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Cronaca

L'Unci ricorda Mario Francese a 39 anni dal suo omicidio: "Esempio per tutti i giornalisti"

Il cronista del Giornale di Sicilia - ucciso nel '79 per aver documentato l'ascesa del clan mafioso dei corleonesi - è stato commemorato con una cerimonia in viale Campania, luogo dell'eccidio. Il figlio Giulio: "La figura di mio padre è più viva che mai"

La sera del 26 gennaio 1979, in viale Campania, la mafia uccideva a colpi di pistola il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese. Oggi è stato ricordato, su iniziativa dell'Unci, davanti al cippo posto sul luogo dell'eccidio. Presenti la famiglia, tra cui il figlio Giulio, presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, le autorità civili e militari.

Sulle pagine del Giornale di Sicilia, Francese ha raccontato l'ascesa del clan mafioso dei corleonesi: dalle campagne alla città, la Palermo degli anni '70, dove le cosche erano interessate ai grandi appalti pubblici e ai traffici di droga internazionali. Fu il primo a capire, scavando negli intrighi della costruzione della diga Garcia, l'evoluzione strategica e i nuovi interessi della mafia corleonese.

Anche a Siracusa, sua città natale, l'Unci ha ricordato Francese. Lo ha fatto con una cerimonia davanti alla lapide che si trova all'interno del giardino "Mario Francese" del parco archeologico della Neapolis. Altra commemorazione a Corleone dove il 26 gennaio del 1978, in via Cammarata, la mafia uccise l'avvocato Ugo Triolo, vice pretore onorario di Prizzi. E tra i primi a indagare sull'omicidio fu proprio Francese, ucciso dai Corleonesi esattamente un anno dopo.

Alla cerimonia di Palermo sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro, il comandante regionale dell'Arma dei carabinieri, generale Riccardo Galletta, il questore Renato Cortese, il procuratore aggiunto Sergio De Montis, i comandanti provinciali di Guardia di finanza e Arma dei carabinieri, generale Giancarlo Trotta e colonnello Antonio Di Stasio, il capocentro della Dia di Palermo, colonnello Antonio Amoroso, il giudice Giuseppe De Gregorio, segretario dell'Anm di Palermo, il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, il presidente regionale ed il tesoriere dell'Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo e Daniele Ditta.

Numerosi i colleghi giornalisti che hanno partecipato alla commemorazione. Il sindaco Leoluca Orlando ha deposto un cuscino di fiori davanti al cippo che ricorda Francese mentre, nello stesso luogo, prima della cerimonia, don Luigi Ciotti si è soffermato per un momento di preghiera. "Mario Francese aveva visto giusto individuando i nuovi boss della mafia siciliana e ha pubblicato con coraggio e professionalità tutte le vicende che riguardavano il clan dei corleonesi", ha detto il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales. "Per noi giovani cronisti - ha aggiunto il presidente regionale dell'Unci, Andrea Tuttoilmondo - il nome di Mario Francese ha rappresentato, e rappresenta, un modello da seguire. Ricordare Mario Francese significa soprattutto ricordare la nostra storia".

"La figura di mio padre è più viva che mai. Il fatto che le nuove generazioni di giornalisti lo considerino un esempio è per me un immenso piacere". Così nel suo intervento il presidente dell'Ordine dei gionalisti di Sicilia, Giulio Francese, che ha pure tratteggiato la figura del fratello Giuseppe, che si è tolto la vita il 3 settembre 2002 dopo la sentenza che ha condannato il clan corleonese guidato da Salvatore Riina per l'omicidio del padre. "Un gigante fragile" lo ha definito Giulio Francese. "Se oggi possiamo leggere gli articoli di mio padre - ha sottolineato - lo dobbiamo al grande lavoro di digitalizzazione fatto da Giuseppe. E' stato lui il motore di quella ricerca sfrenata servita ad accendere una luce sull'omicidio di mio padre. E' stato lui a spronare tutta la famiglia e convincerla a combattere una battaglia per la verità".

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