mediazione per ottenere mutui", condannato a un anno e scarcerato

Vittorio Bullara era finito ai domiciliari nel 2020 perché secondo la Procura avrebbe prestato soldi con tassi anche del 200%. Tredici le presunte vittime che si sarebbero rivolte a lui per comprare corredi e abiti da cerimonia. I giudici lo hanno scagionato dall'accusa più grave e inflitto la pena per esercizio abusivo si attività finanziaria

Era stato arrestato il 12 novembre del 2020 perché secondo la Procura sarebbe stato un usuraio e avrebbe concesso prestiti con un tasso del 200%. Vittorio Bullara, 66 anni, di Misilmeri, oggi - a quasi due anni di distanza - è stato invece del tutto scagionato da questa accusa e condannato ad un anno (pena sospesa) per aver esercitato attività finanziaria senza autorizzazione. Il sostituto procuratore Vincenzo Amico aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi.

La decisione è della quinta sezione del tribunale, presieduta da Donatella Puleo, che ha processato l'imputato con il rito abbreviato (istanza che in origine era stata rigettata dal gup Antonella Consiglio). La difesa dell'imputato, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Giambruno ed Alessandro Martorana, è riuscita a dimostrare che Bullara - seppure senza autorizzazione - avrebbe in realtà soltanto fatto da mediatore per consentire a chi si rivolgeva a lui di ottenere dei prestiti.

Il racconto delle vittime: "Senza lavoro e con mia moglie malata..."

Le presunte vittime peraltro, sentite in aula, hanno tutte spiegato che l'imputato sarebbe stato "un signore", che non avrebbe mai fatto pressioni per ottenere i soldi né fissato scadenze inderogabili per i pagamenti. La difesa, inoltre, grazie alla consulenza del commercialista Giogio Giacalone, ha messo in evidenza come i tassi praticati non sarebbero stati usurari e come anche i beni posseduti da Bullara non fossero stati acquisiti con proventi illeciti.

L'imputato, che era agli arresti domiciliari, è così tornato libero e il tribunale ha anche ordinato la restituzione di un patrimonio dal valore di circa mezzo milione che gli era stato sequestrato su richiesta della Procura di Termini Imerese. Dalle indagini, partite da una segnalazione anonima, era venuto fuori che almeno 13 persone, tutte con difficoltà economiche, si sarebbero rivolte a Bullara per acquistare corredi e abiti per occasioni particolari, come comunioni e matrimoni: tutte sarebbero state indirizzate soprattutto in un negozio di viale Lazio, ma anche in uno di corso dei Mille. Erano stati compiuti anche degli accertamenti sui conti dell'imputato rilevando delle presunte irregolarità. All'esito del processo, però, i giudici hanno ravvisato soltanto il reato più lieve contestato dall'accusa e ritenuto insussistente l'usura.
 

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