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Cronaca

Università, annullato concorso per ricercatore: "Commissario e candidato collaboravano"

Si tratta della gara bandita nel 2010 per un posto alla facoltà di Agraria. Il posto è stato assegnato al professore Giuseppe Carollo che però ha all'attivo 44 pubblicazioni a doppia firma con uno dei commissari, il docente ordinario Vito Ferro

Commissario d'esame e candidato non possono essere amici, parenti, collaboratori. Giudicante e giudicato non devono avere alcun legame, che possa alterare l'imparzialità della valutazione. Un principio di buon senso, innanzitutto, messo nero su bianco anche dalla giurisprudenza. Buon senso e rispetto delle regole, assenti - secondo quanto emerge da una sentenza del Tar -  nel concorso bandito dall'Università di Palermo nel 2010 per un posto di ricercatore presso la facoltà di Agraria e adesso annullato.

Il posto era stato assegnato al professore Giuseppe Carollo che però ha all'attivo 44 pubblicazioni a doppia firma con uno dei commissari, il docente ordinario ed ex prorettore Vito Ferro (nella foto). Una collaborazione "importante", troppo. Tanto che i giudici amministrativi hanno accettato il ricorso di un altro candidato annullando la gara. "Esistono - scrivono nella sentenza emessa a ottobre - numerosi elementi che, coordinati fra loro, inducono a ritenere che tra Vito Ferro, commissario, e Giuseppe Carollo, candidato e vincitore del concorso, vi fosse un rapporto talmente stretto di collaborazione, tale da giustificare l’obbligo di astensione del primo nella procedura concorsuale alla quale ha partecipato, vincendola, il secondo".

I giudici della seconda sezione criticano fortemente l'operato di Ferro e il suo modo di valutare i candidati. Un giudizio tanto "generoso" nel caso del candidato a lui noto quanto severo nei confronti degli altri. Allo stesso modo definiscono "contarddittorio" il parere espresso da un altro esaminatore. "Tutta la letteratura prodotta da Carollo - si legge nella sentenza firmata da Cosimo Di Paola, Federica Cabrini e Sebastiano Zafarana - quali titoli per il concorso, è frutto della collaborazione con il professore Ferro, né è possibile distinguere utilmente l’apporto dato dal candidato rispetto a quello fornito dal docente". Si evince che tra i due esiste un rapporto consolidato "che si desume dall’esame del curriculum, con particolare riferimento alle pubblicazioni scientifiche redatte in collaborazione con il commissario, al ruolo di tutor che il commissario ha avuto nell’ambito delle attività di ricerca post-laurea e dell’attività didattica dallo stesso svolta".

"Il professore Ferro - proseguono le toghe - mentre per Carollo ha valutato tutti i titoli, anche quelli non preferenziali, per il ricorrente ha omesso di valutare l’attività di docente a contratto presso la facoltà di agraria (anno accademico 2001/2002), l’attività di contrattista di ricerca presso l’Università di Napoli e presso il centro di ricerca Jrc della Comunità Europea, nonché l’attività di relatore a convegni nazionali e internazionali. Ferro poi tende sempre a generalizzare la descrizione delle ricerche del ricorrente e a dettagliare quelle del controinteressato".

I giudici amministrativi ricordano che "le commissioni giudicatrici, nei concorsi pubblici - anche universitari- debbano garantire, nella loro composizione, 'trasparenza, obiettività e terzietà di giudizio', rappresentando, questi, principi irrinunciabili a tutela della parità di trattamento fra i diversi aspiranti ad un posto pubblico. Tutte le volte che sia ipotizzabile un potenziale 'conflitto di interessi' il soggetto giudicante si deve astenere. E il conflitto di interessi può esprimersi non solo in termini di grave 'inimicizia' nei confronti di un candidato, ma anche in tutte le ipotesi di peculiare 'amicizia” o assiduità nei rapporti (personali, scientifici, lavorativi, di studio), rispetto ad un altro concorrente, in misura tale che possa determinare anche solo il dubbio di un sostanziale 'turbamento' o 'offuscamento' del principio di imparzialità". Dove non arriva li buon senso arriva quindi la legge.

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