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Cronaca

Policlinico, trattamento non invasivo contro il tremore: 92enne recupera l'uso di una mano

Eseguita la tecnica degli ultrasuoni focalizzati guidati, che non prevede l'uso dei bisturi. La procedura è durata circa un'ora e mezza. Il neuroradiologo Gagliardo: "Siamo riusciti a restituire al paziente la possibilità di vivere una quotidianità negatagli"

In poco più di un'ora, grazie all'uso di ultrasuoni focalizzati ad alta intensità, guidati da risonanza magnetica, la mano di un novantaduenne ha quasi smesso di tremare. Il trattamento, non invasivo, di talamotomia monolaterale in un paziente con tremore essenziale altamente invalidante, è stato effettuato al Policlinico negli scorsi giorni. "Il risultato - afferma Gagliardo , il neuroradiologo che esegue le procedure- riassume il sinergico sforzo sostenuto in questi anni dall’equipe multidisciplinare dell'ospedale universitario. Siamo riusciti a restituire al paziente la possibilità di vivere una quotidianità negatagli dalla più giovane età. Tanto che ci ha già chiesto se e quando potrà effettuare il medesimo trattamento per eliminare il tremore dell’altra mano".

La tecnica innovativa prevede l’utilizzo di un’apparecchiatura di risonanza magnetica per il monitoraggio della procedura e sfrutta le caratteristiche fisico-meccaniche degli ultrasuoni che, se focalizzati in un punto, sono in grado di generare un netto aumento della temperatura nei tessuti biologici con conseguente morte cellulare (termoablazione). Sono questi dei trattamenti non invasivi poichè non necessitano di alcuna incisione chirurgica visto che gli ultrasuoni possono attraversare i nostri tessuti non arrecando alcun danno agli stessi se non nel punto su cui essi vengono focalizzati. Quello che si sfrutta è il medesimo effetto che possiamo riprodurre con una comune lente di ingrandimento focalizzando i raggi solari su un foglio di carta velina. Per questi motivi l’MRgFUS è sempre più spesso considerata una valida alternativa a procedure chirurgiche ben più invasive e conseguentemente meno tollerate dal paziente.

"La procedura - conclude Gagliardo - è stata ben tollerata dal paziente; non è stato riportato alcun effetto collaterale intra- o post-operatorio dimostrandosi sicura ed efficace anche nei pazienti più fragili che potrebbero di contro non essere candidabili a procedure chirurgiche convenzionali che necessitano ad esempio di anestesia generale e che sono associate a noti rischi procedurali quali emorragie, ischemie ed infezioni, tutte virtualmente assenti con la Fus".

La terapia, sempre più diffusa in Italia, offre a pazienti con tremori e dolore neuropatico una efficace e sicura alternativa alle più comuni tecniche chirurgiche invasive. La prima apparecchiatura per il trattamento di disordini neurologici è stata installata in Italia a fine 2014 nella Radiologia del Policlinico di Palermo, grazie ad una collaborazione tra l’Università degli Studi di Palermo e la Sapienza di Roma, nel contesto del programma operativo nazionale 2007-2013.

"Oggi - spiega Cesare Gagliardo, neuroradiologo che esegue le procedure al Policlinico - il nostro è un centro di riferimento per la terapia mediante ultrasuoni focalizzati (Fus) in ambito neurologico grazie ad un’equipe multidisciplinare di specialisti che include oltre che neuroradiologi, tecnici sanitari di radiologia medica e infermieri del reparto di Diagnostica per immagini, diretto da Giuseppe Brancatelli, ricercatori afferenti al Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata UniPa quali neurologi coordinati da Marco D’Amelio e neurochirurghi, coordinati da Domenico Iacopino. Il gruppo si avvale inoltre della collaborazione dei colleghi fisici, coordinati da Maurizio Marrale del Dipartimento di Fisica e Chimica UniPa con i quali sono state messe a punto delle tecniche di analisi delle immagini di Risonanza Magnetica in grado oggi di predeterminare con maggiore precisione la sede ottimale del trattamento rendendolo ancora più personalizzato.

"Mi congratulo con il nostro team di ricercatori che - dichiara il rettore dell’Università, Massimo Midiri - ha ottenuto questo ennesimo eccellente risultato. Negli anni passati si è tanto investito in questa tecnologia presso la Radiologia del Policlinico e a breve sarà applicata sperimentalmente anche alla cura dei tumori cerebrali più aggressivi e della demenza da Alzheimer. Infine, grazie ad ulteriori progetti di ricerca torneremo a trattare fibromi uterini sintomatici, adenomiosi uterina, metastasi ossee dolorose oltre che alcuni tumori ossei primitivi ed estenderemo inoltre il campo di applicazione della FUS anche al tumore della prostata. È questo - conclude Midiri - un ottimo esempio di come ricerca e+ attività clinica siano un connubio indissolubile per una medicina sempre più personalizzata, di precisione e mini o non invasiva".

La tecnica nel dettaglio

Il giorno del trattamento Fus, il paziente sarà fatto distendere sul lettino della risonanza con la testa assicurata ad un apposito casco che successivamente sarà riempito con dell’acqua opportunamente trattata per eliminare qualsiasi microbolla gassosa potenzialmente in grado di precludere la buona riuscita del trattamento. La mattina del trattamento il capo del paziente viene infatti completamente e accuratamente rasato per evitare che anche la più piccola bolla d’aria possa rimanere intrappolata in prossimità dal cuoio capelluto e conseguentemente compromettere il passaggio degli ultrasuoni.

Durante le prime fasi del trattamento vengono acquisite delle immagini di risonanza magnetica ad alta risoluzione utilizzate per la pianificazione dell’intervento. Sebbene non sia previsto l’uso di alcun bisturi, si tratta di un vero e proprio intervento di neurochirurgia funzionale: il bersaglio del trattamento sono solitamente piccoli ma importantissimi centri nervosi localizzati in profondità nel cervello (es. nuclei talamici, sub-talamo e pallido). Queste aree mediano, ad esempio, la percezione del dolore o il controllo del movimento. Identificata la sede del trattamento, si inizierà a focalizzare gli ultrasuoni nel punto prefissato utilizzando però basse energie con l’obiettivo di indurre un beneficio clinico senza tuttavia danneggiare permanentemente il tessuto cerebrale.

Durante il trattamento il paziente è sveglio e collabora costantemente con il medico. Quest’ultimo una volta che avrà identificato il bersaglio in grado di assicurare il miglior beneficio al paziente, utilizzerà ultrasuoni di energia via via crescenti così da creare una piccola area lesionale permanente in grado di dare immediato e duraturo beneficio al paziente. A termine della procedura, che mediamente dura circa due ore, il paziente viene tenuto in osservazione per un paio di giorni per poi tornare alle consuete attività giornaliere. A differenza di altre tecniche di neurochirurgia funzionale quali la radiochirurgia stereotassica con Cyber-Knife, non si utilizzano radiazioni ionizzanti (non vi è alcun rischio dovuto all’esposizione ad elevate dosi di radiazioni) e gli effetti del trattamento sono immediati (non è necessario aspettare diversi mesi affinché il paziente apprezzi un qualche miglioramento); rispetto ad esempio i più invasivi interventi d’impianto di elettrodi di stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation, DBS) il rischio di complicanze intra- e post-operatorie quali emorragie ed infezioni è virtualmente assente. 

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