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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Deve fare pipì ma viene "sequestrata" in aula: in ospedale dopo il test di Medicina

Un'attesa di oltre 40 minuti, poi la corsa al pronto soccorso: cistite emorragica. La sfortunata protagonista è una studentessa palermitana di 19 anni. A raccontare il calvario a PalermoToday è la sorella più grande: "Vittima di un assurdo ricatto"

"Sequestrata" in aula per 40 minuti, nonostante i problemi fisici. E' successo anche questo in coda al test d'ingresso alla facoltà di Medicina. La sfortunata protagonista è una giovane studentessa palermitana. Eppure - quello che si è svolto la settimana scorsa - doveva essere un concorso senza anomalie. Ma l'esame "apri-università" non è riuscito neanche quest'anno a evitare le polemiche. Candidati a distanza ravvicinata, "smanettamenti" continui con i telefonini e altre segnalazioni, perché dentro - dicono i ragazzi - è successo di tutto.

Ma appare singolare il calvario attraversato da una diciannovenne. A raccontarlo a PalermoToday è la sorella più grande, Floriana. Il test è durato cento minuti, e arrivava dopo le polemiche dell'anno scorso. Regole più severe, divieto assoluto di "evadere" dall'aula durante il concorso. "Una volta ultimata e consegnata la prova, mia sorella ha chiesto di uscire subito per potere fare pipì, poiché lei è affetta da un serio problema alla vie urinarie. Stava visibilmente male ma le hanno detto che se fosse andata in bagno, le avrebbero annullato il test. Una specie di ricatto. Era infatti necessario attuare un 'piano' per fare andare via i ragazzi. Hanno imposto la precedenza alle file laterali e poi via via verso il centro, dove era seduta lei".

Sono le 13.40 quando la ragazza chiede ai commissari di potere andare al wc. Ma il tempo passa, si va per le lunghe. Prima delle 14.30 arriva l'ok. "Ma la lunga attesa ha portato gravi conseguenze, visto che una volta in bagno, mia sorella ha iniziato a perdere sangue, a causa di una cistite emorragica. L'ho portata al pronto soccorso per ricorrere alle cure dei sanitari. C'è un referto medico che parla chiaro. Oltre all'infezione alle vie urinarie dovuta al fatto che ha trattenuto la pipì più del dovuto, ci sono dei danni morali".

E dopo ore passate in ospedale, è arrivata l'altra beffa. La ragazza infatti all'inizio del test aveva consegnato il cellulare alla commissione, come prevede il "copione". "Ebbene, quell'iPhone è sparito - racconta la sorella maggiore -. Sono andata in questura e ho deciso di esporre denuncia contro l'università". La famiglia si è rivolta ai legali dell'associazione nazionale 'Verità scomode' per chiedere il risarcimento danni alla commissione esaminatrice. "E' stato un atteggiamento eccessivamente privo di buon senso - ha commentato il presidente Ismaele La Vardera - nel quale è emerso esageratamente l'aspetto burocratico".

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