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Cronaca

Tra “papà Nuzzio e papà Mimmo” Alla scoperta di una famiglia senza donne

Abbiamo incontrato una delle 12 famiglie "omogenitoriali" siciliane. Entrambi i padri di Mattia, tre anni, hanno le idee molto chiare sui principi di cui un figlio ha bisogno per crescere. E il 22 giugno a Palermo saliranno sul treno delle famiglie arcobaleno

"Ciao signore, lui è papà Nuzzio e lui è papà Mimmo". E' così che veniamo accolti a casa di Nunzio e Domenico dal loro figlio Mattia, un bellissimo bambino di tre anni. Sono una delle dodici famiglie “omogenitoriali” siciliane che hanno deciso di far conoscere la loro realtà attraverso le pagine di PalermoToday. Loro vivono a Palermo, nella zona dell’ospedale Civico.

A dispetto delle critiche e diffidenze su famiglie con genitori dello stesso sesso, entrambi i papà hanno le idee molto chiare sui principi di cui un bambino ha bisogno per crescere sano ed equilibrato: "Ricevere tanto amore, avere dei punti fermi, dargli spazio per esprimersi - dice Nunzio - e valorizzare i suoi successi. Questo è il nostro metodo, senza badare a quello che pensa la gente. E ovviamente tenerlo lontano dai rischi".

Mattia è un bambino creativo e curioso, e mentre parliamo con i suoi genitori lui sta fra di loro sul divano, preso da un gioco didattico per smartphone. "Il padre biologico è Nunzio, ma lui non fa nessuna distinzione - spiega Domenico con orgoglio -. Quando siamo in stanze diverse lui fa avanti e indietro per stare con tutti e due, e poi io ho più pazienza". Ma dal punto di vista giuridico, Domenico non è nessuno rispetto al bambino che lo considera suo papà.

"Eppure la costituzione del '48 - ricorda Nunzio - afferma che la famiglia è 'una società naturale', che parte quindi dalla realtà dei fatti. E le famiglie arcobaleno, di fatto, esistono, per quanto non si voglia parlare di noi". Secondo loro, le scelte politiche in Italia, almeno su questi temi, molto raramente riescono a essere anche laiche. "Noi siamo molto religiosi - continua Nunzio - e proprio per questo fa molta tristezza vedere, ad esempio, un prete che invita i fedeli a non andare a votare il referendum sulla procreazione assistita per non far raggiungere il quorum. A volte è difficile sentirsi fieri di essere italiani. Poi guardi la tua famiglia meravigliosa e non ci pensi, almeno per il momento".

Una famiglia costruita con la stessa volontà e dedizione di una famiglia eterogenitoriale. "Una coppia omosessuale - afferma Domenico - non può che ponderare seriamente una scelta così importante, proprio perché non è mai stata 'scontata', come lo è per una coppia etero. E il percorso per due uomini è ancora più difficile di quanto lo sia per due donne".

Nunzio e Domenico, dopo varie ricerche, nel 2010 sono andati da un'agenzia americana. Una donna ha donato l'ovulo, poi fecondato in provetta. Un'altra, detta 'portatrice' (che deve avere un lavoro ed essere già stata mamma), ha portato a termine la gravidanza. Ma, ascoltando la loro storia, si capisce come i rapporti che si creano nei due anni di attesa, fra pratiche, laboratorio e gestazione, sono tutt'altro che mera burocrazia. "Ogni mese mandiamo nuove foto di Mattia alla portatrice - racconta Nunzio - e lui, a cui abbiamo spiegato tutto, la chiama mamma Pancia".

E la loro è una famiglia in cui le figure femminili, tengono a rispondere a chi afferma che queste non possono essere assenti nell'educazione di un bambino, non mancano. "Mattia è continuamente a contatto con le nonne e le zie (una di loro arriva proprio durante l'intervista), oltre alla baby-sitter", spiega Domenico. "Siamo fortunati, i nostri parenti sono e sono stati sempre un supporto - dice Nunzio- e all'inizio ne avevamo veramente bisogno. Mio padre è un signore di 81 anni che sin da subito è stato a favore, mi ha rassicurato in momenti di sconforto in cui pensavo che non ce l'avremmo fatta".

Anche Mattia, Nunzio e Domenico saliranno sul treno delle famiglie arcobaleno provenienti da tutta Italia alla parata del 22 giugno di Palermo. L'obiettivo è di ribadire con forza quello che anche l'American Psychological Association ha stabilito già nel 2004, che "i genitori omosessuali sono abili tanto quanto quelli eterosessuali nel provvedere ad un ambiente solidale e salutare per i loro bambini" .

 "Non vogliamo più essere considerati cittadini di serie B - dice Nunzio- con gli stessi doveri degli altri ma con meno diritti. Ogni giorno al telegiornale sentiamo di pessimi, per usare un eufemismo, genitori etero, e le istituzioni preferiscono affidare i bambini agli orfanotrofi piuttosto che a due genitori dello steso sesso". "Io e Nunzio stiamo insieme dal 2000, ma solo dopo che è arrivato Mattia i nostri parenti ci hanno visti come una vera famiglia. Perché adesso non può farlo anche lo Stato?".

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